Il leader pd: si riparta dalla nostra proposta, il ddl Mastella sarebbe un passo indietro
Rosy Bindi a Repubblica Tv: non saremmo mai a favore di norme contro la stampa
«Il bavaglio alla stampa non si può mettere», avverte Pier Luigi Bersani. «In nessun modo va impedito alla magistratura l´uso delle intercettazioni», aggiunge. Allora come si spiegano le parole pronunciate dal segretario del Pd alla fine della direzione? «Non vengano divulgate le conversazioni che non ha senso divulgare, che toccano la privacy senza aver pertinenza nelle indagini. Su questa base siamo pronti al confronto», aveva detto Bersani. Il come raggiungere l´obiettivo tiene ancora lontani centrosinistra e centrodestra. I paletti democratici non possono piacere a Berlusconi. No al ddl Mastella proprio ieri invocato dal Cavaliere perché «sarebbe un passo indietro». Sì al disegno di legge Finocchiaro-Casson che modifica la norma attuale solo in punto.
Quale lo spiega Felice Casson, ex pm oggi senatore del Pd. «La tutela della riservatezza viene affidata a una sorta di filtro preventivo sempre nell´ambito degli uffici giudiziari. Un controllo ulteriore del pm e del Gip che toglie le intercettazioni senza rilevanza penale prima del deposito degli atti». Ma non c´è già una norma su questo? «Sì – risponde Casson – . I magistrati dovrebbero rileggersi bene le migliaia di carte e non sempre lo fanno. Con la legge in vigore se qualcosa sfugge non ci sono sanzioni. Nella nostra proposta è prevista invece la sanzione disciplinare grave». Questa è la linea del Pd. Bersani ha dovuto sottlinearla per non lasciare spazio ad equivoci dopo i complimenti del ministro Alfano alla sua apertura della mattina. «Per me non è la priorità – spiega il segretario democratico – . Come su molti altri temi abbiamo le nostre idee, depositate in Parlamento a disposizione della maggioranza. Non siamo quelli che dicono no senza avere una loro proposta. Sulle intercettazioni come su molti altri temi. Ma il confronto parte da lì, non dalle iniziative di Berlusconi».
Il disegno di legge Mastella però è un cuneo che il centrodestra può infilare nelle pieghe dell´opposizione. Beppe Fioroni lo ha richiamato «ma per dire che non si può ragionare sui blitz berlusconiani». Detto questo, il dirigente di Modem ricorda che il progetto di legge dell´ex Guardasigilli fu votato nel consiglio dei ministri del governo Prodi. «Con un voto unanime, dalla Margherita a Rifondazione». A questo punto solo Massimo D´Alema sembra sostenere quella vecchia proposta. Ma è un nome pesante. Due giorni fa il presidente del Copasir aveva stoppato l´ipotesi del decreto. E pragmaticamente aveva fatto osservare: «È troppo tardi per una legge». Ma la sua difesa del progetto Mastella era stata chiara: «Un testo molto equilibrato». E non aveva lesinato dubbi sulle conversazioni pubblicate dai giornali in questi giorni: «Leggiamo una valanga di telefonate che nulla hanno a che vedere con vicende penali e sgradevolmente riferiscono cose private». Sono parole pronunciate molto prima del contropiede berlusconiano sul provvedimento Mastella. Ma restano agli atti.
Anche Bersani legge le intercettazioni sulla P4. E pur essendo favorevole a un futuro filtro, non condanna i giudici di Napoli. «Non so dare una valutazione su quelle conversazioni. Non posso dire quali siano utili e quali non lo siano. Se i magistrati le hanno messe agli atti significa che hanno un peso, un valore», dice il segretario. Quindi dal Pd «nessuna apertura», precisa Andrea Orlando, responsabile giustizia. Anna Finocchiaro invita a partire dal suo testo: «Senza riesumare vecchie proposte – avverte riferendosi al ddl Mastella – . E sapendo che questa legge non è la priorità». A Repubblica tv Rosy Bindi dice: «Se si dovesse parlare di una legge bavaglio il Pd non sarà mai disponibile». È un fuoco di sbarramento che non ammette repliche. Che s´infittisce dopo i commenti favorevoli di Angelino Alfano alle parole di Bersani. Parole che rappresentano «una trappola» per i democratici. Certo, c´è il rischio di uno smottamento interno, se davvero andrà avanti il progetto Mastella. Il ricordo di un governo Prodi compatto e di un voto alla Camera, in quella legislatura, arrivato all´unanimità rischia di rendere più difficile la resistenza del centrosinistra. Ma ormai quel testo è «superato», osserva Donatella Ferranti, «dopo un dibattito lungo due anni su nuove idee». E oggi, con l´inchiesta P4 in corso, «c´è bisogno di più trasparenza e più legalità», aggiunge.
da La Repubblica