Al governo è stata espressa la terza sfiducia di seguito. Quella delle parti sociali. Netta e senza appello, come mai era accaduto prima. Clamorosa soprattutto per le pregresse divisioni degli stessi firmatari del Patto economico-sociale reso noto qualche giorno fa. Prima di questo schiaffo il governo aveva ricevuto a maggio e a giugno la prima sfiducia, quella degli elettori con i due turni delle amministrative e il referendum. Anch’essa chiara proprio perché oggetto di una richiesta stessa di fiducia da parte di Berlusconi.
A luglio è arrivata la seconda sfiducia. Quella dei mercati finanziari; in tutta Europa certo attraversati da tensioni, ma con la Borsa italiana, con il record dello spread nei confronti dei titoli tedeschi appena raggiunto, sempre e invariabilmente con i risultati di gran lunga peggiori.
Oggi è arrivata, a completare e suggellare il quadro, la sfiducia espressa dalle parti sociali. Esse incontreranno giovedì il governo e le opposizioni. E già in questa scelta di riequilibrio sta la fine del rapporto speciale che ha legato Berlusconi e i mondi economico-sociali in questi anni. Mai si era assistito ad una così corale ed esplicita richiesta di discontinuità. Giovedì capiremo meglio i contenuti e le conseguenze di questo gesto.
Ma per ora è chiaro che ogni giorno che passa con questo governo in carica è un giorno tolto al futuro dell’Italia e alla sua capacità di riprendersi e reagire alla crisi profonda nella quale essa si è avvitata.
È noto che un governo per lavorare e fare il suo dovere deve avere quattro solidi rapporti di fiducia. Con l’elettorato, con le parti sociali, con i mercati finanziari e con il parlamento.
Berlusconi si presenta domani alle camere a mani vuote e soprattutto avendo perso tutte queste relazioni fiduciarie. E anche l’unica che formalmente gli rimane, la fiducia del parlamento, è talmente esile dal punto di vista numerico che gli consente solo di sopravvivere, non di vivere.
È ancora più evidente, dopo il gesto delle parti sociali, che la sua uscita da palazzo Chigi è sostenuta da tutti coloro – elettori, parti sociali, mercati finanziari – che dovrebbero dare forza e ossigeno alla ripartenza dell’Italia. Agosto o non agosto l’Italia deve voltar pagina.
Starà alle opposizioni essere all’altezza della sfida che hanno davanti. È necessario, in linea con lo “spirito del tempo” creato e interpretato dal presidente Napolitano, essere uniti e guardare all’interesse del paese prima che alla propria piccola mattonella. È necessario mettere in campo scelte radicali di riforme per l’Italia, che forse oggi ha davanti l’ultima chance.
da www.europaquotidiano.it
Pubblicato il 2 Agosto 2011