E una delegazione Pd propone un tavolo permanente e l’istituzione dello sportello su diritti e lavoro. Istituire un tavolo permanente in Prefettura che coinvolga, attorno al Cie anche la società civile che ha maturato competenze specifiche e differenziate sul tema dell’immigrazione unendo sindacati, avvocati, mondo dell’associazionismo e del volontariato. Fra i primi obiettivi vi sono la realizzazione di uno sportello legale che dia consulenze in tema di diritti e lavoro e l’attivazione di un osservatorio che intensifichi le visite consolidando i rapporti con la Misericordia. Questa la proposta emersa all’atto della nuova visita della Deputata Manuela Ghizzoni (Pd) ieri accompagnata anche dal Consigliere provinciale e Presidente della consulta degli immigrati Fausto Cigni (Pd) in via La Marmora, sull’onda della movimentazione LasciateCi entrare del 25 luglio, attuata sul territorio nazionale per opporsi alla recente direttiva di Maroni. Allora si profilava ciò che ora è divenuto effettivo: la detenzione nei centri d’identificazione fino a 18 mesi. A Modena la situazione dei trattenuti cambia rapidamente: la metà di coloro che erano presenti allora sono stati rimpatriati. Attualmente vi sono 47 uomini, prevalentemente tunisini, che diventeranno 40 a breve: lo spazio è infatti ancora più ristretto poiché a seguito delle recenti rivolte due dei sei blocchi sono stati chiusi per ristrutturazione. Fra i detenuti permane un’accesa tensione causata dall’insofferenza rispetto alle condizioni d’isolamento e costrizione a cui sono sottoposti. La mancata omologazione dei permessi di soggiorno, concessi ad alcuni per motivi umanitari, sull’ondata emotiva della primavera araba, e negati ad altri, accresce il sentimento d’ingiustizia e la voglia di unire le forze per evadere. «Si riconferma, rispetto a un mese fa, la celerità delle pratiche d’identificazione: lo stesso Questore ci ha parlato di contatti diretti con Marocco e Tunisia. Si dovrebbero intensificare gli accordi bilaterali per i rimpatri di chi si è macchiato di reati gravi e al contempo bisognerebbe differenziare i casi, tutelando chi è giunto per lavorare ed è privo di permesso. Per questi si pensi all’accompagnamento lavorativo e legislativo. Torniamo alla valutazione dei casi specifici senza condannare un fenomeno così complesso limitandoci a leggerlo nell’ottica dell’orda barbarica che ci invade: è un processo inarrestabile che va indirizzato e governato» ha dichiarato la Ghizzoni all’uscita. «Non c’è uno sportello legale: istituiamo un tavolo con gestore, questore, operatori, avvocati volontari e tutti i sindacati per avere lo sportello e corsi di lingua sull’esempio del Cie bolognese – ha detto Fausto Cigni – anche la società civile deve esserci: con 18mila firme furono gli stessi modenesi nel 1997 a volere il Cpt in città sulla base della legge Turco-Napolitano: ridefiniamo il senso di queste strutture secondo gli obiettivi di allora».
La Gazzetta di Modena 39.08.11