Mentre l’Idv chiama la piazza e Calderoli rinvia al futuro Bersani presenta un pacchetto di riforme: Province solo da 500 mila abitanti e riduzione dei parlamentari. Le pensioni dei parlamentari calcolate come quelle dell’Inps, la riduzione di deputati (400) e senatori (200), che abbiano retribuzioni non più legate a quelle dei magistrati (come deciso con una legge del ‘65) ma che siano in linea con la media degli stipendi dei parlamentari degli altri paesi europei. E poi: accentramento dei Comuni più piccoli, dimezzamento delle Province accorpando quelle sotto i 500 mila abitanti, una sola società pubblica per ogni Comune, totale incompatibilità dell’incarico di parlamentare con qualsiasi altro), taglio delle auto e dei voli blu, reintroduzione del tetto alla retribuzione dei manager pubblici.
Se il tema dei costi della politica, degli sprechi e dei privilegi è tornato ad essere sollevato a gran voce (è dai tempi del governo Prodi che non era così al centro dell’attenzione), il Pd evita di annunciare manifestazioni di piazza (come ha fatto il leader dell’Idv Antonio Di Pietro al grido «basta con la casta») o riforme costituzionali che chissà se e quando vedranno la luce (la bozza Calderoli prevede che i parlamentari ricevano l’indennità in base all’effettiva presenza in Aula), e invece mette sul piatto un pacchetto di proposte che potranno essere discusse immediatamente o attraverso la calendarizzazione di precisi disegni di legge.
Dopo che il governo ha cancellato dalla manovra con un blitz notturno tutti i tagli previsti ai cosiddetti costi della politica, la questione torna ora potentemente alla ribalta. Pier Luigi Bersani lo definisce «un problema serio», ma aggiunge: «Non accetto che si spari nel mucchio. Noi abbiamo fatto dei passi e non detto solo parole. I nostri emendamenti alla manovra erano molto precisi». Quello che non va giù al leader del Pd è che prenda piede un sentimento di antipolitica che finisce per colpire indistintamente maggioranza e opposizione, mentre l’intera responsabilità dei mancati tagli agli sprechi e ai privilegi della politica è del governo. «Hanno bocciato tutte le nostre proposte di correzione al decreto per il rientro dal debito, ma ci li hanno tutti bocciati», ricorda Bersani. «Ora non mettiamo tutto sullo stesso piano. Quando avremo la maggioranza affronteremo di sicuro il tema, e adesso continuiamo a combattere per affrontarlo con questo governo».
L’occasione per vedere come intenda ora muoversi il centrodestra è oggi, quando si incontreranno i Questori (parlamentari di entrambi gli schieramenti) di Camera e Senato per individuare i possibili risparmi. Lo stesso presidente della Camera Gianfranco Fini, convinto che «c’è materiale per tagli significativi» ma anche che ora «va verificato se c’è la volontà di farlo», presenterà delle proposte (il Coordinamento collaboratori parlamentari gli ha inviato una lettera per chiedere di attribuire al deputati i fondi per le spese dello staff solo di fronte a contratti di lavoro regolari, come avviene al Parlamento europeo). La riunione servirà per mettere a punto un progetto di bilancio che giovedì sarà esaminato dall’ufficio di presidenza della Camera, per essere poi discusso in Aula a partire da lunedì.
Dalle indiscrezioni della vigilia sembra che la proposta del Pd di superare i vitalizi dei parlamentari riportandoli al sistema previdenziale in vigore per tutti gli altri cittadini iscritti all’Inps verrà accolta anche dai Questori di centrodestra Così come dovrebbe essere deciso di lasciar scadere e non rinnovare gli affitti di Palazzo Marini Ma se Camera e Senato, in quanto organi costituzionali, godono di autonomia decisionale sul proprio bilancio e quindi possono approvare queste misure in tempi rapidi, sul resto dei possibili tagli bisogna passare per la discussione di proposte di legge. Per questo il Pd (nel quale c’è chi come Paola Concia propone anche di chiudere il barbiere e il ristorante di Montecitorio, o chi come Sandro Gozi chiede di cancellare Province, Senato e il 75% dei finanziamenti ai partiti) presenterà in Aula (alla Camera lo farà Michele Ventura) un ordine del giorno che impegni il Parlamento a discutere le altre proposte: accorpamento delle Province e delle società pubbliche che fanno capo ai Comuni, retribuzioni e riduzione del numero dei parlamentari, tetto agli stipendi dei manager pubblici, riduzione di auto e aerei blu. Si tratta del contenuto di emendamenti presentati dal Pd insieme a Idv e Udc alla manovra e bocciati dal governo. Si vedrà se il centrodestra continuarerà a rifiutare tagli ai costi della politica, di fronte a una crescente domanda che unisce partiti, sindacati, organi d’informazione e un elettorato trasversale.
L’Unità 19.07.11