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La civiltà dalla parte di Oslo

Lapo Pistelli, Responsabile Esteri e Relazioni Internazionali PD: “I democratici italiani sono al fianco della Norvegia, del suo governo, delle famiglie oggi colpite da un lutto inaccettabile e sono consapevoli che la maturità di questo grande Paese con la sua piccola popolazione consisterà proprio in questo. Nel non accettare il ricatto del terrorismo, nel non chiudersi nel pacifico mondo del Nord, nel continuare a spendersi per un mondo più giusto”. La Norvegia è giustamente considerata fra i Paesi più pacifici, civili e aperti al mondo. E alla causa di un mondo migliore si è sempre dedicata con passione, competenza e generosità. Dalle cause globali degli Obiettivi del Millennio allo sviluppo sostenibile, dal conflitto israelo-palestinese alla difesa della libertà politica e religiosa, (per non menzionare l’importante macchina del premio Nobel) i norvegesi, i laburisti lì al governo – nonostante la geopolitica non li obblighi in alcun modo verso latitudini lontane – si sono sempre spesi sulla base del principio di giustizia e di uguaglianza.

Eppure, proprio una società così aperta e gentile ha covato al suo interno un virus oscuro e letale, un incrocio malefico fra una forma di terrorismo fai-da-te, un atto di follia nello stile del massacro di Columbine. Questa violenza assurda colpisce proprio uno dei governi di riferimento del progressismo europeo e un campo estivo con 700 ragazzi, organizzato dal movimento giovanile del partito, al quale in passato hanno partecipato anche i giovani democratici italiani.

Nelle prime ore, e ancora sulla maggior parte dei quotidiani di oggi, campeggiava la pista jihadista. In fondo, basta essersi spesi nella grande coalizione internazionale contro l’Afghanistan di Osama Bin Laden o essersi offerti per proteggere i civili di Bengasi dalla follia di Gheddafi o, peggio ancora, avere creato una società libera e serena che sa sorridere con le proprie vignette anche delle questioni religiose per entrare nel mirino folle di uno dei tanti gruppuscoli della galassia jihadista. E una sigla sconosciuta si era pure affrettata a rivendicare il massacro.

Con il passaggio delle ore, il quadro si è chiarito nella sua forma più tragica: le vittime non erano né 5, ne 15 ma sono salite (ad ora) a 91 per la maggior parte ragazze, adolescenti indifesi. Inoltre il volto del male era quello di un ragazzo di 32 anni, biondo, alto, norvegese, l’immagine più lontana dallo stereotipo allevato in questi anni di lotta globale al terrorismo: un estremista dell’ultradestra, sedicente cristiano, islamofobico, un frutto avvelenato di una stagione politica che ha galoppato sulle paure, sui nervi scoperti delle società ricche, sulle ansie da globalizzazione. Una matrice e un movente che rendono priva di senso la sospensione temporanea di Schengen, una misura figlia della legittima paura del momento.

I democratici italiani sono al fianco della Norvegia, del suo governo, delle famiglie oggi colpite da un lutto inaccettabile e sono consapevoli che la maturità di questo grande Paese con la sua piccola popolazione consisterà proprio in questo. Nel non accettare il ricatto del terrorismo, nel non chiudersi nel pacifico mondo del Nord, nel continuare a spendersi per un mondo più giusto, nell’impegnarsi in conflitti lontani quando sono in gioco i più deboli, nel non barattare una minor libertà con una maggior sicurezza.

Anche se, in questo mondo, chi non riconosce né capisce la libertà e la diversità è sempre pronto a colpire vilmente alle spalle.

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