Si cerca di risparmiare come si può: dalla tavola sempre più povera con meno frutta e pane, fino alla salute. Una famiglia su tre è costretta a ridurre il carrello
della spesa. E anche gli agricoltori pagano la crisi.
Una famiglia su tre mangia meno frutta, carne, pesce, pane e formaggi.
I primi dati del 2011 ci dicono che il consumo di frutta è sceso dell’8,7% a fronte di aumenti – spiega Coldiretti – del 14, il consumo della carne è sceso del 5% e quello del pesce del 7,5. Si mangia anche meno pane (7%). Con buona pace degli spot a favore della dieta mediterranea sulle pagine dei rotocalchi, il taglio al carrello della spesa è maggiore del tasso di inflazione registrato dall’Istat per gli alimenti: il 3 per cento tondo in più oggi rispetto al giugno dello scorso anno, l’aumento più alto dal 2008, a fronte di una flessione complessiva dei consumi del 3,6%. Evidentemente ridurre quello che si porta in tavola è più facile che comprimere le spese fisse: non si riesce a risparmiare su casa, acqua e elettricità (+4,7%) e anche la spesa per l’istruzione (2,5 in più) è incomprimibile, a meno che non si rinunci al diploma, per andare a scaricare cassette ai mercati generali, come vorrebbe il ministro Brunetta.
In attesa della stangata da manovra i redditi medio bassi degli italiani sono già in sofferenza, un’altra voce su cui si risparmia a malincuore, quella per la salute, è cresciuta – secondo l’indice dei prezzi Istat – dello 0,6 per cento inun anno, niente in confronto a ciò che ci riserva il prossimo futuro, con gli odiati ticket sulla diagnostica.
Tornando al carrello della spesa, secondo le associazioni del settore, da Coldiretti a Confagricoltura e Cia, il consumatore non ride ma anche l’agricoltore piange. «Nei campi è crisi profonda con una diminuzione dei compensi riconosciuti agli agricoltori del 20 per cento con conseguenze drammatiche sui redditi delle imprese agricole», sostiene Coldiretti che raffronta i prezzi pagati al produttore con quelli sugli scaffali dei supermercati, dove il ricarico va da un minimo di tre a un massimo di cinque volte: «Le pesche gialle vengono pagate agli agricoltori 36 centesimi al chilo, ma ai consumatori costano in media 1,95 euro al chilo, le albicocche 0,74 euro al chilo al produttore e 2,40 euro al chilo per i consumatori mentre i cocomeri passano da 0,19 euro al chilo in campo a 0,70 euro al chilo sulla tavola ed i meloni da 0,36 euro al chilo a 1,4 euro».
CARO CARBURANTI
Sui prezzi alimentari incide l’aumento della benzina – osserva la Cia – quasi tutto il trasporto dei prodotti freschi è fatto sugomma,mail prezzo finale è più alto, osserva Coldiretti, di quello del carburante.
E il prezzo del carburante non è certo destinato a diminuire visto che il governo ha deciso di appesantirlo con una nuova accisa.
L’aumento del carburante incide sul reddito degli italiani inmodo indiretto, con l’aumento dei prezzi dei prodotti trasportati e in modo diretto, con le tariffe alte dei traghetti (+53%), dei treni (+8,4) e degli aerei (+13,8) , con il pieno di benzina: la verde ha raggiunto un euro e 63 al litro, il diesel ha subito aumenti del 14%. Federconsumatori e Adusbef hanno fatto un po’ di conti, le accise pesano, fra costi diretti e indiretti per 488 euro annui a famiglia, mentre l’inflazione sui prodotti alimentari costerà in media a famiglia 251 euro. Un’estate amara che si annuncia, oltre che cara, anche a rischio disagi. Ieri hanno protestato i benzinai dell’Agip con adesioni molto alte, uno sciopero che annuncia la protesta dei distributori prevista per il 27 e 28 luglio.
da L’Unità