Dalle vacanze studio ai prof privati, si paga per un aiuto a diventare matricole. Al Ciocco, di solito, vanno in ritiro le squadre di calcio. Sampdoria, Fiorentina, qualche anno fa addirittura il Liverpool di Rush e Grobbelaar. Tra qualche giorno a ritrovarsi in quest’angolo di Toscana saranno 40 ragazzi «normali» , senza macchinone e relativo conto in banca. Anche loro in cerca della concentrazione giusta ma per una sfida diversa, i test d’ammissione di Medicina. La vacanza studio per entrare nelle facoltà a numero chiuso è l’ultima frontiera di un mercato in grande sviluppo negli ultimi anni. Formula residenziale come quella del Ciocco, 13 giorni in pensione completa a 2.690 euro. Oppure full immersion di cinque giorni (senza vitto e alloggio) a partire da 400 euro, lezioni individuali da 50 euro l’ora, corsi che durano un anno intero e possono superare i 4 mila euro. Se fino a pochi anni fa i ragazzi si limitavano a sfogliare un libro di quiz sotto l’ombrellone, magari dopo il giro di boa del Ferragosto, adesso rappresentano una fetta di mercato con numeri di tutto rispetto. Una fetta che comprende tutte le facoltà a numero chiuso, non solo quelle con il tetto fissato per legge come Medicina o Architettura, ma anche quelle con un limite deciso in autonomia dalle singole università, specie per Ingegneria, più le facoltà delle private come Bocconi e Luiss. Il totale dei candidati si aggira sui 200 mila, e di questi circa 10 mila frequentano un corso del genere. Il 5%, con una crescita costante negli ultimi anni, confermata dal numero delle imprese che continuano ad entrare nel settore. I primi a portare questi corsi in Italia, nel 1987, sono stati quelli di Alpha Test, non a caso inventori anche del ritiro al Ciocco: «L’idea— spiega il responsabile Stefano Bertocchi— arriva dagli Stati Uniti, dove i test d’ammissione esistono da molti anni. I nostri iscritti sono circa 3 mila, con un aumento del 10%ogni anno» . Tendenza simile per Sapere più che, a Milano, offre solo lezioni individuali da 50 euro l’ora. «Negli ultimi anni — spiega il responsabile Alessandro Franceschini— sono in aumento gli studenti che iniziano la preparazione con molti mesi di anticipo e non si limitano agli ultimi giorni, quando in effetti è impossibile recuperare» . Difficile trovare un mercato in espansione come questo. E infatti, come in tutti i mercati in espansione, ci sono offerte per tutte le tasche, per tutte le esigenze. Ed anche qui è arrivato il modello del low cost. Diverse università hanno cominciato ad offrire in casa lo stesso servizio. Alla Sapienza il corso che prepara ai test di Medicina dura 5 giorni e costa solo 50 euro. «È la nostra risposta — dice il rettore Luigi Frati — a quello che rischia di diventare un vero e proprio business fatto sulla pelle degli studenti» . Ma c’è anche chi ha fatto ancora di più. A Sassari il corso di preparazione è addirittura gratuito, solo un contribuito di 10 euro per il materiale didattico. Un miracolo? Forse sì. Il corso si chiama «Fuori di test» , dura 5 giorni ed è organizzato da Alfa Elica, un’associazione di studenti di medicina. «A fare lezione e simulare i test — spiega Laura Pirino, presidente dell’associazione — sono studenti, specializzandi e dottorandi della nostra facoltà. Tutti volontari, perché il nostro modello è quello di una formazione da studente a studente e l’università già così costa abbastanza» . I posti disponibili, 390, sono già tutti prenotati, ci sono altre 40 persone in lista d’attesa. «Purtroppo le aule che abbiamo a disposizione non ci permettono di accogliere più ragazzi » . Sì, è proprio così: il numero chiuso è arrivato anche nei corsi per entrare nelle facoltà a numero chiuso.
Il Corriere della Sera 19.07.11
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“TEST, QUIZ, AIUTINI VARI E PORTAFOGLIO SCUOLA-UNIVERSITÀ QUANTO CI COSTI”, di Andrea Balzanetti
Quando nel 1986 furono introdotti per la prima volta i test universitari di ammissione alla facoltà di medicina ci fu qualcuno, come spiega Lorenzo Salvia nel suo articolo (a pag. 23), che pensò alla possibilità di guadagnarci sopra. Ma probabilmente nessuno immaginava che venticinque anni dopo su quei quiz, allargati anche ad altre facoltà sia per legge che su base volontaria, potesse fiorire un mercato così florido e in continua crescita legato ai corsi di preparazione. Dati certi sul giro d’affari legato a questi test non ce ne sono. Però moltiplicando il numero dei candidati che preferiscono un «aiutino» , circa diecimila, per il costo di un corso non intensivo, circa 400 euro di media, si arriva a quattro milioni di euro. Una cifra sicuramente più bassa del reale business. Certamente nessuno obbliga i ragazzi ad iscriversi a questi corsi privati, ma la selezione, in alcuni casi molto rigida, e la preparazione spesso non proprio brillante fornita dal liceo, impauriscono le famiglie e quindi si mette mano al portafoglio. Come, malauguratamente, troppo spesso capita nel sistema scuola-università italiano con una serie di tasse «occulte» , che si sommano a quelle «emerse» , peraltro in continua crescita (+38%per quelle universitarie negli ultimi cinque anni). Tra le «occulte» la più «ricca» è sicuramente quella legata alle ripetizioni nella scuola, principalmente nelle superiori. Una tassa che sembrava sul punto di essere eliminata, ma che la reintroduzione degli esami di riparazioni ha rivitalizzato, nonostante l’obbligo per le scuole di organizzare corsi di recupero gratuiti. Un obbligo che è rimasto quasi sempre sulla carta per i soliti motivi che affliggono la nostra scuola (scarsi fondi, problemi sindacali, ecc.). Per le ripetizioni private la Nesse (un’agenzia finanziata dalla Commissione europea) ha provato a fare un po’ di conti e in Italia è arrivata ad una cifra di 420 milioni di euro l’anno. Gli esami non finiscono mai, purtroppo per il portafoglio delle famiglie degli studenti meno bravi, e per fortuna di chi organizza corsi e ripetizioni.
Il Corriere della Sera 19.07.11