Quelle espresse da Anders Behring Breivik «sono posizioni sicuramente condivisibili». Sono le parole shock dell’eurodeputato leghista Mario Borghezio, in un intervento alla trasmissione ‘La zanzarà di Radio24, secondo il quale «sostenere una necessità» di una «crociata» «è sacrosanto». Parole che scatenato il finimondo persino in casa Lega, al punto che spetta a al ministro Roberto Calderoli dire: «La Lega chiede scusa alla Norvegia».
Per Borghezio sono «buone alcune delle idee espresse» da Breivik «al netto della violenza, in qualche caso ottime». «Certo», insiste il leghista. «L’opposizione all’islam – continua – l’accusa all’Europa di essersi già arresa prima di combattere, sono cose che pensiamo in molti». Per Borghezio, che nel 2005 è stato condannato in via definitiva per l’incendio, nell’ambito di una ronda padana del luglio 2000, delle masserizie di alcuni immigrati che dormivano sotto un ponte a Torino, Breivik è «magari in buona fede». «Ho paura – spiega – che questo personaggio sicuramente esaltato sia stato strumentalizzato». Le sue, prosegue, «sono posizioni che collimano al cento per cento con molte delle posizioni che sono state prese da questi movimenti che ormai vincono le elezioni tutte le volte che si vota in Europa. Prendono sempre il 20%. Il che vuol dire che in Europa un 100 milioni di persone la pensano così». Perciò, conclude, «sostenere una necessità di una forte risposta cristiana, anche in termini di crociata contro questa deriva islamista, terrorista e fondamentalista della religione islamica e di questo progetto di conquista dell’Europa e del califfato in Europa è sacrosanto».
Borghezio non è nuovo a queste posizioni. Il 27 maggio scorso, commentando l’arresto del generale serbo Ratko Mladic’, accusato di genocidio e presunto responsabile del massacro di Srebrenica in cui persero la vita oltre 8.000 civili, aveva detto: «Non ho visto le prove, i patrioti sono patrioti e per me Mladic è un patriota. Quelle che gli rivolgono sono accuse politiche. Sarebbe bene fare processo equo, ma del Tribunale dell’Aja ho una fiducia di poco superiore allo zero».
Dopo le sconcertanti dichiarazioni di questa mattina, Borghezio è nuovamente tornato sull’argomento per puntualizzare: «Sono intervenuto perchè ho avuto come l’impressione che questa strage sia servita a qualcosa. Io non penso che lo squilibrato abbia agito con queste finalità, ma chiediamoci: come è possibile che uno così noto alla autorità possa girare così? Se noi facciamo due più due e capiamo che questa strage viene utilizzata per condannare posizioni come quelle di Oriana Fallaci, io non ci sto»:, è intervenuto a Radio Ies sulla strage di Oslo. «Non sono nella testa nello squilibrato di Oslo, ma i cristiani non devono essere bestie da sacrificare. Dobbiamo difenderli, questo è il mio messaggio. Ovviamente non con le modalità dallo squilibrato di Oslo, ma vanno difese», ha aggiunto. Borghezio ha poi parlato del suo rapporto con Roma e con l’Italia: «Io rappresento la Padania in Europa, non rappresento l’Italia. Sono secessionista, sono sempre stato votato solo da padani e in liste padane. Mi sento italiano? Mi sento padano, ma ho la carta d’identità italiana e rispettoso delle leggi della Repubblica italiana. Io sono contro quelli che magnano a Roma. Io a Roma ce magno? Io a Roma ce magno molto poco perchè ci vado poco e malvolentieri. Le poche volte che ci vado cerco di starci poco. Ma tanta gente di Roma mi chiede di creare sezioni padane a Roma! Mi hanno candidato a Roma, ho cercato di nasconderlo. Senza distribuire un santino ho preso 1100 voti. Io non odio i romani, che sono bravissima gente, odio la politica romana!».
«Condivido in pieno» le valutazioni del ministro Roberto Calderoli sulle parole di Mario Broghezio a proposito del terrorista norvegese Anders Behring Breivik. Lo dice il ministro dell’Interno, Roberto Maroni che, interpellato in commissione alla Camera sulle parole dell’eurodeputato leghista, cita la nota stampa già diffusa da Calderoli: «Le considerazioni espresse da Mario Borghezio rispetto alle idee del folle criminale responsabile della terribile strage di Oslo sono da ritenersi assolutamente espresse a titolo personale e da valutare come delle farneticazioni. Condivido in pieno le parole di Calderoli», dice Maroni.
«Spiace sentir qualificare come ‘farneticazionì le stesse idee forti, sulla realtà del pericolo islamista, che – ovviamente al netto della violenza e più che mai di quella contro persone innocenti come le vittime della strage di Oslo – per non fare che un solo straordinario esempio, persone coraggiose e lungimiranti come Oriana Fallaci hanno espresso con grande chiarezza». Lo scrive, in una nota, l’europarlamentare leghista Mario Borghezio, dopo che il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli ha definito le sue parole sulle idee del responsabile della strage di Oslo come «farneticazioni». «Resta – prosegue Borghezio nella nota – per chi voglia vedere un pò più in là del proprio naso, la ben motivata domanda: ‘a chi giova questa strage? Forse proprio a quelli che hanno interesse a criminalizzare, attraverso il gesto di un folle, queste idee?’».
Ma la polemica non cessa. Così poco dopo La Lega Nord ufficialmente chiede scusa alla Norvegia. E lo fa con Calderoli, che sottolinea: «La Norvegia già così duramente colpita dai folli attentati di venerdì scorso, e soprattutto ai familiari delle vittime, per le terribili e inqualificabili considerazioni espresse a titolo personale da Mario Borghezio, considerazioni che ho già definito come farneticazioni e che ribadisco essere tali».
da www.unita.
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“Tolleranti quindi colpevoli”, di Lapo Pistelli
di Lapo Pistelli, pubblicato il 27 luglio 2011 , 15 letture
L’onorevole Borghezio della Lega ha detto esplicitamente di non condividere il gesto ma di condividere integralmente le motivazioni costringendo il Carroccio a chiedere scusa al governo norvegese
attentato norvegia
Scendo dall’ottovolante dell’informazione dedicata alla terribile strage di Utoya con lo stomaco sottosopra, la convinzione radicata che l’arma della parola si consuma con poco ma lascia danni permanenti, la necessità di connettere cervello e penna prima di mettere in moto la mano.
Il mondo intero ha espresso lo sdegno, il cordoglio, la solidarietà a questo popolo pacifico e globale, che ha costruito una forma esemplare di convivenza civile, praticata con politiche di promozione dello sviluppo nel sud del mondo e adesione sincera alle campagne globali delle organizzazioni internazionali.
Il primo giorno, complici le notizie frammentate, l’emergenza delle ore che passavano e soprattutto una rivendicazione via web, i media mondiali hanno puntato la pista jihadista, lo scontro di civiltà riproposto proditoriamente nella più mite delle società.
Lo shock del norvegese, islamofobo e cristiano, giovane e biondo – da qui la facilità con la quale molte vittime sono cadute nelle mani del carnefice – ha girato di 180 gradi il faro, che ha illuminato con la stessa sicurezza il disagio delle società scandinave, il sessismo intra-familiare, la violenza sottile che promana dalle pagine di Larsson e dagli altri giallisti nordici.
Al terzo giorno, nuovo giro, nuova corsa. Fioriscono sui giornali della destra italiana le analisi che legano funambolicamente i due filoni, cercando di dimostrare che una società aperta, troppo aperta, dunque multiculturale, crea un ambiente così plurale da scatenare pulsioni violente di rifiuto. Non siamo al “se la sono cercata” come si diceva delle ragazze violentate quando indossavano gonne troppo audaci, ma poco ci manca.
Ieri, intervenendo ad una trasmissione radiofonica di successo, l’onorevole Borghezio della Lega ha detto esplicitamente di non condividere il gesto ma di condividere integralmente le motivazioni costringendo il Carroccio a chiedere scusa al governo norvegese.
La società contemporanea è ossessionata in generale dalla paura dell’anonimato, della mediocrità e dalla conseguente ricerca di un’emozione, di una scarica di adrenalina, di una ribalta che riscatti una vita altrimenti all’ombra. Ne sono riprova i contenuti di violenza succhiati in tenera età nei videogiochi, i formati tv del talent show declinati in tutte le salse, i GF, le piattaforme virtuali di socialità, perfino i suicidi e i massacri annunciati (da Columbine ad altri episodi meno conosciuti ed altrettanto cruenti). La motivazione addotta dall’assassino di Oslo («sarò ricordato come il mostro più grande») non sfugge alla regola.
Sarei tentato di dire che la politica c’entra quasi per caso, che qui c’è una psicopatologia grave che cerca una causa da sposare. Sarei tentato, se non fosse che populismi ed estremismi hanno drogato la fonte prima della politica – la parola appunto – intossicando le sorgenti con nemici immaginari, con capri espiatori, con un frasario declinato sempre nella sua forma superlativa. Si diceva in Italia, trent’anni fa, che dietro ogni violenza politica c’erano sempre dei cattivi maestri.
La diffusione della rete, delle tecnologie di comunicazione ha abbassato la soglia di ingresso nel mercato dei cattivi maestri: chiunque, con poco, può introdurre nel sistema parole, immagini, slogan, capaci di produrre effetti (in)desiderati a distanza globale. Lo sa bene Al Qaeda che utilizzò in modo macabro la rete nei primi anni della guerra in Iraq. Ma esiste sempre un’alternativa, anche per chi produce politica e informazione.
Il governo norvegese – grazie anche per questo – ha chiamato a una manifestazione di massa impressionante, silenziosa e composta, come composti erano i volti dei governanti di quel paese e delle famiglie segnate dal lutto. Ci saranno pure state pulsioni legittime per condannare Andres Breivik al più atroce dei supplizi, ma nessuno ha messo il megafono in mano ad un Borghezio norvegese.
Perché in certe circostanze non è vero che “the show must go on”. Talvolta la giostra si può e si deve fermare.
da Europa Quotidiano 27.07.11