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BONUS BEBE': Pd, parole di Giovanardi chiudono il contenzioso. Ghizzoni: “speriamo che non siano smentite”

“E’ apprezzabile che il sottosegretario Giovanardi si sia rivolto con toni concilianti alle famiglie alle quali è stato richiesto di restituire il bonus bebè, dopo i toni minacciosi dell’avviso inviato dal ministero del Tesoro. Speriamo che non siano smentite: infatti, ancor più significativo è che la sua lettera chiarisce che il contenzioso ‘potrà venire sanato con la restituzione dei mille euro, senza interessi e se necessario anche a rate’”. Così Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd nella commissione Cultura di Montecitorio, dopo la lettera del sottosegretario Carlo Giovanardi pubblicata sul sito web del Dipartimento delle Politiche per la Famiglia.

“A togliere il sonno a queste famiglie – ricorda Ghizzoni – non era solo e non tanto la restituzione dei 1000 euro ricevuti nel 2006 bensì la procedura penale e la relativa sanzione di ben tremila euro che si sarebbe attivato nel momento del riconoscimento che quei 1000 euro erano stati riscossi senza averne i requisiti. A questo punto – conclude Ghizzoni – ci aspettiamo che il governo faccia chiarezza in modo definitivo in occasione della discussione – ci auguriamo prima della pausa estiva – della nostra risoluzione, sottoscritta da tutte le forze politiche, con la quale chiediamo che la vicenda sia chiusa con la sola restituzione del bonus e si riconosca che la buona fede delle famiglie è stata tratta in inganno dalla superficialità con cui il governo ha presentato l’iniziativa”.

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Di seguito la lettera dell’On Giovanardi

Lettera del sottosegretario Giovanardi alle famiglie a cui è stata richiesta la restituzione del bonus bebè

Cara mamma e caro papà,

sei anni fa vi arrivò una lettera firmata dal Presidente Silvio Berlusconi che vi avvertiva della possibilità di incassare un assegno di mille euro per la nascita di vostro figlio, nel caso in cui il vostro reddito complessivo fosse stato inferiore ai 50 mila euro.

Su oltre 700.000 assegni inviati e incassati dagli aventi diritto purtroppo circa 8.000, ad una verifica fatta dagli uffici sull’autocertificazione, sono risultati non in regola con quanto stabilito dal Parlamento.

Come delegato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri alle politiche per la famiglia, innanzitutto mi scuso per i toni sgarbati e minacciosi della lettera che gli uffici del Ministero dell’economia vi hanno inviato per richiedere la restituzione di tale somma.

Come ho già dichiarato alla Camera dei Deputati giovedì 21 luglio 2011 rispondendo ad interpellanze dei Parlamentari, chi ha ricevuto la lettera può prendere contatto con gli uffici che vi hanno scritto per dimostrare la correttezza dell’autocertificazione e non procedere alla restituzione.

Se questo non fosse possibile, perché per esempio c’è stato un equivoco fra reddito lordo e reddito netto, tutto potrà venire sanato con la restituzione dei mille euro, senza interessi e se necessario anche a rate.

In sostanza, è come se una banca vi avesse prestato sei anni fa mille euro e oggi ne richiedesse semplicemente la restituzione senza nessun interesse.

Posso concordare con voi che la cosa sia spiacevole ma bisogna anche tener conto delle centinaia e migliaia di coppie a cui è nato un figlio e che i mille euro non li hanno incassati perché hanno interpretato correttamente la norma di legge.

Nell’augurare ogni bene a voi e alla vostra famiglia, colgo l’occasione per salutarvi con viva cordialità.

Sen. Carlo Giovanardi

Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio

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di seguito la risoluzione

La V Commissione,
premesso che:
la legge finanziaria 2006 (legge 266 del 23 dicembre 2005, articolo 1, commi 331-334) ha disciplinato la corresponsione del cosiddetto «bonus bebè» del valore di 1.000 euro per ogni nuovo nato e adottato nel 2005. Tra i requisiti la legge ha previsto il limite di 50.000 euro di reddito complessivo per il nucleo familiare;
la comunicazione alle famiglie è avvenuta mediante lettera firmata dall’allora Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi. Il messaggio personalizzato e il contenuto stesso, rivolto direttamente al nuovo nato citandolo per nome, nonché il tono colloquiale e amichevole utilizzato, hanno indotto le famiglie destinatarie a credere di rientrare nei parametri richiesti per la riscossione del suddetto bonus. Per questo motivo, molti genitori – felici per la possibile provvidenza in arrivo – hanno ritenuto in buona fede perché tratti in errore, che il requisito del limite di reddito fosse da riferirsi all’importo «netto» e non al «lordo»; peraltro, la lettera non suggeriva alle famiglie di servirsi di un CAAF o di un commercialista per verificare il possesso dei requisiti richiesti in merito al reddito;
il contesto descritto ha pertanto indotto circa 8.000 famiglie destinatarie della lettera del Presidente del Consiglio a compilare un’autocertificazione che riportava il reddito netto come putativamente ritenuto, senza consapevolezza alcuna di poter incorrere in una indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato;
nelle scorse settimane – a distanza di cinque anni dai fatti descritti – sono state recapitate alle suddette 8.000 famiglie lettere che contestano l’indebita riscossione del bonus bebè – la missiva, inviata dal MEF – dipartimento della ragioneria generale dello Stato, intima la restituzione dei 1.000 euro «illecitamente» riscossi, oltre al pagamento della sanzione amministrativa (3.000 euro) nel caso sia accertata la violazione del citato articolo 316/ter del codice penale. A tale proposito, la lettera informa che il pagamento dell’importo «a titolo di sanzione amministrativa dovrà essere effettuato solo dopo che il giudice penale si sarà pronunciato in merito alla punibilità della falsa autocertificazione»;
le famiglie coinvolte stanno vivendo giorni di grave ansietà per il rischio di incorrere in un reato penale e relativa sanzione, sebbene abbiano agito in totale buona fede;
le condizioni economiche delle famiglie italiane sono progressivamente peggiorate a causa della crisi internazionale;
la risposta del Sottosegretario Giovanardi, resa in Commissione affari sociali in data 21 luglio 2011, all’atto di sindacato ispettivo 5-05150, precisa che «tali famiglie sono tenute a restituire esclusivamente la somma indebitamente percepita, senza alcuna maggiorazione a titolo di interesse o di sanzione, salvo che il fatto abbia determinato una condanna penale»;

il presunto reato riferito all’articolo 316-ter del codice penale è in procinto di essere prescritto (e in alcuni casi lo è già),

impegna il Governo:

tenuto conto delle circostanze accertate di fatto, che avvalorano l’errore putativo sopra descritto, ad assumere ogni iniziativa utile affinché gli uffici territoriali della ragioneria generale dello Stato provvedano alla acquisizione dei soli 1.000 euro.
(7-00664)
«Baretta, Ghizzoni, Tenaglia, Ferranti, Ciccanti, Baccini, Bitonci, Marinello, Samperi, Borghesi, Della Vedova, Lenzi, Toccafondi, Traversa, Gioacchino Alfano».

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