«Di tagli al Welfare non se ne parla, ma sulle Province potremmo discutere…»
Segretario Camusso, il premier ha deciso: sulla crisi andrà a riferire in Parlamento e parteciperà all’incontro con voi e con le imprese. Provi a mettersi nel suoi panni. Cosa farebbe?
«Il gioco di ruolo mi risulta difficile. Diciamo che se fossi nei suoi panni mi dimetterei».
Il governo tecnico ci darebbe più credibilità di fronte ai mercati?
«Non sta a me entrare nel merito delle soluzioni, abbiamo un ottimo Presidente della Repubblica deputato a farlo. Occorre però dire con onestà che ormai il governo è parte del problema; che la migliore soluzione per uscire dall’impasse sarebbe ridare voce ai cittadini e alla politica. Quello della Spagna di Zapatero di andare a elezioni a novembre mi pare un ottimo esempio. Sono convinta che i mercati non la valuterebbero negativamente».
Le disavventure giudiziarie che hanno investito Tremonti hanno peggiorato le pressioni dei mercati?
«Le risulta ci sia più un ministro dell’Economia? A me pare piuttosto silente».
Segretario, mi perdoni. Il momento non richiederebbe un atteggiamento meno pregiudiziale?
«Sono pronta a farmi stupire, ma se le dicessi che sono ottimista sarebbe una bugia. Questa sarebbe la terza manovra economica senza crescita».
Manovra? Crede che il governo proporrà un nuovo decreto?
«Allo stato non ho idea di come intenda presentarsi. L’unica cosa che il governo non può permettersi è una carrellata di fronte alle telecamere o presentarci un’agenda generica come quella che vedo snocciolare al ministro Sacconi. Sui mercati potrebbe rivelarsi un boomerang».
Cosa non le piace delle proposte di Sacconi?
«Porre l’accento su questioni come lo Statuto dei lavori o il diritto di sciopero sarebbe solo un ottimo modo per dividere le parti sociali».
Insisto: lei cosa farebbe?
«Anzitutto occorre creare nuovo lavoro, partendo dalle infrastrutture al Sud e da un utilizzo accorto dei fondi europei. E poi bisogna dare un segnale di rigore, ma nel senso della legalità: contro la corruzione negli appalti, ad esempio. Terzo: un intervento sulle grandi ricchezze».
Una patrimoniale, insomma.
«Come si fa in Francia da molto tempo».
Tagli alla spesa pubblica? I mercati hanno giudicato negativamente la decisione di annacquare la stretta alle pensioni.
«Basta con i tagli alla spesa sociale. La nostra spesa pensionistica è in linea con gli altri grandi Paesi europei. E poi, a forza di allungare l’età pensionabile, stiamo massacrando l’occupazione giovanile».
Segretario, siamo ancora il Paese europeo che intermedia più spesa pubblica in rapporto al Pil.
«Non è così. Siamo ai livelli di Francia e Germania».
Sui tagli alla spesa la sua organizzazione è sempre timida. Non crede che potremmo fare a meno delle Province?
«Le Province assolvono alcuni compiti non irrilevanti, ad esempio in materia di orientamento al lavoro. Se mi spiegano seriamente a chi attribuiscono questi compiti, ne possiamo discutere. Di certo la soluzione non può essere affidare quei servizi ai Comuni, sarebbe solo una moltiplicazione di costi».
Lei citava il tema dei fondi europei e della crescita al Sud. E uno dei punti sui quali il governo si è impegnato di più. O no?
«Sì, è vero. A parole. Hanno promesso il finanziamento prioritario della linea ferroviaria Napoli-Bari-Reggio. Le risulta sia partito un cantiere?»
No. A loro discolpa va detto che riorientare i fondi attribuiti alle Regioni non è semplice.
«E’ una finzione. La Lega non crede allo sviluppo del Sud. I fondi per le infrastrutture quando ci sono – vanno al Nord. Altrimenti si organizzano pagliacciate come i ministeri a Monza».
E’ vero che incontrerà il segretario del Pdl Alfano?
«Non mi risulta mi abbia chiesto un appuntamento. Ma sono prontissima a vederlo».
da La Stampa