Di fronte al «governo che non c’è», Bersani e Casini propongono un incontro con le parti sociali per affrontare il dilagare della crisi. Intanto il Terzo Polo rilancia l’ipotesi di un governo di unità nazionale.
Finora l’obiettivo era stanare il «governo che non c’è». Obbligarlo a presentarsi alle Camere. Spingere l’esecutivo a dichiarare quel che intende fare di fronte alla sfiducia dei mercati, al crollo di credibilità dell’Italia, al dilagare della crisi. Insistere nel chiedere di rispondere all’inedito appello di Confindustria, sindacati, cooperative e banche per cambiare drasticamente passo sull’orlo dell’abisso economico. Ma ieri, di fronte allo straordinario e perdurante silenzio di Silvio Berlusconi e con premier, ministri, sottosegretari intenti a partire per le ferie, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini hanno deciso per un’accelerazione netta. Con una nota, il segretario del Pd e il leader dell’Udc hanno annunciato di aver «preso contatto con i rappresentanti delle forze sociali che nei giorni scorsi hannochiesto un patto per la crescita dell’Italia», proponendo a queste un incontro «con tutte le forze parlamentari di opposizione per discutere dell’emergenza economica e delle proposte per affrontarla». Un’iniziativa comune che ha subito trovato l’adesione dell’Idv, sia pur con la specifica «però niente giochi di palazzo», per dirla con Antonio Di Pietro.
E, nonostante che fosse domenica, è arrivata presto la risposta positiva di Confindustria: che esprime «soddisfazione per le proposte avanzate sul tema della crescita e dà immediata disponibilità a un incontro con il governo e l’opposizione». L’appuntamento, dicono ibene informati, è fissato per mercoledì: Bersani e Casini avrebbero ieri avuto contatti sia con Emma Marcegaglia, ma anche con il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni e con il presidente di Abi Giuseppe Mussari. Un intreccio di contatti: l’iniziativa – così i rumours – è stata concordata con Gianfranco Fini.
Insomma, la macchina dell’opposizione sembra registrare un salto di qualità, «anche rispetto alla presentazione degli emendamenti comuni durante il varo della manovra», come spiega Stefano Fassina, responsabile economia e lavoro del Pd. La strategia è limpida: fare quello che il governo avrebbe il dovere di fare ma non fa, «farsi carico del vuoto». Finora era qualche voce sparsa, a questo punto è diventato un coro. Che ieri è sembrato capace di trovare un’intonazione comune. Con anche un altro tema all’ordine del giorno: quello di un nuovo governo di unità nazionale capace di mettere al più presto in campo le necessarie misure anti-crisi. Ipotesi rilanciata sempre ieri sia da Casini che da Fini.
Per il Pd la condizione minima di un sostegno è che non ci siano ministri dell’attuale esecutivo: solo in questo caso, ha detto D’Alema nell’intervista all’Unità, «noi siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità». Di Pietro naturalmente è contrario: «L’Italia dei Valori è pronta a incontrare non solo le forze di opposizione ma anche le rappresentanze sociali e istituzionali, compreso il governo, per affrontare la drammatica crisi economica. Ma una cosa l’Idv non potrà consentire, e cioè che con la scusa della crisi si cerchi di cambiare compagine governativa e non di voltare pagina, in modo forte e definitivo,come accadrebbe con le elezioni anticipate e un nuovo governo voluto dai cittadini».
I democratici, con Bersani, avevano già chiesto sabato che il governo si presentasse immediatamente in Parlamento.
Ieri è stata anche la volta del Terzo Polo, con tre interviste ad altrettanti quotidiani di Casini, Fini e Rutelli.
Esordisce il presidente della Camera: «A mia memoria non è usuale che tutte le parti sociali, a parte la Uil, con un documento unitario chiedano alla politica, e dunquein primo luogo al governo, di tenere i conti pubblici sotto controllo, di adottare misure per stimolare la ripresa. Ed è altrettanto inusuale che il governo faccia finta di nulla ». D’accordo, con accenti diversi, i leader dell’Udc e dell’Api.
Così, mentre i democratici, con il coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca, ribadiscono «l’urgenza di una sessione straordinaria del Parlamento sull’economia», le risposte all’appello di Pd e Udc cominciano ad arrivare, a cominciare da una nota del futurista Italo Bocchino. Bonanni, è «più che favorevole» al vis-a-vis, «perché la speculazione non va in ferie».
Idem il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli: «Prima ci si mette all’opera e meglio è». Beh, certo: il Titanic è già in mare aperto. Solo Berlusconi non se n’è accorto.
da L’Unità
******
“Via Tremonti o voto anticipato”, di Francesco Bei e Luca Iezzi
È di nuovo l´economia, come nei giorni caldi dell´approvazione sprint della manovra, a imporsi sulla politica, dettandone i tempi. La parola d´ordine sembra essere diventata: fare come la Spagna, andare a votare Il segretario del Pdl Alfano convoca a sorpresa la Cgil per la sua ricognizione sulla crisi italiana.
Ma stavolta le parti sociali – gli imprenditori, i banchieri, i sindacati, i rappresentanti di categoria – non sono più disposti a fare da spettatori di fronte alla passività del governo. E dettano le loro condizioni, invocando un radicale cambio di scenario. Che passi per lo meno dalla sostituzione di Tremonti, anche se ormai la parola d´ordine sembra diventata un´altra: fare come la Spagna, andare al più presto al voto anticipato.
Berlusconi si fa trovare in ritardo, senza una risposta. Oggi il Cavaliere tornerà a Roma, con un giorno d´anticipo, per partecipare a un vertice a Palazzo Grazioli per decidere che cosa fare. Il premier è tormentato dai dubbi, li ha confidati a un amico: «Vorrei andare in Parlamento, ma a dire cosa? Non possiamo promettere nulla. Eppoi, se ci vado, sembra che diamo ragione ai vari Bersani e Fini». Meglio tacere quindi, a costo di sembrare assente dalla scena. Inoltre, in un dibattito a Montecitorio o a Palazzo Madama, inevitabilmente l´attenzione sarebbe presa dal caso Tremonti e anche su questo fronte il Cavaliere non sa ancora che pesci prendere: sostituire il ministro dell´Economia o tenerselo al governo come un´anatra zoppa? Così, in sua assenza, qualcun altro prova a smuovere le acque. Sono di Maurizio Sacconi gli inviti alle parti sociali per un vertice a palazzo Chigi da tenersi a metà settimana. Tutti gli interlocutori gli hanno ovviamente risposto di sì, ma piazzando delle condizioni capestro che rischiano di tramutare l´incontro in un fallimento totale. La freddezza che ormai accoglie ogni iniziativa è totale, Berlusconi e i suoi pedalano sempre in salita, nello scetticismo assoluto dei protagonisti dell´economia reale. E se a palazzo Chigi qualcuno sogna addirittura un «nuovo patto» come quello del luglio del 1993, basta un giro di telefonate con i “convocati” a smorzare ogni entusiasmo. Intanto la Confindustria. Dopo le rampogne del quotidiano il Sole24ore su Tremonti, da viale dell´Astronomia si pretende che al tavolo sull´economia siedano anche i leader dell´opposizione. Insomma, o si tratta di uno sforzo di unità nazionale, oppure il vertice diventa inutile. La Cgil, va da sé, pone come condizione quella di mettere subito mano alla manovra «recessiva» appena approvata. Ma è forse dal mondo bancario che arriva lo stroncatura più forte: quegli stessi ambienti che avevano fatto da lievito al documento congiunto delle parti sociali in cui si chiedeva «un recupero di credibilità» e una «discontinuità», ora alzano il tiro.
Il problema infatti non è più la politica economica, ma lo stesso governo Berlusconi e, in primis, il ministro Giulio Tremonti. Il quale non avrebbe più «la forza politica per proporsi come garante della stabilità». Le strade, a questo punto, sarebbero soltanto due. O la sua rapida sostituzione «con una personalità di caratura internazionale», difficile da trovare vista la situazione. Oppure la strada maestra delle elezioni anticipate in autunno, «come ha fatto la Spagna, con un gesto di chiarezza, che infatti è stato premiato dai mercati». Così parlano le banche, che si aspettano un rimbalzo positivo dalla notizia delle elezioni a Novembre decise da Zapatero. I vertici dell´Abi sarebbero persino tentati dall´idea di disertare la riunione a Palazzo Chigi.
Di fronte a questa levata di scudi, Berlusconi annaspa nell´indecisione. L´ultima idea è di tirare fuori dal cassetto un vasto piano di tagli ai costi della politica, anche per reagire all´iniziativa già presa da Napolitano (vissuta con fastidio dal premier, che l´ha trovata «demagogica»). L´idea sarebbe quella di andare a tagliare le province per via costituzionale, ma il Cavaliere teme in questo modo di andarsi a scontrare con la Lega. Intanto, mentre il premier sfoglia la margherita, Angelino Alfano inizia a muoversi in maniera autonoma. Nei giorni scorsi il segretario Pdl ha contattato riservatamente le parti sociali e sta lavorando a un suo calendario di incontri. Che comprenderà, ed è il segno dei tempi, anche la segretaria della Cgil Susanna Camusso.
da La Repubblica
******
Crisi, lo schiaffo di Confindustria “Tavolo con Governo e opposizione”, di Umberto Rosso
Gli industriali: non vediamo solo l´Esecutivo. Berlusconi: non vado
Bersani e Casini avviano il confronto col “cartello” di imprenditori e sindacati
ROMA – Il governo cede: Palazzo Chigi convoca al tavolo le forze che hanno firmato il patto per la crescita. Dopo giorni di polemiche e di imbarazzo, l´esecutivo decide di uscire dall´angolo con una mossa a sorpresa, anche per bruciare sul tempo Bersani e Casini che hanno avviato il confronto col “cartello” di imprenditori e sindacati (e che sfocerà, mercoledì prossimo, in un incontro con tutta l´opposizione). Anche l´appuntamento proposto dal governo è per la metà settimana, fra mercoledì (giorno in cui però è pure prevista una riunione del Consiglio dei ministri) e giovedì. Dalla Confindustria della Marcegaglia alla Cgil della Camusso, dalla Cisl alla Ugl, dall´Abi alla Confcommercio, al summit sono invitate tutte le sigle che in nome dell´emergenza crisi e della “discontinuità” hanno fatto fronte comune. Ma gli imprenditori, dopo aver fornito massima disponibilità, avanzano una loro condizione: allargare il tavolo anche all´opposizione, per un confronto che sia finalmente il più largo e costruttivo possibile.
A Palazzo Chigi ci saranno sicuramente Letta, Tremonti, Sacconi, ma è ancora incerta la presenza al delicatissimo vertice del presidente del Consiglio. Forse perchè il governo rischia di presentarsi a mani vuote al rendez-vous, circoscrivendo l´incontro ad un primo segnale di attenzione ma rinviando sostanzialmente il tutto alla ripresa autunnale. Nessun pacchetto pronto da offrire. Secondo le indiscrezioni che filtrano dai ministeri economici nelle intenzioni del governo escluse ipotesi come l´anticipo della manovra 2013-2014. Decisamente fuori agenda anche l´idea di una qualche patrimoniale. I propositi di Palazzo Chigi sembrano soprattutto, per il momento, stare ad ascoltare.
Dalla Confindustria spingono a far presto: porte aperte agli incontri immediati con il governo e con l´opposizione. «E´ urgente – insistono gli imprenditori – porre il tema della difficile situazione economica e dello sviluppo al primo posto nell´agenda del paese». Ok anche dai sindacati al confronto. «Non ci tiriamo certo indietro – spiega la Camusso – ma sia chiaro che la manovra deve essere cambiata perché iniqua». Il segretario della Cisl Bonanni: «Stringiamo i tempi, la speculazione non va mica in ferie». E pronto da subito a discutere di sviluppo anche il leader della Uil Angeletti, che pure non aveva firmato il patto per la crescita. Si va dunque verso un confronto anche in agosto, come aveva auspicato il presidente Napolitano.
Il ministro Calderoli lancia l´idea di un “campus estivo” fra politici e forze sociali per discutere dell´Italia nel mirino della speculazione, «non possiamo andare in ferie ora, Tremonti è d´accordo». Proposta però che il Pd boccia («il ministro ha avuto tre anni per affrontare questi problemi») chiedendo invece che il governo vada subito a riferire in Parlamento sull´emergenza economica. Il capogruppo del Pdl Cicchitto frena: «Il presidente del Consiglio parlerà quando sarà opportuno, non perché lo chiedono Fini, Casini o Rutelli». I tre leader del Terzo Polo chiedono un governo istituzionale, con l´appoggio di tutte le forze politiche, con un altro premier («politico, non tecnico») mentre Berlusconi dovrebbe fare un passo indietro. E Massimo D´Alema ribadisce l´interesse del Pd all´operazione.
da La Repubblica