Mese: Giugno 2011

"Insegnare? Professione per pochi", di Alessandra Ricciardi

Il ministero ha stimato il fabbisogno di nuovi docenti fino al 2015. Nelle università corsi a rischio. A una prima lettura, sembra tutto ok, anzi. Sapere che la scuola italiana, da qui a 4 anni, ha bisogno di 23 mila nuovi docenti da abilitare alla professione può apparire addirittura consolante, dal punto di vista delle opportunità formative ma anche occupazionali. Ma quando si leggono i dati disaggregati per grado di scuola e per classe di concorso, la percezione cambia radicalmente. Perché i 23 mila docenti che le università potranno formare fino al 2015 si traducono tra primaria e secondaria, spalmati tra matematica, lettere, inglese e lingue, storia e filosofia, latino e greco, e poi suddivisi su tre annualità accademiche, in una manciata di posti. Risicate chance lavorative che parlano di una professione in declino, in cui c’è poco spazio per nuovi docenti. In alcuni casi, come per esempio la classe 050 alle superiori, ovvero Lettere, vi sarebbero in tutta Italia solo 75 posti disponibili da occupare. Del resto, ci sono già circa 230 mila insegnanti …

"Vinto il concorso pubblico? Niente lavoro per 70 mila", di Maria Grazia Gerina

Più che l’ultima frontiera del precariato sembrano il frutto di una assurda sperimentazione sociale. Perché in quale paese normale può accadere che uno vince un concorso e poi non viene assunto? Accade in Italia, a circa 70mila più o meno giovani vincitori di concorso pubblico. Non sanno neppure loro come chiamarsi. «Vincitori non assunti. Precari anche noi», hanno scritto su uno striscione, prima di andare a Montecitorio, con una maschera da «vecchi neoassunti», a mescolarsi agli altri. Precari della scuola. Precari in presidio permanente. Almeno se dici «precario» la gente capisce. Ma come la spieghi la storia di decine di concorsi finiti su un binario morto? Come lo spieghi che ministeri, enti di ricerca, istituti di previdenza continuano persino a bandirli i concorsi mentre il governo ha deciso che non si assume più nessuno? Storia di Giulia Nicchia, 32 anni non ancora compiuti. Giulia parla tre lingue: inglese, francese, russo. Ha una laurea in Scienze Politiche, un Master in Studi europei, un dottorato. Il concorso per 107 posti all’Istituto del commercio estero, bandito nel 2008, …

"I giovani «inattivi» senza opportunità. E il 40% torna a casa", di Gabriela Jacomella

È la generazione «che quando prova a buttare il cuore oltre l’ostacolo, se lo vede rilanciare indietro» (Alessandro Rosina, professore di Demografia alla Cattolica di Milano, 42 anni). Quella che «non siamo inattivi, ma certo c’è una parte di rassegnazione, la soglia di resistenza è più bassa quando il reddito è finito» (Eleonora Voltolina, ideatrice del sito — che è anche un libro— repubblicadeglistagisti. it, 32 anni). Quella che «dovrebbe pagare la mia pensione, e invece fatica a trovare risorse per accedere alla casa, pianificare un figlio» (Chiara Saraceno, sociologa della famiglia, 70 anni). È il confronto, non i dati in sé, a togliere il fiato. Tre momenti nella storia del Paese: 1971, 1991, 2011. Una lunga corsa, dalla speranza a ridosso del boom fino all’arresto di fronte al baratro. Il quadro l’ha tratteggiato, ieri, il Sole-24 Ore. Stessi indicatori, anni diversi. E alcuni progressi incontestabili: il balzo in avanti nell’istruzione, dall’ 1%al 15%di lauree tra gli under 30. Che spiega, in parte, quel 71,6%di «inattività» (chi, pur senza lavoro, non lo sta cercando) tra …

"Il vuoto sotto gli slogan", di Marcello Sorgi

Cos’è, cos’è diventato nell’Italia del 2011 un accordo di governo che prevede impegni e scadenze stringenti e un programma concordato da rispettare? Se Berlusconi si fosse posto subito, domenica, questa domanda, invece di tirare platealmente un sospiro di sollievo perché Bossi aveva scelto di nuovo la strada del «penultimatum», non si sarebbe trovato ieri a fare i conti con un alleato impossibile da accontentare e con il Capo dello Stato che richiama il governo alle proprie responsabilità. Bastava semplicemente guardare con attenzione ciò che è successo sul pratone di Pontida e che molte tv, non la Rai, hanno trasmesso in tutte le salse. Un leader malandato, esausto, quasi privo di forze e del tutto a corto di argomenti, che appoggiandosi a malapena sugli altri oratori chiamati sul palco snocciola una serie di proposte alla rinfusa, roba trita e ritrita a cui lui stesso non sembra più credere. Ma davvero Bossi ritiene ancora, dopo venti e più anni in Parlamento, che la gente del Nord beva la storiella del taglio dei parlamentari e dei loro stipendi? …

"La trincea del colle", di Aldo Schiavone

Il Capo dello Stato è ormai l´unico punto fermo nella politica estera della nostra Repubblica. Il solo che cerchi di sottrarre la presenza internazionale dell´Italia, il suo ruolo e il suo profilo, a un gioco al massacro di annunci, di sotterfugi e di strumentalizzazioni al quale mai prima d´ora ci era toccato di assistere. L´evidenza di questo dato di fatto – che fuori d´Italia, a cominciare dalla nostra stessa diplomazia, è ormai una realtà indiscutibile – è una prova ulteriore del punto cui si è arrivati, e dei rischi che sta correndo il Paese in questi mesi. Il pacato ma assai fermo richiamo di Napolitano al rispetto dei nostri impegni in Libia, sanciti peraltro da un voto del Parlamento, è l´ultimo intervento, ma non certo il meno importante, in questa azione di puntellamento, di correzione e di supplenza d´autorevolezza – ma non certo il meno importante – resosi indispensabile dopo i proclami domenicali di Pontida. Che un Roberto Maroni in veste d´agitatore molto più che di ministro abbia poi cercato d´ignorarlo, ribadendo la posizione bossiana, …

Dl sviluppo. Pd, il governo crea precariato nella scuola

Ingiusta esclusione dalle graduatorie di 20mila docenti. “La modifica fatta dal Governo al maxiemendamento che riguarda il mancato inserimento nelle graduatorie dei docenti già abilitati o che si stanno abilitando, è molto grave, nel merito e nel metodo”. Lo dice Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Cultura della Camera. “Sono 20.000 – prosegue Ghizzoni – i giovani che hanno frequentato dal 2008 i corsi abilitanti promossi dallo Stato in Scienze della Formazione primaria, in Strumento musicale e in Didattica della musica, ai quali però non è concesso l’inserimento nelle graduatorie dalle quali si attinge per assegnare le supplenze annuali e, soprattutto, per entrare di ruolo. Un atteggiamento irragionevole soprattutto alla luce del fatto che il Governo, in questi tre anni, si è prodigato nel tagliare ben 87mila posti ma certo non ha impiegato la stessa determinazione nel definire le nuove modalità per il reclutamento. Pertanto, se ancora oggi si entra in ruolo solo attraverso le graduatorie è profondamente ingiusto che giovani formati alla professione ne siano esclusi. La scelta del Governo di abilitare dei docenti …