Cominciano a uscire i numeri «veri » della manovra, quelli della relazione tecnica redatta dalla Ragioneria. Ebbene, l’intervento nel 2014 arriva a 24 miliardi di euro. Come anticipato dal Pd e da l’Unità due giorni fa, nel 2014 non si raggiungerà il pareggio di bilancio. O meglio, tutto è affidato alle deleghe, quella sul fisco e l’altra sull’assistenza, che sono ancora tutte da scrivere. Dalle tasse e dai tagli al welfare il governo punta a reperire ben 15 miliardi. Ma l’operazione non può che essere rinviata, visti i pesanti effetti sociali. Il ministro parla di riordino delle detrazioni, prefigurando un consistente taglio. Se si pensa che gran parte degli sconti fiscali sono oggi attribuiti ai redditi da lavoro, e in particolare ai carichi familiari, si ha l’idea dei possibili effetti dell’intervento. Ieri il presidente Giorgio napolitano ha ammonito sul fatto che «la legge di riforma fiscale va decisa nel momentoopportuno, va seguita da decisioni ulteriori e sicuramente da completamente economici necessari ». Come dire: l’operazione non sarà semplice. «Ma vediamo cosa decide il Parlamento», ha aggiunto Napolitano. Nonostante quello che la vulgata tramanda, non è affatto vero che l’Europa ci chiede il pareggio nel 2014: quello semmai è un impegno che ha preso unilateralmente l’Italia. E le congetture si moltiplicano sui reali intenti politici del ministro dell’Economia. Avrebbe accelerato la «cura», puntando tutto su un’ipotesi di governo tecnico, per ora assolutamente irrealistica. In ogni caso anche quei 25 miliardi insufficienti ad eliminare in modo stabile il deficit di bilancio colpiscono al cuore il Paese. C’è un maggior prelievo di circa 7 miliardi, di cui 6,5 di maggiori tasse e bolli, e il resto di entrate dai giochi. La stangata è pesantissima per gli enti locali (oltre 6 miliardi), per la sanità (5 miliardi), per i servizi pubblici, per i pensionati (un miliardo e mezzo). E anche per quel risparmio privato più volte indicato dal ministro come la vera ricchezza del Paese. Per i lavoratori è allarme rosso. Tanto che Susanna Camusso lancia un appello agli altri sindacati confederali per una mobilitazione comune. In un lettera inviata ai numeri uno di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, il segretario Cgil scrive: «Credo sia indispensabile – tenendo conto di quanto è stato detto – valutare se abbiamo una posizione comune riguardo la manovra finanziaria del governo e quali iniziative unitarie assumere. Vi chiederei di fissare insieme al più presto una riunione delle tre segreterie». Nella rete di norme imbastite in Via Venti Settembre, Tremonti continua ad accentrare il potere nelle proprie mani. Sui tagli ai ministeri – a regime di 5 miliardi – si affidano le scelte alle singole amministrazioni, ma la supervisione resta al Tesoro, che in caso di obiettivi mancati potrà autonomamente intervenire con il taglio. Sempre Tremonti assume al suo dicastero persino il fondo per la manutenzione degli immobili pubblici. Ma c’è anche un passo indietro rispetto al tremontismo della prima ora: la manovra liquida infatti Patrimonio Spa, creatura del ministro creativo. C’è da dire che è proprio Via Venti Settembre il dicastero più colpito dai tagli, che nel 2014 arrivano a oltre 1 miliardo e 300 milioni. Lo supera lo Sviluppo, che arriva a quasi due miliardi. Segue la Difesa con oltre 700 milioni, e poi Interno (263 milioni), Giustizia (124) e Trasporti (103). Per gli altri solo limature. Mano leggera sui finanziamenti ai partiti politici, che dal2013 riceveranno complessivamente quasi 164 milioni di euro, dagli attuali 171.
BANCHE Stando ai numeri della Ragioneria, dal superbollo sul deposito titoli (fino a 380 euro annuali per chi detiene più di 50mila euro) si ricaveranno 2,4 miliardi a regime. I tecnici stimano che il 26% dei correntisti ha anche un deposito titoli, dato su cui gli uffici Abi stanno ancora lavorando. La misura è particolarmente penalizzante, visto che colpisce anche i «pacchetti» in perdita. E non solo: rischia di dirottare gli investitori verso i pronti contro termine, o addirittura verso i depositi on-line. Più complesso è il caso dei fondi di investimento, che hanno diversi tipi di prelievo. L’Irap su banche e assicurazione produce invece un maggior gettito di circa mezzo miliardo. La misura è stata fortemente criticata dall’Abi, che parla di manovra con effetti negativi sul modello moderno di banca.
L’Unità 08.07.11