Nella civiltà delle immagini quest´ultime contano spesso più delle parole. Questo non significa che il vertice franco-tedesco sia stato una semplice rappresentazione, sul genere teatrale. Né una banale opera di comunicazione. A conclusione dell´incontro, durante i lunghi interventi esplicativi di Angela Merkel e di Nicolas Sarkozy, si è avuta la netta impressione che la Francia avesse adottato una cadenza tedesca, e che il suo gagliardo presidente suggerisse quel passo al resto dell´Europa, sotto lo sguardo sorridente, rassicurante della Cancelliera.
Non contavano soltanto le immagini. Una delle proposte era l´adozione della «regola d´oro», vale a dire l´equilibrio budgetario da applicare prima della prossima estate. Si tratta di un principio, già inserito (anche se non ancora entrato in vigore) nella magna charta tedesca, che per molti paesi dell´eurozona, abituati da sempre a cronici deficit di bilancio, equivale a una brutale cura di disintossicazione. Su questo terreno l´Italia è servita da cavia, poiché al nostro governo è già stata ordinata la cura. Ma questo è il prezzo da pagare per salvare l´euro, che per Angela Merkel «resta il nostro avvenire».
Qualcosa di concreto è dunque uscito dal vertice franco-tedesco. Ed anche di controverso poiché le opposizioni non accetteranno tanto facilmente la riforma costituzionale della «regola d´oro». È tuttavia significativo che quando Angela Merkel e Nicolas Sarkozy sono apparsi, a tratti sorridenti, lanciandosi protocollari occhiate cordiali, a tratti con il piglio che si addice agli uomini di governo nei momenti decisivi, le quotazioni dell´euro sono salite. Sono salite con uno scatto atletico rispetto a quelle del dollaro, cancellando le perdite della mattina.
Una mattina rabbuiata dai pessimi dati sulla crescita economica nel secondo trimestre, specie in Germania. La scalata dell´euro ha avuto momenti miracolosi, mentre il Presidente francese leggeva quel che lui e la Cancelliera tedesca avevano appena concordato. Ma a conclusione della conferenza stampa, quando gli operatori hanno via via digerito i dettagli delle misure annunciate, l´euro, che si era ringalluzzito in quell´ora di gloria purtroppo effimera, è ricaduto a una quota inferiore a quella di lunedì sera. È come se un pallone troppo gonfiato si afflosciasse. Non troppo. Ma in modo significativo: da 1,4472 la nostra moneta unica è scesa a 1,4418. E là l´abbiamo lasciata.
La cadenza tedesca assunta da Nicolas Sarkozy va messa alla prova. Deve essere analizzata. La stessa «regola d´oro» viene affidata alla buona volontà dei paesi dell´eurozona. Meglio alla loro rispettabilità. Inserirla nella Costituzione non significa farne una regola assoluta. Non sono pochi i principi costituzionali violati o non applicati.
Oltre ad avere un valore morale, l´esortazione alla convergenza budgetaria tra Stati Europei può rappresentare comunque un importante passo avanti nel processo di integrazione. Ed è soltanto a conclusione di questo processo che potranno irrompere sulla ribalta finanziaria europea gli eurobond. I quali ieri sono rimasti tra le quinte, auspicati dagli uni e deprecati dagli altri.
Anche su questo terreno Nicolas Sarkozy ha dovuto allinearsi sulle posizioni tedesche. Gli eurobond erano i protagonisti assenti del vertice. Protagonisti perché al centro di animati dibattiti in Germania, e richiesti a gran voce in Francia; e tuttavia assenti dall´agenda perché se Angela Merkel avesse accettato di discuterne con Nicolas Sarkozy, avrebbe rischiato di non ritrovare il suo governo, al ritorno a Berlino. I liberali, membri della coalizione con i cristiano-democratici, minacciano da tempo le dimissioni nel caso venissero create quelle obbligazioni, destinate a condividere, del tutto o parzialmente, tra tutti gli Stati, il rischio sovrano. L´argomento è tuttavia affiorato durante la conferenza stampa, e Angela Merkel si è affrettata a spiegare che gli eurobond non rappresentano un elisir miracoloso capace di eliminare tutti i pericoli. Nicolas Sarkozy si è accodato alla Cancelliera spiegando che prima di arrivare a un lancio degli eurobond bisogna creare gli strumenti necessari per disciplinarne gli effetti. I quali potrebbero essere seriamente sfavorevoli ai paesi virtuosi, che si vedrebbero accollati i debiti dei paesi meno virtuosi.
Però il tabù è crollato. Nelle ore precedenti al vertice parigino, il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha ribadito la sua opposizione agli eurobond, lasciando tuttavia intendere che essi saranno realizzabili quando le politiche fiscali saranno armonizzate.
Quindi il suo veto non è definitivo, come non lo è quello di Peter Altmater, capo del gruppo parlamentare cristiano democratico al Bundestag, che limita la sua opposizione al futuro scrutabile.
Mentre Sigmar Gabriel, presidente del partito socialdemocratico, giudica gli eurobond una «necessità urgente». E sulla stessa posizione è gran parte del mondo industriale. In particolare quello che esporta i suoi prodotti. Gli umori d´oltre Reno pesavano nel palazzo dell´Eliseo. Erano ben presenti nelle parole di Nicolas Sarkozy, quando ha spiegato con insistenza la necessità di accelerare il processo di integrazione, a conclusione del quale potranno essere lanciati gli eurobond, rivelatori di una compiuta e disciplinata solidarietà. Da qui la necessità di una governance europea credibile. La proposta di Francia e Germania di creare «un governo economico della zona euro «risponde a quella esigenza? Credo che la nostra moneta unica si sia afflosciata, sia pur leggermente, quando è stato chiarito in che cosa consisterebbe il «governo economico» suggerito con enfasi, quasi teatrale, da Angela Merkel e da Nicolas Sarkozy.
Esso sarebbe costituito da un consiglio di capi di Stato e di governo, dovrebbe riunirsi due volte all´anno, e avrebbe alla testa un presidente eletto per due anni e mezzo. Il nome di Herman Van Rompuy, attuale pallido presidente del Consiglio europeo, è stato fatto come primo responsabile della nuova istituzione. Nell´Unione europea i consigli si sovrappongono come i mattoni di un edificio mai ultimato. La prima pietra dell´auspicata governance non suscita entusiasmo. Più concreta, anche se ancora imprecisa, è la proposta di una tassa sulle transazioni finanziarie, destinata a pesare con moderazione sui movimenti internazionali di capitali. Berlino e Parigi si propongono inoltre, entro il 2012, di creare un´imposta comune sulle società francesi e tedesche. Ci si aspettava un aumento del fondo di soccorso agli Stati in difficoltà, ma Angela Merkel ha ritenuto sufficiente quello esistente. E Nicolas Sarkozy si è adeguato.
“Un governo per salvare l´euro” Parigi e Berlino dettano le regole
Summit Merkel-Sarkozy: no agli eurobond, tassa sulla finanza
Il vertice
Proposte regole vincolanti sul debito da inserire nella Costituzione dei Paesi Ue
ANAIS GINORI
DAL NOSTRO INVIATO
PARIGI – Toni solenni, gesti cordiali, sorrisi d´intesa, e soprattutto un pacchetto di proposte comuni. I due guardiani dell´euro Angela Merkel e Nicolas Sarkozy si mostrano uniti più che mai, nella speranza di riconquistare la fiducia dei mercati. Con la crisi dei debiti sovrani che ha colpito il cuore dell´Europa, l´asse franco-tedesco è obbligato a rinsaldarsi. «Ribadiamo la nostra assoluta determinazione a difendere l´euro» ha detto il presidente francese nell´atteso vertice all´Eliseo, mentre la cancelliera tedesca, spesso attaccata per le sue posizioni poco solidali, ha ribadito con slancio: «L´euro è il nostro futuro e la base del nostro benessere».
Ma il tempo stringe. Già oggi Merkel e Sarkozy invieranno una lettera al presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy, per avviare una discussione su una serie di misure definite “urgenti”: la creazione di un governo dell´Eurozona, guidato da Van Rompuy, la tassazione delle transazioni finanziarie, l´introduzione della “regola d´oro” per l´equilibrio dei bilanci. Sulle riforme più impegnative, però, hanno prevalso le perplessità di Berlino. Niente varo degli eurobond, né rafforzamento del Fondo Salva-Stati creato il 21 luglio scorso. Sarkozy, che si è allineato alla posizione della Germania, ha giudicato infatti «sufficienti» gli attuali 440 miliardi di euro in dotazione al Fondo incaricato di aiutare i paesi in difficoltà dell´Eurozona. Bocciate anche le obbligazioni europee, reclamate da alcuni governi, compreso quello italiano. «Nella situazione in cui ci troviamo oggi non sono la soluzione» ha detto la Merkel. Germania e Francia, ha aggiunto Sarkozy, non possono garantire il debito di tutti senza averne il controllo. «Questo andrebbe a minare la credibilità dei nostri paesi e metterebbe a rischio la zona euro» ha spiegato il presidente francese, convinto che gli eurobond rappresentino la fine e non l´inizio del nuovo processo di integrazione economica battezzato ieri.
Parigi e Berlino propongono invece «un vero governo economico» e regole vincolanti su debito e deficit da inserire al più presto nella Costituzione di ciascuno dei 17 paesi membri. Al nuovo Eurocouncil parteciperanno i capi di Stato e di governo. L´organismo, che dovrebbe essere una cabina di pilotaggio con compiti di vigilanza sull´applicazione del rigore finanziario, dovrebbe riunirsi due volte all´anno ed eleggere «un presidente stabile» per un periodo di 30 mesi. Il primo nome che è stato fatto per ricoprire questa carica è quello di Van Rompuy.
Sul fronte della gestione dei conti pubblici, Francia e Germania chiedono invece di inserire nella Costituzione di tutti i paesi dell´Eurozona un vincolo che obblighi a raggiungere il pareggio di bilancio. Un dispositivo che già esiste in Germania, mentre in Francia, e anche in Italia, se ne comincia a discutere. L´auspicio, hanno sottolineato Merkel e Sarkozy, è che ciò avvenga entro l´estate del prossimo anno. «L´unione monetaria non implica solo diritti, ma anche “impegni” e “rispetto di regole», ha sottolineato il presidente francese, citando gli sforzi finanziari di Italia e Spagna come «decisioni molto importanti per la credibilità della zona euro».
Infine, la proposta di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie. Un´idea fissa di Nicolas Sarkozy, che ha voluto fosse inserita tra i punti dell´agenda per la presidenza francese del G20. All´affollata conferenza stampa, è seguita una cena di lavoro tra Sarkozy e Merkel per definire meglio il cammino del piano franco-tedesco per salvare l´euro. Potrebbe non bastare. Ma i tempi della politica, ripetevano ancora ieri i consiglieri dell´Eliseo, non sono quelli dei mercati.
La Repubblica 17.08.11
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“Due leader scappati su Marte”, di Carlo Bastasin
Visto con l’occhio dei mercati, l’atteso summit tra Merkel e Sarkozy si è svolto ieri su Marte, mentre sul pianeta Terra infuriava una grave crisi finanziaria e calava una stagnazione economica. I leader di Francia e Germania non hanno promosso il rafforzamento del fondo di stabilità finanziaria e hanno rinviato a fine crisi l’eventuale adozione degli eurobond. Hanno usato una retorica rotonda sull’integrazione futura, ma hanno chiuso occhi e orecchie sui problemi di oggi.
La debolezza della Francia, che rischia di perdere la tripla A, ha schiacciato la posizione di Sarkozy su quella minimalista della Merkel. L’unico risultato rilevante per la crisi attuale è stato che la cancelliera ha offerto una sponda a Sarkozy il cui obiettivo è evitare la sensazione di una distanza tra i due paesi, per non isolare la fragilità fiscale francese. Anche l’interessante progetto di una comune imposizione sulle imprese francesi e tedesche serve soprattutto a rafforzare l’immagine di uno spazio economico unico attraverso il Reno.
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Le proposte avanzate ieri sono suggestive ma poco concrete. Quella di un “governo economico europeo” si riduce a incontri mensili tra gli “Heads”, i capi di Stato e di governo dei 17 che di fatto si riuniscono quasi mensilmente già da tre anni. L’idea di un’autorità tecnica e sopranazionale, come la Commissione, a capo delle scelte comuni è stata respinta.
La “regola d’oro”, cioè la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, è un sostituto purtroppo rozzo della credibilità politica. In questo quadro di salvaguardia delle prerogative nazionali sarà da vedere come verrà realizzata la tassazione delle transazioni finanziarie, un’iniziativa in sé interessante, ma su cui pesano incognite pratiche e forti interessi nazionali.
È sorprendente che un messaggio di generica ambizione sia venuto a poche ore dagli sconfortanti dati sulla stagnazione dei due paesi nel secondo trimestre dell’anno. L’arresto delle economie tedesca e francese è un riflesso della debolezza globale, ma anche dell’interdipendenza dei cicli economici in Europa. Rivela che è forse una finzione separare paesi deboli e paesi forti quando si condivide l’appartenenza alla stessa moneta e, come conseguenza, a una stessa realtà politica. La preoccupata astinenza dei consumatori tedeschi e degli investitori francesi è in parte conseguenza dell’incertezza prodotta dalla crisi nell’euro area. Non a caso la congiuntura è peggiorata in tutti i paesi a tripla A. Quale stabilità di reddito è garantita al contribuente tedesco dal pareggio di bilancio tra qualche anno se da una settimana all’altra può essere chiamato a salvare il governo greco o addirittura quello italiano? Quale rendimento deve avere un investimento in Francia, se il credito delle banche si ferma di colpo e i costi di finanziamento aumentano da un giorno all’altro?
Vista in questa luce, la lentezza della risposta europea è un fattore della stagnazione attuale. A sua volta il rallentamento delle economie aggrava la crisi: rende più difficili le politiche di austerità dei paesi indebitati e in ragione di ciò aumenta l’incertezza sul futuro dell’euro area.
Per uscire da questo circolo vizioso sarebbe necessario avere la famosa botte piena – una credibile disciplina di bilancio nel medio-lungo termine – e la moglie almeno alticcia – un po’ di stimolo economico subito per uscire dalla stagnazione.
Purtroppo le risposte convenzionali non sono disponibili: la Banca centrale europea dovrebbe fare un’inversione a U della propria politica di normalizzazione dei tassi (per altro già sospesa), la quale però rende politicamente accettabile l’interventismo con cui la Bce conduce le operazioni straordinarie di acquisto dei titoli pubblici dei paesi in crisi. Quanto a una politica fiscale di stimolo, oltre ad avere tempi lunghi ed effetti incerti, rischia di essere controproducente se condotta proprio nel mezzo di una crisi del debito.
Esiste una risorsa istituzionale in grado di offrire un allentamento rapido della tenaglia fiscale e al tempo stesso una disciplina di lungo periodo. Ma nella conferenza stampa di ieri Merkel e Sarkozy l’hanno allontanata. Si tratta della ricetta avanzata nel 2010 dal think tank Bruegel di emissione di bond comuni europei in corrispondenza però solo di una quota dei debiti pubblici nazionali. La proposta originaria, diversa da quella degli eurobonds, prevedeva titoli comuni europei fino al limite del 60% del debito pubblico di ogni paese.
Si trattava di una quota troppo elevata inizialmente. Sarebbe oggi più logico proporre un limite più basso, pari al 30-40% del pil. Questi bonds a tripla A ridurrebbero l’onere a carico di tutti i paesi indebitati e darebbero quindi subito uno stimolo alle economie. Rappresenterebbero inoltre un segno di determinazione politica comune che disperderebbe l’incertezza sulla tenuta dell’euro. Manterrebbero infine la disciplina sul lungo termine sui paesi indebitati che continuerebbero a pagare tassi elevati sul resto del loro debito e avrebbero un incentivo a portarlo verso la soglia dei nuovi bonds. Partire da una soglia bassa come il 30% consentirebbe di mettere in moto un meccanismo-calamita di incentivo e di integrazione: tanto maggiori fossero i miglioramenti fiscali e tanto più potrebbe essere alzata la soglia dei bond comuni in rapporto al pil, fino all’obiettivo massimo del 60%. Con questa formula le obiezioni tedesche cadrebbero. Se la Bundesbank calcola che convertire l’intero debito europeo in eurobonds costerebbe alla Germania 7 miliardi di euro all’anno in termini di più costoso servizio del debito tedesco (i tassi medi aumenterebbero), con una soglia di partenza bassa, il livello dei tassi tedeschi potrebbe addirittura diminuire grazie all’effetto liquidità dei nuovi bond e alla maggior certezza sul futuro dell’euro area.
da www.ilsole24ore.it