Cambiare l’agenda. O cambiare governo. Il giorno dopo che Confindustria, banche, sindacati e rappresentanti di diverse associazioni produttive hanno firmato una nota congiunta per chiedere “discontinuità” e “un progetto per la crescita”, Susanna Camusso spiega a parole quello che la mediazione con gli altri protagonisti dell’iniziativa non ha consentito di mettere nero su bianco. E cioè o il governo – dice il segretario della Cgil arrivando ad Amalfi per partecipare a convegno organizzato dalla componente del Pd guidata da Dario Franceschini Area democratica – «è in grado di immaginare un progetto per il Paese o è meglio cambiare il soggetto che governa».
In realtà non tutti i firmatari della nota diffusa mercoledì sottoscriverebbero pubblicamente la richiesta di dimissioni, foss’anche come una tra le ipotesi in campo. L’operazione infatti è nata da un’iniziativa congiunta Confindustria-Abi, che non sono propriamente due sigle antiberlusconiane. E che però hanno voluto mandare al governo un segnale concreto, più forte di quelli lanciati negli ultimi mesi attraverso semplici dichiarazioni. Il via è stato dato da Giuseppe Mussari mentre due settimane fa si svolgeva l’assemblea dell’Abi. Mussari ha proposto un nuovo tavolo aperto a tutte le parti sociali, dopo che uno era stato avviato ad ottobre senza troppo successo. Subito è arrivato il consenso di Emma Marcegaglia. Idue hanno anche concordato che questa volta, al contrario dell’operazione avviata l’autunno scorso, bisognasse lavorare avendo non solo come punti di riferimento famiglie e piccole e medie imprese, ma puntando di più sulla crescita e il rilancio del Paese. Hanno atteso l’approvazione della manovra di rientro dal debito, e poi non hanno più aspettato perché le misure approvate dal governo non sono state giudicate sufficienti. E allora hanno fatto partire la loro operazione. Con EmmaMarcegaglia che nella giornata di mercoledì si è presa la briga di contattare la gran parte delle sigle la cui firma compare in calce alla nota.
BASTA LAMENTELE Anche Susanna Camusso è stata chiamata dalla presidente di Confindustria. E il segretario della Cgil non se l’è fatto chiedere due volte di firmare. Anche se ora non si fa troppe illusioni sull’efficacia immediata di questa iniziativa (così come prima non si era fatta illusioni sul fatto che Luigi Angeletti sottoscrivesse la nota congiunta: «la Uil finora ha sempre sostenuto le scelte dell’esecutivo »). E infatti il governo ha risposto da un lato mettendo la fiducia sul processo lungo, dall’altro dicendo per bocca del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi che si sbaglierebbe a «strumentalizzare» le parti sociali. Camusso non apprezza: «Un governo non in grado di affrontare una situazione difficile e senza autorevolezza sui mercati internazionali, invece di lamentarsi dovrebbe cominciare a ragionare su che progetto ha per il Paese e come intende favorire la crescita. Da tre anni parlano solo di giustizia, sempre nella logica di risolvere i problemi di qualche ministro o del presidente del Consiglio, nella totale indifferenza dei veri problemi della giustizia e del Paese». Le prossime settimane diranno se l’iniziativa partita dall’asse Confindustria- Abi riuscirà a innescare la reazione sperata, ma intanto a far da sponda ci pensa l’opposizione parlamentare. Anche perché, come sottolinea Romano Prodi le parti sociali non possono sostituirsi alla politica. Franceschini, che arriva ad Amalfi per la prima giornata del convegno organizzato da Area democratica, parla a lungo con Camusso e assicura che il Pd in Parlamento farà la sua parte. «È una vergogna che con la crisi che aggredisce il nostro paese e le forze sociali che chiedono al governo un intervento urgente, l’unica cosa che Berlusconi riesca a fare è mettere la fiducia sul processo lungo», dice il capogruppo del Pd alla Camera spiegando che dall’opposizione è già partita la richiesta di far riferire il premier in aula. L’offensiva partirà anche a PalazzoMadama,perché comefa notare il senatore Franco Marini, di fronte alla gravità della situazione economica «sarebbe un segnale positivo per il Paese se fossimo capaci prima delle ferie di un franco confronto alle Camere». L’iniziativa di prendere spunto dalla nota delle parti sociali per chiedere un coinvolgimento del Parlamento è stata concordata col leader del Pd Pier Luigi Bersani, che giudica «una novità importante» l’operazione avviata da Confindustria, banche e sindacati e sfida il premier a un confronto in Parlamento: «Di fronte a ciò che sta accadendo sui mercati, con tutti i rischi che questa tempesta finanziaria comporta per l’Italia, e ai problemi che ha di fronte l’economia del nostro Paese a causa della scarsa crescita e della perdita dei posti di lavoro, è davvero indispensabile che il presidente del Consiglio venga a riferire in Parlamento e accetti che finalmente si apra un dibattito sulla reale situazione dell’Italia e su come uscire dalle difficoltà»
l’Unità 29.07.11