Già nelle scorse settimane aveva fatto intendere chiaramente quale fosse il suo punto di vista in materia. Ora la nuova offensiva della Lega, culminata sabato scorso nell’inaugurazione degli uffici di quattro ministeri nella villa Reale di Monza, induce il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano a rendere esplicito il suo punto di vista con una lettera al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
A far scattare l’allarme del Colle sono state anche le dichiarazioni di esponenti leghisti («abbiamo iniziato il decentramento» ha detto Umberto Bossi), e la stessa nota emessa domenica scorsa da Palazzo Chigi in cui si definivano «incomprensibili le polemiche di segno opposto sull’iniziativa avviata da alcuni ministri».
In realtà non si tratterebbe altro che della «realizzazione dell’intesa raggiunta qualche tempo fa sugli uffici decentrati e di rappresentanza di alcuni ministeri sia al nord sia al sud».
Nella lettera a Berlusconi, Napolitano esprime «rilievi e motivi di preoccupazione sul tema, oggetto di ampio dibattito, del decentramento delle sedi dei ministeri sul territorio». Unità nel rispetto delle autonomie, aveva osservato lo scorso 17 giugno a Verona offrendo così la sua interpretazione sul tema del federalismo. Non rientra in tale percorso l’argomento, utilizzato dalla Lega in chiave politica, del decentramento di alcuni ministeri al nord. Richiamo giunto non a caso alla vigilia dell’appuntamento leghista nel pratone di Pontida.
La lettera di Giorgio è stata ricevuta «con grande attenzione e rispetto» dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi fa sapere il suo portavoce Paolo Bonaiuti. Intanto però l’iniziativa di Napolitano trova l’immediato sostegno del Fli, che con il vicepresidente Italo Bocchino definisce l’apertura delle sedi ministeriali a Monza «un’autentica pagliacciata. Mentre si chiedono sacrifici agli italiani, la politica dovrebbe dare al contrario l’esempio riducendo ministeri e poltrone». Per il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, la lettera del Capo dello Stato interpreta «un’esigenza di serietà avvertita in tutta la nazione». «Come sempre il presidente della Repubblica interpreta al meglio, in modo puntuale, il sentire comune dei cittadini italiani, stanchi di un governo ostaggio delle pericolose pagliacciate e della propaganda leghista» è il commento di Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd.
Quanto alla nomina del successore di Angelino Alfano alla Giustizia, al Quirinale si fa sapere che al momento non è pervenuta alcuna designazione ufficiale. Napolitano ha chiesto un nome di «alto profilo» che eviti peraltro il valzer delle poltrone tra ministri. Sarebbe preferibile che venisse scelto in Parlamento? Nitto Palma, il candidato che fino a due giorni fa sembrava il più accreditato, corrisponde all’identikit delineato dal Colle? Lo dovrà valutare in primo luogo il presidente del Consiglio, si osserva al Quirinale.
Il Sole 24 Ore 27.07.11