«Va lanciato immediatamente il messaggio che c’è un Paese unito, capace di fare sacrifici e di costruire compatto il proprio futuro».
Nel giorno più nero per l’Italia sui mercati finanziari, Romano Prodi sollecita una prova di compattezza per superare questa crisi e respingere l’attacco speculativo internazionale a cui è sottoposta l’Italia. Per l’ex presidente del Consiglio «non ci sono alternative a questo approccio. Deve emergere subito un messaggio di stabilità, di compattezza, di fiducia, condiviso da maggioranza e opposizione, assieme a tutte le istituzioni. Questo fa un Paese che festeggia i 150 anni di unità e continua insieme a costruirsi il domani».
Professor Prodi la situazione è davvero difficile.
Sono fortemente preoccupato per quello che sta accadendo. E lo sono a maggior ragione alla luce di quanto avviene negli Stati Uniti, dove i conti pubblici sono peggiori dei nostri e la situazione politica interna non è certo più coesa della nostra. Eppure non si pensa altro che ad attaccare l’Europa.
L’Italia è il Paese nel mirino più di altri?
Dopo Irlanda, Grecia, Portogallo e Spagna adesso tocca a noi subire gli attacchi, anche se ora il fenomeno sta interessando pure la Francia, come dimostra lo scossone avuto dal loro spread. Ma questo non può certo consolarci.
Che cosa sta innescando questo fortissimo e pare inarrestabile movimento speculativo?
L’Italia non brilla per il proprio rigore, ma la nostra economia non è certo al collasso, anzi, le strutture produttive sono generalmente sane e le banche sono relativamente più solide che negli altri Paesi. Eppure assistiamo a un attacco feroce, sia in Borsa che sui titoli di Stato, con lo spread verso i titoli tedeschi tornato addirittura sopra 300 punti base. Parliamoci chiaro: se non si pone rimedio si va diritti verso un baratro. Occorre una risposta coesa, ripeto, coesa, di tutto il Paese.
La manovra varata dal Governo pare sia passata inosservata.
Serve una strategia di uscita. Da un lato vanno rafforzati i contenuti della legge finanziaria: è certamente un punto debole il rinvio del cuore dei provvedimenti al 2013-2014, e dall’altro va seguita una precisa strategia che possa influire sui mercati finanziari.
Che guardano ai segnali, ai messaggi, alle aspettative…
È anche e soprattutto per quello che ritengo sia necessario rendere la manovra accettabile all’opposizione.
Sembra facile. Ma come si può fare, visto il contesto della politica italiana che lei conosce molto bene?
Vista l’urgenza, è possibile attraverso l’intesa rapida su alcuni emendamenti. Così si può portare subito la manovra in Parlamento e approvarla in tempi stretti, come giustamente sollecitato anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Questo fa una politica seria.
Che cosa dovrebbe cambiare l’impianto approvato dal Governo?
La situazione è grave, lo sappiamo tutti. E quindi serve uno sforzo straordinario da parte delle classi a reddito più elevato.
A cui si pensa di ridurre gradualmente l’aliquota massima…
A me pare un follia. Su questo punto bisogna essere chiari.
Concorderà che è difficile trovare risorse in questo momento.
Certo. Proprio per questo va varata una vera lotta all’evasione fiscale, che è enorme. Eppoi bisogna agire sulla spesa pubblica.
Anche questo sembra sia al centro dell’impianto della manovra, almeno in alcune sue parti.
Io penso a un politica strutturale di spending review, un po’ sulla falsariga di quello che fece la Commissione Giarda. La spesa pubblica nell’ultimo decennio è scappata di mano, e bisogna metterci sul serio rimedio. È noto a pochi che in dieci anni la spesa pubblica complessiva al netto degli interessi è cresciuta di oltre il 50%, passando da 479 miliardi del 2000 a 723 del 2010! La questione centrale è che i mercati finanziari internazionali devono avere la rassicurazione che questi fenomeni in futuro non accadano più.
Una misura a lungo termine, tuttavia…
Sì, ma con un messaggio che ha presa nell’immediato. E che avrebbe un forte impatto emotivo. Come lo avrebbe una seria riorganizzazione delle tasse locali dopo lo smantellamento dell’Ici. Ovunque il federalismo fiscale si basa sulla tassazione degli immobili. È chiaro che parte delle risorse liberate dovrebbero essere indirizzate alla riduzione dei costi indiretti delle ore lavorate, in modo da aiutare il rilancio dell’economia.
Sempre manovre strutturali.
Da attuare attraverso un’immediata riunione tra Governo, opposizione e Banca d’Italia in modo da dare la garanzia che tutto il Paese è pronto a fare sacrifici, affrettare il risanamento e sostenere l’economia.
La forza del messaggio, come accaduto in passato, quando a metà degli anni 90 l’Italia subì attacchi per certi versi analoghi.
Non mi stancherò di ripetere che in questo momento il messaggio di unità, sostanziale, è importantissimo, come è decisivo allontanare l’idea che si vogliano procrastinare le cure necessarie. Come facemmo in quel momento difficile del ’96, quando il mio Governo varò la tassa per l’Europa.
Lì c’era un obiettivo ben definito e decisamente “alto”.
Sì, certamente si trattava di una scelta grande e giusta. Ma il fattore vincente fu il metodo: mettemmo di fronte al Paese dei sacrifici a fronte di risultati chiari. E come sanno tutti, i soldi versati per entrare nell’euro furono restituiti.
L’estate 2011 ricorda l’autunno di quindici anni fa?
Questi problemi hanno tutti la stessa necessità, quella di essere affrontati con uno sforzo comune davvero condiviso. Se questo sarà fatto immediatamente, allora lo spread tra i nostri BTp e i Bund tedeschi si richiuderà velocemente.
Il Sole 24 Ore 12.07.11