«Si precisa che a tutt’oggi la presidenza del consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge». Con una nota telegrafica il Colle mette fine alla ridda di indiscrezioni che davano la manovra già sul tavolo del presidente della Repubblica. Una precisazione che indirettamente rivela anche il lavorio tutto interno all’esecutivo, ancora impegnato a smussare le parti più difficili da digerire per alcune componenti della coalizione. Non è la prima volta che i testi definitivi arrivano qualche giorno dopo il varo. Ma stavolta i motivi per rivedere i dettagli sono tutti politici. Le pensioni mandano in fibrillazione la Lega, mentre sui mancati tagli alla politica anche la base del Pdl mostra mal di pancia. Insomma, la «finanziaria-monstre» non sarà un passaggio tanto pacifico: a confermarlo anche l’appello di Renato Schifani per interventi condivisi in Parlamento. Insomma, la maggioranza traballa e cerca un ancoraggio tra i banchi dell’opposizione. Da cui, però, arrivano per ora solo parole di fuoco. «Quasi la metà dei 47miliardi all’anno previsti a partire dal 2014 sono costituiti da maggiori entrate – denuncia Stefano Fassina del Pd- dai ticket sanitari, all’imposta di bollo sul deposito titoli, dall’ aumento dell’Irap delle banche alla raffica di aumenti di imposte scaricati su Regioni, Province e Comuni attraverso i decreti del federalismo fiscale ». Una stretta che porterà al record di pressione fiscale sul Pil, a quota 45%. Intanto i sindacati annunciano lotta dura. La Cgil «ha preannunciato una mobilitazione il 15del sindacato pensionati: sarà una mobilitazione di tutti i territori per le pensioni, ma anche per la sanità è sui temi della crescita». Queste le parole di Susanna Camusso al Tg3. «Saremo molti come sempre, ma con tanta rabbia in più il 15 Luglio davanti Montecitorio per protestare contro le decisioni del Governo verso i pensionati», ha aggiunto la segretaria dello Spi Cgil Carla Cantone. Camusso ha ribadito i punti più iniqui della manovra. «Quando si parla dei mille e quattrocento euro si parla di mille euro netti – ha detto il segretario – Sono le pensioni di operai, impiegati che spesso hanno raggiunto i 40 anni di lavoro, quel famoso ceto medio che bisognerebbe salvaguardare sul piano dei redditi e quindi dei consumi. Si tratta di un ceto che è stato già penalizzato con riduzioni delle pensioni che spesso gli servono anche a proteggere figli disoccupati». Per trovare risorse per fare la manovra «noi diciamo da lungo tempo innanzitutto che per prendere soldi bisogna rimettere in moto la crescita. E poi si deve prendere a chi guadagna di più», osserva ancora il segretario della Cgil che aggiunge: «Non è vero che non ci sono situazioni dove non si potrebbero trovare risorse quando il 10% famiglie italiane detiene il47%della ricchezza nazionale ». Per questo, conclude Camusso, «noi diciamo che serve un riequilibrio. Si colpisca chi ha determinato questa crisi e si utilizzino le risorse per far stare meglio chi sta peggio e per far ripartire la crescita». RINNOVABILI Quanto al merito, ieri è spuntato di nuovo il taglio agli incentivi alle rinnovabili, che era stato eliminato in consiglio dei ministri. Il governo (soprattutto i leghisti) la chiama norma salva-bollette, perché taglierebbe del 30% la componente variabile delle bollette destinata al finanziamento delle rinnovabili. «Rimettere di nuovo tutto in discussione- attacca il senatore Pd Francesco Ferrante – vuol dire togliere ogni certezza agli investitori, colpendo un intero comparto industriale nazionale e danneggiando la credibilità del nostro paese di fronte agli investitori internazionali».
L’Unità 04.07.11