La nuova fase che si è aperta nel Paese a seguito delle elezioni amministrative e dei referendum è fortemente intrecciata con un protagonismo femminile che si esprime con caratteri di grande novità. Le donne hanno votato più degli uomini nei referendum e la partecipazione attiva nella campagna per le amministrative è stata riconosciuta nelle giunte paritarie che si sono formate a seguito della vittoria del centro sinistra in tante grandi e piccole città.Si tratta, io credo, di un protagonismo molto legato alle condizioni materiali di vita delle donne che l’Istat fotografa in modo inequivocabile come una realtà di disoccupazione crescente, di dimissioni alla nascita del primo figlio, di povertà in aumento, di marginalizzazione di una forza femminile che, in particolare nelle giovani generazioni ma non solo, ha molto investito su di sè con aspettative crescenti riguardo alla propria realizzazione personale e lavorativa e si è scontrata con quel un mix micidiale di disoccupazione, regressione culturale, taglio dei servizi e del welfare, che il centro destra ha perseguito da tre anni a questa parte e di cui la manovra economica di questi giorni è l’esito più grave e drammatico. Le donne per prime hanno interpretato ed espresso un’ urgenza di cambiamento che saliva dal Paese e giustamente è stato detto che quella del 13 febbraio è stata una grande manifestazione di popolo guidata dalle donne, che hanno dimostrato che cambiare era possibile rompendo una sensazione insopportabile di rassegnazione che sembrava gravare sul Paese.
I temi che dopo il 13 sono stati discussi a Siena non riguardano solo le donne ma rappresentano i nodi che impediscono la modernizzazione e lo sviluppo economico, sociale e civile del Paese e che chiedono un’inversione di rotta radicale e risposte concrete: investire sulla maternità e sulle politiche di conciliazione, sull’innalzamento del tasso di occupazione femminile, sul merito e sui percorsi di carriera, su un nuovo rapporto tra tempi di vita e lavoro. Il punto è che questa rivoluzione, che comporta uno spostamento di priorità, cultura, risorse, non sarà possibile senza un’assunzione di responsabilità ed un protagonismo politico ed istituzionale delle donne. La frase dello spot per la manifestazione di Siena, dove una della due attrici dice all’altra «ora senza le donne non si governa» riassume bene questa urgenza.
Queste domande interrogano la politica e per primo il Pd che ha deciso di assumere il tema delle speranze di cambiamento delle donne come elemento centrale del proprio Piano nazionale delle riforme. L’innalzamento del tasso di occupazione femminile secondo gli obiettivi europei e le riforme ad esso connesse sono al centro del nostro progetto politico e sono il cuore delle proposte di legge discusse dalla Conferenza delle donne sulle quali stiamo preparando una grande campagna di mobilitazione.
La nascita di una rete, fondata sul riconoscimento reciproco da parte di diverse culture politiche e sull’autonomia del movimento stesso, è un obiettivo in cui anche tante donne del Pd sono impegnate per tradurre le ragioni, le domande e i desideri delle donne in una forza in grado di cambiare e governare il Paese.
*Portavoce nazionale conferenza donne Pd
L’Unità 10.07.11