L´opposizione della Lega al decreto sui rifiuti, insieme al voto di oggi sull´arresto di Papa, non è solo l´ennesimo colpo di mano di un partito ormai allo sbando e privo di bussola.Forte solo per la debolezza e l´irresponsabilità civile del partito con cui governa, il Pdl. Intorno al voto segreto su Papa si intrecciano i sussulti di un centrodestra in agonia. La difesa estrema del parlamentare imposta da Berlusconi ha già fatto crollare nel ridicolo il “partito degli onesti” evocato da Angelino Alfano. La Lega vacilla e barcolla fino all´ultimo, senza una bussola riconoscibile, e Bossi stesso è ormai un elemento di crisi.
Il no del Carroccio al decreto sui rifiuti in Campania, d´altro canto, non è solo un tentativo indecente di recuperare elettori delusi facendo appello ai loro peggiori istinti. È un intollerabile vulnus alla nazione, reso ancor più intollerabile dall´ipotesi che la maggioranza nel suo insieme ceda al ricatto. È un attacco alle ragioni che fanno di un Paese una collettività: attraversata da contrasti e tensioni, ma una collettività. Un insieme di sofferenze, di speranze, di destini condivisi. Un intreccio di storie, di passioni, di appartenenze differenti, tenute saldamente insieme dalla speranza di un futuro comune.
Il vulnus inferto dalla Lega è ancora più grave perché avviene oggi. Avviene nel momento in cui il Paese è esposto a rischi gravissimi e deve accettare una manovra economica pesantissima per farvi fronte. Nel momento in cui deve attingere a tutte le sue forze per non precipitare nel baratro in cui lo stava trascinando l´irresponsabilità del governo. Un governo che fino a ieri ha negato la gravità della crisi economica e ha irriso chi metteva in guardia dai pericoli. E che poi, costretto a dare risposte reali ai problemi, lo ha fatto in maniera socialmente iniqua: colpendo cioè le fasce medie e basse degli italiani, infierendo su pensionati e malati, e cancellando al tempo stesso dalla manovra quelli che pudicamente vengono chiamati i “costi della politica”. Ha esentato dal rigore, per dirla in buon italiano, anche gli sprechi più assurdi, anche i privilegi più anacronistici della politica. Questo ha fatto il governo di propria mano, e al tempo stesso la sua scarsissima credibilità sul piano internazionale rischia di rendere insufficienti anche gli enormi sacrifici chiesti al Paese.
Queste sono le ore che stiamo vivendo, e in questo scenario sono stati centrali – come altre volte in passato – i richiami alla responsabilità del presidente Napolitano. Ed è stata straordinaria la responsabilità con cui l´opposizione ha consentito l´approvazione a tempo di record di una manovra che pure giudicava iniqua: sacrificando anche la legittima esigenza di rendere chiara fino in fondo la propria critica e di rendere pienamente visibile il proprio voto contrario. Una prova assoluta ed estrema di responsabilità, legittimata in primo luogo o solo dalla gravità del momento.
Per tutte queste ragioni, per lo scenario generale in cui l´Italia è immersa, la sorte del decreto sui rifiuti di Napoli non è l´ennesimo e inverecondo incidente di percorso della politica ma riguarda il modo di essere del Paese. Anche questo ha compreso da tempo il presidente Napolitano, e non sono mancati i suoi richiami, puntuali e netti, all´insieme delle forze politiche.
Quasi vent´anni fa Gian Enrico Rusconi aveva scritto un bel libro che aveva un titolo amaro e lucidissimo, “Se cessiamo di essere una nazione”: con questo nodo dobbiamo fare i conti anche oggi. Lo devono fare in primo luogo le forze politiche. Sarebbe un vero segno di serietà se voci di dissenso rispetto alla indecente posizione della Lega venissero dal suo stesso interno. Venissero da quanti, all´interno della Lega, non considerano l´unità nazionale un disvalore e non hanno considerato il centocinquantesimo anniversario dell´Unità un appuntamento da disertare o da dileggiare. Ma sarebbe una lacerazione profondissima se le altre forze della maggioranza non rispondessero alla provocazione della Lega con la massima fermezza, portando comunque in porto il decreto.
Non vi sono però solo le responsabilità delle forze politiche. È in causa il Paese nel suo insieme, che ha un significato e un senso solo se fa sentire in modo forte la sua voce ogni volta che una sua parte è in difficoltà o in pericolo. Oggi deve farlo per Napoli, così come deve farlo per la sofferente e martoriata realtà dell´Aquila. E´ un dovere. Un obbligo civile.
La Repubblica 20.07.11