C’era da aspettarselo, l’intervento di Napolitano e la richiesta di chiarimenti sullo spostamento dei ministeri al Nord. Almeno dalla scorsa settimana, quando Berlusconi era salito al Colle per discutere di rimpasto e sostituzione del ministro di Giustizia, senza fare alcun accenno alla programmata iniziativa leghista. Qui viene allo scoperto la diversa sensibilità formale del Capo dello Stato e di quello del governo. Per Berlusconi, infatti, il trasloco è solo uno dei tanti capricci di Bossi, e neppure dei più importanti, pensando al calvario che il Senatùr ha inflitto al governo in questa inquieta stagione di declino.
Per Napolitano, invece, trovarsi una bella mattina con quattro ministri che, sia pure senza riuscire a trattenere i sorrisi per il ridicolo, inaugurano i loro ministeri a Monza, è del tutto inaccettabile. Specie se questo comporta l’emissione di decreti che devono passare per la scrivania del Presidente della Repubblica.
In realtà la mossa dei ministeri è solo l’ultima iniziativa di propaganda di un partito che si sente minacciato sul proprio territorio e che non sa più a che santo votarsi.
Siccome, appunto, l’anno prossimo si vota a Monza e le probabilità che il sindaco leghista Marco Mariani possa essere riconfermato sono davvero poche, ecco, per rafforzarlo, la messa in scena del trasferimento dei ministeri. Alla quale tuttavia non si sono sottratti due ministri del Pdl come Tremonti e Brambilla: si può immaginare la sorpresa di Napolitano nel vedere il titolare dell’Economia, negli stessi giorni in cui va e viene da Bruxelles per puntellare l’affidabilità economica dell’Italia, prendere parte a una commedia in cui tra l’altro era costretto a consegnare a Bossi un mazzetto di banconote, ufficialmente per pagare a spese proprie il costo del trasferimento degli uffici. A ciò si aggiunga che per quanto sia stato annunciato che le nuove sedi ministeriali non comporteranno costi aggiuntivi per il bilancio dello Stato, è già stato ampiamente dimostrato, nella pratica, come questo sia impossibile. Delle due l’una: o una volta aperti gli uffici di Monza al solo scopo di farli filmare dalle telecamere, li si richiude; oppure, se davvero si vuol renderli operativi, com’è inevitabile dal momento che il pubblico prima o poi vi affluirà, sarà inevitabile dotarli di strumenti di lavoro e di personale. Con nuove spese nel momento meno adatto, visto che è appena stata varata una manovra di tagli e di riduzione dei costi dell’apparato statale.
Meglio sarebbe stato sicuramente per Pdl e Lega interrogarsi sulle responsabilità del suddetto sindaco Mariani per l’insoddisfazione ormai evidente della popolazione monzese, che, solo per fare un esempio, ha visto il proprio primo cittadino difendere il tradizionale Gran Premio di Formula Uno dall’ipotesi di uno spostamento a Roma dicendo che era pronto ad allearsi con Al Qaeda e disposto a far saltare il Colosseo sulla testa dei romani. Una sorta di caricatura dell’originale bossiano. Che adesso, per rimediare alle stranezze di questo sindaco, il centrodestra pensi di trasferire i ministeri a Monza, Napolitano, buona parte dei cittadini monzesi, e forse non solo loro, non riescono a convincersene.
La Stampa 27.07.11