comunicati stampa

"La farsa del bonus bebè", di Manuela Ghizzoni e Donata Lenzi

Tutto è iniziato con una lettera: «Felicitazioni per il tuo arrivo. Lo sai che la nuova legge Finanziaria ti assegna 1000 euro? Ti invio i più affettuosi auguri per una vita lunga. Un grosso bacio». Firmato Silvio Berlusconi. Così, tra il 2005 e il 2006, migliaia di famiglie, con un fiocco rosa o azzurro sulla porta di casa, sono venute a conoscenza del bonus bebè.
“Un regalo che a distanza di anni si è trasformato in un boomerang, con lo Stato che adesso ne pretende 4000 indietro – spiegano le deputate del Partito Democratico Manuela Ghizzoni, e Donata Lenzi, che hanno interrogato questa mattina il Governo sulla vicenda – Le famiglie, per ricevere il bonus, dovevano autocertificare di non superare il reddito di 50000 Euro. L’Amministrazione non aveva però specificato se netti o lordi, e da questa grave trascuratezza è nato tutto il caos. In tanti dichiararono il reddito imponibile e oggi si vedono contestare il bonus ricevuto, il pagamento della sanzione amministrativa pari a 3000 euro e, se dovesse essere accertata la violazione del codice penale, una multa dai 5000 ai 25000 euro. È chiaro che la ‘fretta elettorale’ del Governo Berlusconi nel 2006 ha impedito di realizzare un provvedimento che prevedesse controlli ex ante e non successivi all’erogazione della provvidenza”.
“Sembra una farsa che si ripete, ma invece è la tragedia a cui questo governo ci mette ogni giorno di fronte”, commentano Lenzi e Ghizzoni, che hanno chiesto al Governo quante lettere sono state spedite o stanno per esserlo, e se davvero le famiglie dovranno restituire i 1000 euro ricevuti e, peggio, pagare le sanzioni ed ammende previste.

“Ci aspettavamo dal Governo una risposta positiva per le famiglie italiane, poiché sono state indotte nell’errore dalle generiche indicazioni disposte dall’Amministrazione o dalle informazioni ricevute agli uffici postali o al call center attivato all’uopo. La risposta a “braccio” pervenuta questa mattina del sottosegretario Carlo Giovanardi é stata, invece, di segno negativo, in virtù del presunto “danno erariale” e pertanto della obbligatorietà di recuperare il bonus concesso a chi non ne aveva “diritto”: l’ennesima prova che l’unica famiglia che interessa veramente al Governo è quella che porta il cognome del Presidente del Consiglio – dichiarano le due deputate del PD – Il sottosegretario ha parlato di 8000 lettere inviate alle famiglie, nelle quali ci si “limita” a chiedere solo la restituzione dei 1000 euro e non di 4000 euro. Dati che contrastano con le informazioni raccolte nei giorni scorsi: alle famiglie é stata recapitata una raccomandata con ricevuta di ritorno che impone la restituzione di 3999 euro, mentre le associazioni dei consumatori parlano di oltre quattromila casi soltanto in Piemonte. Sarà nostra cura inoltrare all’attenzione del Sottosegretario Giovanardi le copie delle lettere pervenute alle famiglie, che fanno riferimento a ben altro importo!”
“Le informazioni sul bonus erano generiche e rese ancora più confuse dalla lettera scritta dal Premier in persona e occorre fare piena chiarezza sulla vicenda. Alle rassicurazioni rese da Giovanardi sul fatto che non vi saranno sanzioni devono seguire atti coerenti, annunciati con chiarezza sul sito del Ministero.”
“Se le rassicurazioni di Giovanardi dovessero essere smentite, invitiamo il Presidente del Consiglio a scrivere nuovamente una lettera ai bambini nati nel 2005 e gli proponiamo fin d’ora il testo: «Felicitazioni per il tuo sesto compleanno. È il Presidente del Consiglio a scriverti per farti capire come teniamo a te e alla tua famiglia: lo sai che i tuoi genitori dovranno pagare all’erario 4000 euro? Il motivo è dovuto al fatto che nella fretta di scriverti cinque anni fa non avevo spiegato come funzionava il bonus bebè perché ero più interessato al voto dei tuoi genitori. A questo contributo che chiedo al tuo papà e alla tua mamma, aggiungo i sacrifici e i pesanti tagli alla finanza pubblica del prossimo triennio. Forse avete già preparato le valigie per le vacanze, ma prima di partire verificate se è ancora possibile sul vostro conto corrente. Dimenticavo, quest’anno cominci anche la scuola. Anche per questo ti faccio gli auguri, coi tagli che abbiamo apportato anche lì, ne hai veramente bisogno. Un grosso bacio, tuo Silvio Berlusconi»

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“Bonus bebè da restituire per ottomila famiglie”, di Valentina Melis

Ottomila famiglie sono chiamate dal ministero dell’Economia a restituire il bonus bebè da mille euro ottenuto in seguito alla Finanziaria 2006. Stanno arrivando in questi giorni, infatti, le lettere dell’amministrazione che contestano l’incasso dell’assegno per aver autocertificato in maniera sbagliata il proprio reddito: «Si contesta alla Signoria Vostra – si legge nella missiva – di avere riscosso illecitamente il bonus bebè per avere sottoscritto e utilizzato un’autocertificazione mendace al fine di percepire la suddetta somma (…). Si comunica che di quanto sopra esposto, sarà fatta apposita segnalazione alla Procura della Repubblica».

Il bonus era stato introdotto dalla Finanziaria 2006 (legge 266/2005, articolo 1, commi 331-334) per ogni figlio nato o adottato nel 2005 o per ogni secondo o ulteriore figlio nato o adottato nel 2006. Un bonus annunciato da una lettera del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, inviata ai nuovi nati del 2005, con l’indicazione dell’ufficio postale presso cui i genitori avrebbero potuto riscuotere la somma.

La contestazione arriva dopo le verifiche dell’agenzia delle Entrate sul reddito del nucleo familiare indicato al momento della richiesta dell’assegno, cinque anni fa: la norma prevedeva, infatti, che per beneficiare dell’agevolazione, la famiglia del nuovo nato dovesse avere «un reddito complessivo» non superiore a 50mila euro.

Molte famiglie hanno commesso errori nell’autocertificazione dei requisiti (non era prevista alcuna mediazione dei professionisti o dei Caf per compilare il documento): alcuni hanno indicato il reddito “netto”; altri hanno segnalato il reddito da lavoro dipendente senza considerare l’abitazione principale; altri ancora hanno incluso fra i componenti del nucleo anche familiari non a carico, che non rientrano nella composizione del nucleo fiscale (composto da familiari a carico e coniuge – non separato – del dichiarante). Così, l’amministrazione chiede ora la restituzione entro 30 giorni del bonus da mille euro ingiustamente incassato, e, nei casi in cui il giudice penale accerterà che c’è stata falsa autocertificazione, il versamento di 3mila euro (il triplo del beneficio ottenuto) come sanzione amministrativa.

Secondo Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presisdenza del Consiglio con delega alla famiglia, «su 550mila bambini nati nel 2005, le contestazioni sono 8mila». Intervistato da Radio 24, durante il programma «Salvadanaio», Giovanardi ha precisato che «chi ha ricevuto questa lettera con la richiesta di restituzione, ma pensa di aver avuto il diritto all’assegno, può farlo presente all’amministrazione. Se invece le condizioni di legge non ci sono, basterà restituire i mille euro ricevuti cinque anni fa, senza interessi». Quanto alla sanzione amministrativa da 3mila euro, Giovanardi precisa che «se la mancata restituzione e la contestazione sfociano a livello penale in una condanna, allora la sanzione dei 3mila euro può arrivare, ma sono casi limite».

«Dopo cinque anni dall’incasso del bonus bebè – spiega l’avvocato Maria Stella Anastasi della Lega consumatori – gli utenti potrebbero invocare la prescrizione. In ogni caso, sarebbe necessaria una moratoria per avere il tempo di esaminare ogni contestazione, soprattutto nell’imminenza delle vacanze estive».

dal Sole 24 Ore 22.07.11

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