Financial Times e Wall Street Journal, espressione della finanza internazionale, puntano lo sguardo sull’Italia. Con scarsa fiducia, a dire poco, nel nostro premier. «È difficile dire se gli italiani stiano perdendo la loro fiducia in Silvio Berlusconi più di quanto i mercati finanziari ne stiano perdendo nell’Italia», attacca l’editoriale di oggi del Financial Times. Che incalza: «Ma ciò di cui l’Italia soffre in misura maggiore non è tanto un enorme debito, quanto piuttosto un super deficit di leadership politica». Il quotiiano britannico continua elencando i mali dell’Italia – a cominciare dal 48esimo posto nell’indice di competitività del Wef fino alla disastrosa situazione del mercato del lavoro, passando per il caos del sistema giudiziario e, soprattutto, per la corruzione e le infiltrazioni criminali nella vita pubblica – e sottolinea l’urgente necessità di avviare delle riforme strutturali senza differire. «L’ultima chance per il 74enne Berlusconi di mettere avanti gli interessi della nazione a quelli suoi personali, del suo impero finanziario, dei suoi guai giudiziari». Ma il Ft nutre «ragioni particolari per dubitare che Berlusconi sia all’altezza del compito», considerando che sono passati 17 anni dalla sua prima elezione e che tutte le sue promesse di «liberare» la struttura produttiva italiana si sono «risolte in un nulla di fatto». Ciononostante l’Ft ritiene sbagliata l’ipotesi di un governo tecnico, sul modello di quello Ciampi del 1993-94: «Tocca ai politici eletti mostrare una reazione istintiva e prendere il toro per le corna».
«Un punto di svolta per l’Italia», titola un articolo del Wall Street Journal in cui mette in evidenza che alla fine il governo di Berlusconi e Tremonti ha dovuto riconoscere la gravità della situazione di bilancio e lavorare a ulteriori tagli alla spesa. Il Wsj, dedica spazio alle difficoltà croniche della politica italiana in un commento dal titolo «Il Partenone a Roma» sottolineando che «nel caso dell’Italia la normalità è il problema» e «l’unico mistero è come Roma sia andata avanti indebitandosi e spendendo così tanto e per così a lungo».
da www.unita.it