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"Prepariamoci al dopo Gelmini", di Fabrizio Dacrema

I recenti risultati elettorali ci dicono chiaramente che una fase politica è ormai alla fine. Quali che siano i tempi della transizione, questo governo, ormai ridotto al galleggiamento balneare, ha imboccato la strada del declino irreversibile. Il vento del cambiamento vede protagonisti soggetti e temi che sono stati al centro delle mobilitazioni contro le politiche del governo su scuola, università e ricerca. Dobbiamo prepararci al dopo Gelmini, consapevoli che ci attende un’opera di ricostruzionen profonda in un contesto molto difficile, segnato da una quadro finanziario pesante (prevista una manovra da 40/45 miliardi entro il 2014) e da una situazione politica ancora priva di una chiara alternativa pronta a prendere le redini del governo. Elezioni comunali e referendum ci insegnano che si vince dove e quando si realizza una vera e propria riattivazione sociale e politica dei cittadini attorno proposte realmente condivise, costruite attraverso il confronto e la partecipazione attiva.
Su questa lunghezza d’onda stanno muovendosi gli Stati Generali della Conoscenza (www.statigeneralidellaconoscenza.it), nati dall’intuizione che in questa fase è prioritario dare voce ai protagonisti di scuola, università e ricerca e ai soggetti interessati alla loro funzione sociale e civile. Un’apertura essenziale alla partecipazione e al confronto che ha unito nel Comitato Promotore oltre 30 organizzazioni (nel blog è reperibile il documento di base con i soggetti che lo hanno sottoscritto) e ha permesso di far prevalere le capacità di ricomporre, tenere assieme, fare rete, oltre gli steccati e le divisioni.
Queste scelte spiegano il successo del primo appuntamento nazionale degli Stati Generali della Conoscenza, tenuto a Roma il 17 e 18 maggio scorsi, che ha visto una partecipazione superiore alle più ottimistiche previsioni: più di 800 le persone (studenti, docenti, ricercatori, lavoratrici e lavoratori precari della conoscenza, dottorandi, genitori insieme ai rappresentanti di associazioni impegnate nella cultura e nel sociale) sono state presenti a entrambe le giornate, partecipando ai lavori in plenaria e ai seminari. L’ampia partecipazione e la ricchezza dei punti di vista che si sono espressi nel corso delle due giornate di lavoro hanno prodotto una prima elaborazione sullo stato della conoscenza del nostro paese e sulle prospettive di cambiamento. Si tratta ora di proseguire il percorso e di ampliare le alleanze sociali sul tema della centralità della conoscenza. Si deve sviluppare il nucleo propositivo iniziale, contenuto nel documento di base e nei report dei seminari, attraverso iniziative articolate, tematiche e/o decentrate, finalizzate ad approfondire i nodi individuati e a definire proposte e azioni utili.
Le iniziative si svilupperanno fino all’autunno e vedranno il coinvolgimento delle organizzazioni promotrici presenti nelle diverse realtà. Successivamente il Comitato promotore nazionale farà convergere elaborazioni e proposte in un altro appuntamento nazionale con l’obiettivo di mettere in campo una piattaforma condivisa sui temi della conoscenza. Emerge l’esigenza di una nuova visione sui temi della conoscenza, fondata sulla consapevolezza che oggi il diritto al sapere è il diritto di ogni persona ad apprendere lungo tutto il corso della vita. L’apprendimento permanente è sempre più la chiave di accesso ai principali diritti di cittadinanza (dal lavoro alla partecipazione attiva alla vita politica) e lo strumento per fronteggiare i problemi della modernità (dall’innovazione continua
all’intercultura).
L’apprendimento permanente è anche la nuova prospettiva per ripensare i sistemi formativi. La formazione iniziale non può più essere considerata un percorso esaustivo cui seguono aggiornamenti nel corso della vita adulta. Le conoscenze aumentano in modo straordinario e mutano sempre più velocemente, le competenze deperiscono rapidamente. Solo l’apprendimento permanente permette di non trovarsi nel corso della vita privi del bagaglio di competenze sufficienti per orientarsi nella complessità sociale, per trovare e tenere un lavoro o per riconvertire la propria professionalità. Il primo compito della formazione iniziale diventa allora assicurare a tutti la capacità di apprendere per tutto il corso della vita, una formazione culturale di base che attivi in ogni persona un’autonoma capacità di apprendere. I lavori del Forum Nazionale degli Stati Generali della Conoscenza si sono poi sviluppati lungo quattro direttrici di cambiamento:
• potenziare gli strumenti del diritto allo studio: legge quadro e definizione dei livelli essenziali di prestazione, piano straordinario per l’edilizia scolastica, case dello studente, strutture universitarie e per la ricerca pubblica, nuovi strumenti universali di welfare (contributi economici e servizi pubblici) capaci di sostenere l’effettivo accesso ai saperi e alla cultura, politiche di welfare universalistiche contro la precarietà lavorativa;
• costruire sistemi pubblici, integrati e decentrati, che valorizzino l’autonomia delle istituzioni della conoscenza e ne favoriscano l’interazione con le autonomie locali e i soggetti sociali: reti tra i soggetti coinvolti nei processi formativi, legge quadro per l’apprendimento permanente, certificazione delle competenze comunque acquisite;
• cambiare il modo di fare scuola: attivazione dei soggetti che apprendono, didattica laboratoriale, sviluppo di competenze attraverso la soluzione di “compiti di realtà”, profonda revisione dei curricoli, ricerca didattica, formazione iniziale e continua degli insegnanti, valutazione di sistema;
• promuovere politiche formative che assicurino ad ogni persona una solida formazione culturale di base e professionale e che puntino all’innalzamento diffuso dei livelli di istruzione e formazione per superare il deficit cognitivo del sistema produttivo italiano e per promuovere qualità e innovazione.
Su questi temi le oltre trenta organizzazioni che hanno promosso gli Stati Generali della Conoscenza continueranno il lavoro comune di ricerca ed elaborazione nella convinzione che non esistono autosufficienze, specie se l’obiettivo non è la sola testimonianza, ma l’avvio di un effettivo processo di cambiamento. Occorrono convergenze e alleanze, le forze interessate alla ricostruzione della scuola pubblica devono realizzare la “massa critica” sufficiente a vincere le resistenze al cambiamento. Una nuova convergenza delle forze sociali sui temi della conoscenza sembra il modo per riuscire a spostare il baricentro dell’interesse pubblico più sui temi del futuro e delle prospettive delle nuove generazioni, in un contesto dove stanno prevalendo gli interessi a breve, sia in campo economico che
politico.

da ScuolaOggi 24.06.11