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Amalfi; Il Partito Democratico si prepara al dopo-Berlusconi

Per il leader di Sel, Nichi Vendola “la fine del berlusconismo non è detto che finisca in gloria per il centrosinistra perché il mix di crisi sociale e politica e dell’impoverimento delle classi medie rischia di portare ad un’ulteriore regressione autoritaria”.
In occasione di un dibattito ad Amalfi con il leader di Area.Dem, Dario Franceschini, il governatore della Puglia dice che “il Pd ha inopinatamente vinto referendum e amministrative senza fare un granché ” soprattutto “i partiti del centrosinistra non avrebbero mai fatto le scelte” che sono state imposte dai referendum su acqua e nucleare”.Franceschini ribatte che il Paese sta vivendo momenti di “vera e propria emergenza democratica” nei cui confronti è necessario tenere alta la vigilanza. Accanto a lui c’è Benedetto Della Vedova per Futuro e Libertà.

“Stiamo tutti a discutere del dopo Berlusconi come se il berlusconismo fosse finito- dice Franceschini- invece dobbiamo guardare alla destra e bisogna tenere altissima la vigilanza democratica perché quello che abbiamo visto fino ad ora è solo la punta dell’iceberg”.

Quello che è successo ieri, con la richiesta di fiducia nello stesso giorno in cui le parti sociali reclamavano un intervento del governo è “terribile”. Per Franceschini “il problema della destra italiana non si risolverà togliendo Berlusconi: i vari Cosentino, i Caliendo, sono sempre lì, e quella destra che immaginate di fare voi è un percorso ancora lungo” dice rivolto a Della Vedova.
Per Franceschini “le macerie lasciate dal berlusconismo si vedranno soltanto dopo, e non si tratterà solo della devastazione del sistema economico, finanziario, delle diseguaglianze sociali: ci sarà da ricostruire quello che é stato smontato in questi anni, valori – ha concluso – che prima appartenevano a tutti”.

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«Grande alleanza, chi se ne frega se Fini è diverso»

Alle prossime elezioni serve una grande alleanza di tutte le opposizioni, come si fece durante la Resistenza, perché bisognerà ricostruire il paese e perciò «chi se ne frega» se Fini è diverso da noi. Dario Franceschini ribadisce la necessità che la prossima sia una «legislatura costituente» che dovrà essere composta da uno schieramento il più ampio possibile e che perciò veda insieme Pd, Idv, Sel, ma anche il Terzo polo. «Attenzione perché nel 2006 eravamo avanti di 12 punti e abbiamo vinto per soli 24mila voti – ricorda il capogruppo del Pd alla Camera intervenendo al seminario di Area democratica -, discutevamo su chi faceva questo e quell’altro, con questa legge elettorale rischiamo che chi vince col 38% ottiene il premio di maggioranza ed elegge il capo dello Stato. Questo rischio giustifica la necessità di alleare tutte le opposizioni per battere Berlusconi». Secondo Franceschini quindi bisogna «imparare dalla storia. Chi faceva la Resistenza non si chiedeva a quale partito appartenesse e il Pd deve tenere aperta questa proposta che serve per ricostruire il paese dalle macerie del berlusconismo». Il capogruppo del Pd si rivolge a Nichi Vendola, presente al dibattito insieme a Benedetto Della Vedova di Fli: «Sappiamo che ci sono distanze eccome, ci sono problemi eccome, ma chi se ne frega dele differenze di fronte alla gravità della situazione e all’esigenza di ricostruzione. Tutte queste forze devono stare insieme in una legislatura costituente e solo dopo potranno tornare a scontrarsi con nuovi leader in modo normale e democratico». A chi gli ricorda che le coalizioni ampie e diverse hanno già fallito con l’esperienza dell’Unione, Franceschini replica: «L’Unione era fatta di undici partiti pieni di contraddizioni, il nostro compito per la nostra legislatura è avere un’area sociale la più ampia possibile», perciò «noi insisteremo» anche perché «ci sono ragioni numeriche a sostenerci. Se in Puglia l’Udc fosse andato con la destra – dice rivolto a Vendola – non è detto che avresti vinto».

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