attualità, politica italiana

"Doppio disonore", di Ezio Mauro

Forse la vergogna, più probabilmente lo stop del Quirinale, hanno portato Berlusconi a ritirare in tutta fretta la norma salva-Fininvest che aveva infilato di soppiatto nella manovra, aggirando il Tesoro e lo stesso Consiglio dei ministri. Era una norma suicida, incostituzionale e soprattutto spudorata, perché trasformava l´interesse economico di una sola persona in legge dello Stato, disprezzando il diritto e l´interesse generale. Una vera e propria prova di forza, che in sole 24 ore si è rovesciata in una nuova sconfitta. Con un disonore politico doppio per il premier: per averci provato, e per non esserci riuscito.
Il capo del governo ha voluto sottolineare, nel momento della ritirata, che la norma «era giusta e doverosa», ma veniva tolta dalla manovra davanti alla «crociata» delle opposizioni. Ha poi minacciato la corte d´Appello che deve pronunciare a giorni la sentenza sul risarcimento Cir per la corruzione con cui Fininvest «comprò» il Lodo Mondadori: se la sentenza di primo grado non fosse annullata, si verificherebbe «un´assurda e incredibile negazione di principi giuridici fondamentali».
La realtà parla tutt´altra lingua. Il Quirinale ha fatto sapere a Palazzo Chigi che la norma era inaccettabile, il presidente della Camera l´ha definita «totalmente inopportuna», l´Anm «iniqua e incostituzionale», le opposizioni vergognosa. Non solo. Tremonti si è smarcato, e la Lega ha fatto filtrare in mattinata lo sconcerto dei suoi tre ministri, Bossi, Maroni e Calderoli. Il Cavaliere ha così toccato con mano la sua debolezza, la forza tranquilla del Quirinale, il concerto delle opposizioni, le reazioni della pubblica opinione e questa volta persino dei giornali che quando il premier era più forte avevano avallato molte leggi ad personam. Ha dovuto prendere atto che non tutto è possibile, l´Italia sta cambiando, le istituzioni riconquistano coscienza e autonomia, persino nella maggioranza di fronte alle continue forzature il vaso comincia ad essere colmo.
La sconfitta è bruciante, a conferma di una parabola in caduta libera. Ma la questione politica, anche dopo la sconfitta, resta intatta. Da chi siamo governati? C´è un premier occidentale che a pochi giorni da una sentenza di risarcimento a carico della sua azienda, in seguito a una condanna per corruzione di magistrati, prova a costruirsi una piccola, miserabile uscita di sicurezza patrimoniale manipolando la manovra con una norma ad hoc. Quest´uomo è evidentemente capace di tutto e non ha timore di nulla, nemmeno della reazione di un Paese che ha appena bocciato a maggioranza enorme un´altra legge ad personam, il legittimo impedimento. Lo muove la disperazione, la consapevolezza che il suo tempo è scaduto. Per questo è pericoloso. Ma la democrazia è più forte e ieri ha dimostrato che non si lascia deformare.

La Repubblica 06.07.11

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“Lodo, Berlusconi si arrende”, di francesco bei

Via la norma pro-Fininvest. Napolitano: sulla manovra aspetto altre modifiche. Precipitosa retromarcia di Silvio Berlusconi sulla norma pro-Fininvest infilata dentro la manovra economica. «Ritiro il provvedimento – ha dichiarato – anche se era giusto». Il premier ha minacciato la Corte d´appello che dovrà decidere sul risarcimento alla Cir. Il presidente della Repubblica intanto fa sapere che aspetta altri chiarimenti sulla manovra economica. Da solo «a combattere contro il Quirinale». E da solo a rintuzzare il niet di Umberto Bossi. Una manovra a tenaglia, quella del Colle e del Carroccio, che alla fine l´ha costretto ad alzare bandiera bianca sulla contestatissima norma salva-Fininvest. «E adesso, se mi condannano, sarò costretto a vendere le mie aziende. Ma se la Cassazione ribalterà il verdetto, chi mi assicura che De Benedetti mi restituirà i miei soldi?».
Stavolta intorno al leader si è fatto il vuoto, come dimostra lo scaricabarile dentro il governo. Nessuno si è assunto la responsabilità politica di quanto è accaduto, nessuno ha rivendicato la paternità della legge pro-Mondadori. Non l´ha fatto Angelino Alfano, dai cui uffici, a detta di molti, sarebbe uscito il codicillo incriminato. Non l´ha fatto l´autore della manovra, Giulio Tremonti, che anzi è parso a dir poco imbarazzato ieri pomeriggio per quanto accaduto. Fino a offrire una sponda al Colle per cancellare l´articolo contestato dal «suo» decreto. In verità nessuno nel governo, con l´eccezione di Sacconi, ha preso a caldo le difese del Cavaliere, nemmeno quelli del suo stesso partito. Persino Niccolò Ghedini ha fatto sapere in giro di non saperne nulla. Un gioco degli specchi che ha coperto la prima, vera, battaglia del dopo-Berlusconi, con ciascuno dei pretendenti alla successione in gara per incastrare il rivale. Da titolo di merito, la difesa dell´ennesima norma ad personam stavolta è diventata motivo di vergogna. E ciascuno dei “sospettati” ha fatto in modo che la responsabilità del blitz venisse attribuita ad altri.
Di fronte al caos della maggioranza e alla mancanza di guida politica del premier, a far da supplente è arrivato ancora una volta il Quirinale. Ormai è direttamente a Napolitano che si rivolgono i singoli ministri, nell´assenza di una cabina di regia a palazzo Chigi. «Il presidente della Repubblica – osserva un ministro di primo piano del Pdl – di fatto ha assunto il ruolo politico che in Francia ha l´Eliseo». Un ruolo che relega in secondo piano il premier e mette in evidenza la cura con cui il Colle segue passo passo ogni provvedimento del governo, in primis la manovra finanziaria, per evitare possibili errori. Oltre al caso della norma salva-Fininvest, nel passaggio al Quirinale è saltata la leggina sugli imputati «irreperibili». Il ministero della Giustizia aveva infatti inserito nella manovra una riscrittura dell´articolo 420 bis del codice di procedura penale, con la sospensione del processo per gli imputati irreperibili, in presenza di determinate condizioni, ma Napolitano l´ha fatta cancellare. Una rigidità dettata dal fondato timore che la maggioranza, in sede di conversione del decreto alle Camere, ne volesse approfittare per inserire una “poison pill”, un emendamento «eversivo», al solo scopo di scardinare qualche processo del Cavaliere. Insomma Berlusconi, al volgere della legislatura, è sorvegliato a vista dal capo dello Stato. Che si tiene lontano dalle scelte di merito, ma non esita a far sentire forte la sua voce quando sono in gioco profili giuridici e costituzionali.
Nella trattativa sul “salva-Fininvest” tutte le obiezioni della presidenza della Repubblica sono state comunicate verbalmente a palazzo Chigi, attraverso il consueto canale di Gianni Letta. Con l´avvertenza che, se il governo non avesse proceduto immediatamente a cambiare la norma, dai suggerimenti “orali” si sarebbe passati a un avviso scritto. Una lettera firmata dal presidente della Repubblica, impossibile da aggirare. Ma non ce n´è stato bisogno. Per lettera sono stati invece comunicati altri rilievi minori, più tecnici, e al Quirinale nutrono la ragionevole convinzione che tutti i dubbi sollevati troveranno risposta positiva. In modo da consentire già oggi a Napolitano di controfirmare il decreto, autorizzandone la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e la trasmissione alle Camere. Non ci sarà bisogno di un nuovo Consiglio dei ministri, anche perché la manovra giovedì è stata approvata «salvo intese», la formula che sta a indicare la trattativa con il Colle.

La Repubblica 06.07.11