Giorno: 22 Luglio 2011

Bersani: «Chi è indagato faccia un passo indietro», di Simone Collini

Il giorno dopo la notizia di Filippo Penati indagato con l’accusa di aver ricevuto tangenti nel 2001 e il giorno dopo il voto in contemporanea alla Camera e al Senato sull’autorizzazione all’arresto di Alfonso Papa e Alberto Tedesco, Pier Luigi Bersani lancia due messaggi. Uno una più corta e uno a più lunga gittata. Il primo, che cade nei confini democratici o giù di lì (Tedesco prima di passare al gruppo Misto quando è scoppiata la bufera sulla sanitopoli pugliese è stato eletto al Senato con la lista Pd): «Le regole devono valere per tutti, politici, cittadini e amministratori. Se uno è indagato è corretto che faccia un passo indietro, anche se è innocente, per non coinvolgere le istituzioni ». Il secondo, a beneficio di chi addossa al Pd la responsabilità di aver salvato Tedesco dagli arresti domiciliari, forze del centrodestra e non solo: «Noi siamo abituati a tutti i mea culpa, però questa volta non ne dobbiamo fare perché siamo stati lineari e coerenti. Abbiamo detto alla Camera e al Senato che i deputati …

"Quando la questione tocca il Pd", di Stefano Menichini

Dimissioni, tuona Gad Lerner, e si riferisce a Filippo Penati. Dimissioni, chiede a grande maggioranza la rete, e si riferisce ad Alberto Tedesco. Credibilità perduta, scrive Pigi Battista, e anche qui il bersaglio è il Partito democratico. Si poteva pensare che la batosta subita da Berlusconi, il tracollo della sua maggioranza e la epocale novità sulla leadership leghista avrebbero messo mediaticamente e politicamente in secondo piano il coinvolgimento di un dirigente democratico di primissimo piano, ex braccio destro di Bersani, e anche il salvataggio (impossibile da nascondere) operato in senato in favore di un altro dirigente discusso e discutibile. Non va così, meno male che non va così, è giusto che non vada così. Il Pd deve fare i conti fino in fondo con una contiguità fra politica e affari che, al di là di questi casi personali tutti da verificare, non lo risparmia. Il tirarsi indietro rispetto ai propri incarichi è una prima misura di salvaguardia, anche personale, e sarebbe opportuna sia per Penati (che ieri si è autosospeso da vicepresidente del consiglio regionale …

"Altro che restauri, l'acciaio incombe sulla Domus Aurea", di Luca Del Fra

La residenza di Nerone, chiusa dal 2005, va in rovina. Un progetto del commissario Marchetti e dei Beni Culturali prevede 45 pali conficcati tra gli affreschi per reggere un «tetto», 3 ascensori e un museo pensile. La damnatio memoriae rischia di abbattersi nuovamente sulla Domus Aurea di Nerone: se negli anni successivi al suicidio dell’imperatore avvenuto nel 68 d.C. per dimenticarlo i suoi concittadini ne sotterrarono la reggia, stavolta a sommergerla rischia di essere una colata di metallo. È quanto prevede il nuovo progetto di restauro, che porta la firma del commissario Luciano Marchetti e lo sponsor politico del sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Maria Giro (PdL): ben 45 pali d’acciaio confitti nella carne viva delle antiche vestigia, la presenza di tre ascensori e addirittura un museo pensile. Uno stupro archeologico o, se volete, un progetto in stile Las Vegas, dai costi altissimi e non risolutivo dei problemi che hanno portato alla chiusura e al commissariamento del monumento. Dopo 19 secoli di interramento la Domus è riaperta nel 1999 grazie a uno scavo dal basso, …

"Le famiglie senza welfare", di Chiara Saraceno

Con la manovra finanziaria approvata la settimana scorsa, il reddito delle famiglie con figli è stato preso in ostaggio in vista della futura riforma fiscale e assistenziale. Solo se quest´ultima verrà approvata entro il 2013, infatti, non verranno attuate le previste riduzioni lineari dei regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale di cui possono attualmente godere le famiglie, in particolare quelle con figli. L´impatto di quelle riduzioni è fortemente regressivo: inciderebbe maggiormente sulle famiglie a reddito più modesto. Ma anche se la riforma fiscale e assistenziale venisse approvata in tempo le cose non cambierebbero molto per le famiglie con figli. La riforma, infatti, ha lo scopo non tanto di razionalizzare e rendere maggiormente equo il coacervo di istituti – oltre 400 – che si sono accumulati senza logica nel tempo. Ha lo scopo pressoché esclusivo di ridurre la spesa, ovvero di determinare un risparmio non inferiore a 4.000 milioni nel 2013 e 20.000 milioni annui a decorrere dal 2014. Un obiettivo solo mascherato dal richiamo alla libertà di scelta dei cittadini. La bozza di delega, …

"Università: ricercatori, si salvi chi può. Gli atenei non assumono più", di Mariagrazia Gerina

Sono l’unica speranza dell’università italiana. Ma la riforma Gelmini li sta espellendo in massa. Chi fugge all’estero, chi lascia la ricerca per un lavoro in azienda… Effetto dei tagli e della burocrazia: le assunzioni sono bloccate. Per bloccare l’approvazione della legge Gelmini sono saliti sui tetti, hanno smesso di insegnare, si sono aggrappati ai monumenti simbolo del paese, hanno assediato il parlamento. La storia, nelle aule di Camera e Senato, si sa come è andata a finire. Ma nelle università, a distanza di otto mesi dall’approvazione della riforma che non avrebbero voluto, che cosa sta succedendo? «Sentinella a che punto è la notte?»: lo abbiamo chiesto prima di tutto a loro, ai ricercatori italiani, precari e non, giovani e meno, che sul destino dell’università in Italia hanno vegliato forse come nessun altro. Che «fine» sta facendo l’università? E che «fine» stanno facendo loro, a cominciare dai precari? Con loro che dovrebbero rappresentare il futuro dell’università la riforma Gelmini sta mostrando il volto peggiore. Altro che le 1500 assunzioni per tre anni promesse durante la discussione …

"Le macerie del Cavaliere", di Aldo Schiavone

Fino a quando potrà andare avanti così? E cosa ancora ci toccherà di vedere prima che cali il sipario su una situazione non più sostenibile? E´ l´intero Paese a chiederselo, in questa estate di paure e di veleni. Berlusconi e, ogni giorno di più, Bossi con lui – votati allo stesso destino – sono ormai un ostacolo da rimuovere.Dopo quasi vent´anni di interminabile transizione, la nostra vita pubblica è a questo punto. Perché a null´altro ormai s´è ridotta la leadership che una volta aveva saputo conquistare un popolo (quello stesso che chiamava “gente” – una parola vergognosa, che dovremo dimenticare in fretta). Non altro è diventata che un grumo di macerie e di potere, un impasto denso di seduzione finita e di ostinazione che resiste, senza più rapporto con la realtà del Paese: frantumi di sogni non realizzati e pratiche contagiose di scostumatezza, di dismisura e di arroganza. Null´altro è ormai se non specie di tappo – potremmo davvero chiamarlo il fattore T – che comprime e soffoca un´Italia a rischio e in pericolo. La …