Dal bilancio risparmi di 150 milioni in tre anni. Stretta anche su rimborsi, vitalizi e portaborse
C’è quello che già è stato fatto, riassumibile in una cifra, 150 milioni di euro restituiti dalla Camera allo Stato in tre anni, dal 2011 al 2013, grazie ad una serie di tagli al bilancio. E quello che si può fare per tagliare di più e con l’aria che tira è già a un buon punto di cottura: l’abolizione dei vitalizi (solo dalla prossima legislatura) e subito una stretta sugli aerei gratis per tutti, sull’uso delle auto blu e su altri benefit, almeno quelli che son rimasti. Già perché neanche i deputati sanno bene quali privilegi sono sopravvissuti negli anni e quali no: ieri, nel bel mezzo della discussione sul bilancio della Camera, la dipietrista Silvana Mura ancora citava l’esempio negativo dei rimborsi spese per gli oggetti smarriti, istituto esistente per decenni grazie ad apposita assicurazione stipulata ad hoc, ma che dal 2007 non c’è più, tranne quando nel guardaroba sparisce qualcosa, impermeabili, borse o ombrelli, senza motivo alcuno.
Di converso, molti degli onorevoli che oggi dovranno votare la proposta di bilancio della Presidenza con i tagli decisi da Fini e dai questori, non sanno che il clima di antipolitica forse li costringerà ad andare a mangiare col vassoio in mano nei vari ristoranti del Palazzo: ristoranti dove al massimo si spendono 20 euro per un pasto completo, carne e pesce compresi (servito agli stessi prezzi anche ai giornalisti parlamentari e ai funzionari interni) e che potrebbero essere trasformati in self service per ridurre le spese del personale.
Ad illustrare in aula il bilancio revisionato e corretto è il questore anziano Colucci del Pdl: la crescita della dotazione della Camera (quasi un miliardo di euro l’anno) sarà pari a zero ed è la stessa dal 2009. Le forbici incidono su molti settori di spesa, dalla riduzione dei contributi sul funzionamento dei gruppi parlamentari di quasi 1,2 milioni di euro, al taglio delle indennità di deputati in carica e ai vitalizi, con una sforbiciata già in vigore da gennaio 2011 di 500 euro netti al mese sulla diaria e di altri 500 sui rimborsi per i portaborse. Ma Colucci fa pure notare che in base ai dati degli stipendi di altri paesi europei emerge che gli italiani non sono i più pagati, con un totale netto (10.257 euro) in linea con quello dei parlamentari delle assemblee francese (11.863 euro), tedesca (9.932 euro) inglese (8.540) e dell’europarlamento (13.285). Peccato che tra gli esempi manchi quello spagnolo dove i deputati non arrivano a 6 mila euro netti. E che ai 10 mila euro dei nostri onorevoli vanno sommati i fondi per i portaborse (altri 3.690 euro) che gli italiani si mettono in tasca per pagare, se e quando decidono di farlo, uno o più collaboratori.
Mentre gli oltre 14 mila euro che ad esempio i tedeschi hanno a disposizione per questa esigenza vengono gestiti direttamente dal Bundestag che si occupa dei contratti di assunzione di portaborse e segretari. Comunque sia, anche rispetto alle spese del personale si è applicato un minimo di rigore: ai dipendenti della Camera sono stati già tagliati del 5% gli stipendi sopra i 90 mila euro e del 10% quelli sopra i 150 mila, bloccando gli adeguamenti automatici per tutti gli altri e il turn over. Una fetta di risparmi deriva dal recesso anticipato del contratto di affitto di Palazzo Marini, adibito ad uffici per i deputati quasi sempre deserti, con effetto da gennaio 2012, che comporterà circa 42 milioni in meno in tre anni. La chiusura del ristorante di palazzo San Macuto dove hanno sede le commissioni bicamerali e la chiusura serale degli altri ristoranti (tranne quando c’è aula) farà risparmiare 1,5 milioni di euro l’anno.
Ma se per mandare avanti il Palazzo si spendono cifre come 70 mila euro per la lavanderia, 600 mila per smaltire i rifiuti, con fatture della luce di 3,6 milioni di euro, di 1 milione per la cancelleria e per gli arredi, di oltre 6 milioni per stampare gli atti parlamentari, a subire un piccolo taglio di 1 milione di euro su 12 milioni l’anno sarà la voce trasporti: Fini vorrebbe limitare i rimborsi aerei solo alle tratte tra la residenza e Roma, ma c’è pure l’ipotesi che ogni gruppo abbia un tetto di rimborsi e se lo gestisce decidendo chi vola gratis in base ad una ragione di servizio e chi no. E anche le auto blu, 22 in tutto alla Camera, ora in uso a un’ottantina tra presidenti di commissione, questori e altri «gallonati», quando finirà il leasing verranno sostituite con una decina di berline 1600 di cilindrata ad uso ridotto. Anche perché gli autisti sono sempre meno, non vengono sostituiti e «così non ce la fai più a reggere il servizio – spiega un questore – per questo si riduce la platea degli aventi diritto e il raggio di azione». Ma la vera spina nel fianco che agita i deputati sono i vitalizi: tutti d’accordo a parole ad abolirli, ma su come e quando le polemiche si sprecano. Quel che sembra certo è che dalla prossima legislatura l’istituto sarà sostituito da un nuovo sistema di tipo previdenziale, di tipo contributivo, analogo a quello di tutti gli altri lavoratori.
da La Stampa