La facile rincorsa del governo alle modifiche costituzionali (addirittura due: gli articoli 41 e 81) sembra più dettata da un disperato tentativo di tappare la falla della diga con un dito, che da un vero disegno organico e un’idea di Stato. Tanto più quando, come nel caso dell’art. 41, la proposta di modifica entra ed esce dai
cassetti a seconda del clima politico ed è riassunta in una formula (“tutto ciò che non è proibito è libero”) talmente ovvia da destare sospetti – o conferme – sul suo vero significato. E ciò vale anche per l’articolo 81. Una buona Costituzione (e la nostra lo è) non può essere scritta solo sull’onda dell’emergenza. Due falsi obiettivi, dunque, per distrarre dall’impatto che avrà sulle famiglie e i cittadini l’anticipo della manovra. L’anticipo del pareggio di bilancio
al 2013 non stupisce, dopo la incauta decisione di Tremonti di collocarlo dopo le elezioni.
I mercati vanno criticati e regolati, ma nemmeno provocati! Ed è ciò che, invece, è avvenuto con l’altra “furbata” di Tremonti, quando ha coperto, con i tagli agli Enti locali, alle pensioni, alla sanità e le tasse sui titoli, solo la metà dei previsti 40 miliardi, promettendo che il resto si sarebbe ricavato da una delega di riforma fiscale talmente vaga che, al momento del varo della manovra, non era ancora stata presentata in Parlamento. Quale credibilità poteva avere agli occhi degli investitori, prima ancora che degli speculatori,un siffatto comportamento?
Costretto dalla reazione delle borse a recuperare i 20 miliardi mancanti, Tremonti lo fa con i tagli all’assistenza e alle deduzioni e detrazioni fiscali. Lascia esterrefatti che l’anticipo avvenga senza cambiare la manovra: i tempi per varare la delega, che impedirebbe alla clausola di salvaguardia di scattare, sono infatti così stretti che è probabile che già dal 2012 (cioè tra 5 mesi) si applicheranno le minori riduzioni fiscali, ovvero le maggiori tasse.
Bisogna, a questo punto, pensare ad una manovra diversa sul piano sociale, altrettanto rigorosa e sia pure accompagnata da sacrifici,ma che recuperi equità.
Le strade ci sono; Bersani ne ha indicate alcune e altre possono completare l’agenda: una politica di privatizzazioni (non di cartolarizzazioni) e di concessioni concreta, che stimoli una nuova
politica industriale ed infrastrutturale; un’ampia esenzione sui titoli e sugli immobili (la Cgil ha parlato di qualche centinaio di migliaia di euro), sopra le quali chiedere un contributo una tantum; una armonizzazione e riduzione dei contributi previdenziali per l’impresa ed il lavoratore; l’introduzione del contrasto di interessi fiscalmente premiante soprattutto per le emissione di fatture di piccolo e medio importo (partite Iva e liberi professionisti); una riforma strutturale della Pubblica amministrazione; la rinuncia ad ogni taglio lineare sostituendolo con interventi selettivi e concordati… Insomma, una manovra diversa è possibile!
*Capogruppo Pd in Commissione Bilanci
L’Unità 10.08.11