Quello del ministero non è aggiornato, altri atenei usano procedure inutilizzabili.
La riforma Gelmini lo diceva chiaramente all’articolo 9: i bandi dei futuri concorsi non dovranno più essere pubblicati in Gazzetta Ufficiale ma «sul sito dell’ateneo e nei siti del Ministero e dell’Unione Europea». L’obbligo spetta alle università.
Ad un certo punto fra i ricercatori gira voce di nuovi concorsi a Bologna e a Cagliari. Il sito del ministero dell’Istruzione realizzato più di dieci anni fa colpisce per la grafica decisamente antiquata ma è anche drammaticamente fermo a bandi che scadono nel marzo 2011. Non è stato aggiornato nemmeno nelle voci di ricerca, congelato come se gli ultimi mesi non fossero mai trascorsi.
Meglio non fidarsi. Gli aspiranti ricercatori ma anche gli aspiranti prof ordinari e associati che volessero essere informati sui nuovi bandi non hanno alternativa: spulciare almeno una volta a settimana i siti di tutti gli atenei d’Italia, ben 81.
In realtà al ministero fanno sapere di non aver aggiornato il sito perché in questi mesi non sono arrivate segnalazioni di nuovi concorsi da pubblicare e comunque si aspettava l’emanazione dei nuovi settori concorsuali, le categorie che raggruppano le materie di concorso accompagnate da un codice. La riforma le ha modificate e solo venerdì scorso, il 29 luglio il ministero ha approvato il decreto con le nuove categorie». Ora, ad esempio, Scienze Archeologiche è 10/a e Chimica Genetica e Agraria è 07/e: gli atenei non possono usare codici diversi.
Eppure le università hanno bandito e usato i vecchi codici ormai senza più alcun valore. Almeno in due lo hanno fatto: Bologna e Cagliari, a dispetto di ogni regola e soprattutto senza preoccuparsi di comunicarlo al sito del Ministero né a quello dell’Ue come prevede la legge.
A Bologna si vuole selezionare un ricercatore per 3 anni nel Dipartimento di Elettronica, Informatica e Sistemistica in un settore che non esiste più: ING/ INF 01. E’ prevista una scadenza di 15 giorni, la consegna a mano o con raccomandata, a dispetto della riforma che portava finalmente nel Terzo Millennio i concorsi introducendo l’invio per email. Bologna invece sembra preferire il Medioevo: approva il suo concorso il 26 luglio quando tutti vanno in ferie e non gli dà pubblicità. Riuscire ad esserne informati in tempo per chi non è dell’università e a partecipare, è facile come vincere al Superenalotto. Per non farsi mancare nulla, la commissione è composta per intero da membri della stessa università, alla faccia di quello che il ministro Gelmini aveva raccomandato lo scorso 4 maggio: la prevalenza di professori esterni.
Il secondo concorso è a Cagliari dove i ricercatori richiesti sono addirittura 23. Tutti in settori concorsuali ormai inesistenti. Alcuni profili appaiono anche piuttosto incongrui. A chi parteciperà alle selezioni di diritto canonico si richiede l’inglese eppure probabilmente in Inghilterra le pubblicazioni in materia sono pressocché inesistenti. A chi parteciperà alle selezioni di lingua e letteratura latina il francese quando i centri di riferimento in materia sono in Inghilterra. Anche in questo caso consegna a mano e commissione formata prevalentemente da prof interni.
Nello stesso errore rischia di cadere anche il rettore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia Carlo Carraro che dal suo blog annuncia 15 posti da ricercatore varati il 22 luglio dal Senato accademico, tutti in settori cancellati dalla riforma. Probabilmente lui si salverà, riuscirà a cambiarli in tempo: i concorsi non sembrano ancora stati pubblicati nemmeno sul sito.
da La Stampa