Quasi il 20 % dei disoccupati sotto i 35 anni lavorava nel 2009 e circa il 60 % non ha più un’occupazione da oltre un anno. Nord e Centro in recupero, Sud senza alcun segno di ripresa. Mercato del lavoro ancora bloccato per i giovani nel nostro paese nel 2010. Quasi il 20 per cento dei disoccupati nel 2010 lavorava nel 2009, e circa il 60 per cento è disoccupato da più di un anno. E’ quanto emerge da una indagine di Datagiovani che sottolinea come le regioni del sud hanno reagito meglio alle dinamiche di involuzione, creando più posti di lavoro rispetto alla media nazionale e con una minore probabilità di perderli nel corso di un anno. Ma l’indice di evoluzione globale mostra come le regioni del Centro e parte del Nord, dopo un 2009 pessimo, stiano recuperando parte del terreno perso, mentre il sud non dà segni di ripresa.
Il centro di ricerche mette il luce come quasi 2 giovani disoccupati su 10 lavoravano nel 2009. Si tratta di poco meno di 210mila giovani che hanno perso un posto di lavoro. Ad essi vanno però aggiunti i quasi 218mila ragazzi che sono passati dalla condizione di ‘occupato’ a quella di ‘inattivo’, o perché si sono rimessi a studiare o perché sono scoraggiati nella possibilità di trovare un altro posto di lavoro. Da rilevare poi che sono circa 686 mila gli under 35 che cercano lavoro da oltre un anno.
La graduatoria dell’indice 2010 vede in testa il Sud, in coda le regioni settentrionali. L’indice di evoluzione del mercato del lavoro giovanile 2010 mostra come rispetto alle tendenze medie nazionali, come era avvenuto del resto anche nel 2009, siano le regioni del sud Italia a reagire meglio. In testa troviamo Molise e Campania, con venti punti in più della media nazionale, poi la calabria. L’ottimo posizionamento di questi tre regioni è da addebitare alla creazione di nuovi posti di lavoro (oltre il 20 per cento degli occupati del 2010 non aveva un lavoro nel 2009) ed al basso rischio di perdita del lavoro (meno del 12 per cento dei disoccupati del 2010 erano occupati nel 2009, contro una media nazionale del 18 per cento). Tra le regioni del nord si ‘salvano’ solo Liguria e Trentino – Alto Adige, grazie soprattutto a buone capacità di stabilizzazione contrattuale. Le altre regioni settentrionali si posizionano in coda essenzialmente per la combinazione di pochi posti di lavoro nuovi creati per i giovani (meno del 12 per cento) e per un elevato rischio di cessazioni di rapporti esistenti.
Nonostante le regioni del nord Italia nel 2010 abbiano mostrato tendenze peggiori rispetto alla media nazionale in termini di evoluzione complessiva del mercato del lavoro giovanile, le cose stanno andando un po’ meglio di quanto verificato nel passaggio dal 2008 al 2009: molte recuperano terreno, in particolare la Liguria ed il Veneto. Bene anche l’Emilia Romagna, più stabili le altre, mentre solo il Friuli Venezia Giulia appare in netta difficoltà. A parte la Toscana, poi, tutto il centro Italia mostra dinamiche migliori rispetto al 2009. Discorso totalmente diverso invece per il sud, il cui mercato del lavoro giovanile nel 2009 si era comportato in maniera decisamente migliore rispetto alle regioni del nord: perdono terreno in particolare la Sicilia e la Puglia.
Anche se vi sono alcune eccezioni – sottolineano i ricercatori di Datagiovani – in generale la tendenza negativa del Mezzogiorno è da attribuire ad una crescita del rischio di perdita del posto di lavoro e ad un aumento della disoccupazione oltre 12 mesi: sembra dunque che l’onda lunga della crisi occupazionale stia facendo sentire maggiormente ora i suoi effetti nel sud Italia rispetto al 2009.
da www.repubblica.it