Le Regioni disertano l’incontro con il governo perché non dice quello che sa e loro devono apprendere dai giornali dei tagli che si stanno abbattendo sui bilanci degli Enti locali. L’Unione europea incalza perché si riduca in fretta il debito. Confindustria preme perché si faccia la manovra altrimenti ai 43 miliardi (erano 40 fino all’altro ieri) già previsti ne andranno aggiunti altri 18. I sindacati levano gli scudi contro l’ennesimo “ritocco” alle pensioni: l’età per andarci aumenta per tutti, non solo per le donne del settore pubblico di cui già si sapeva, ma per uomini e donne d’ogni dove. Il terzo settore protesta in piazza contro i tagli al Welfare: quelli che ci sono e quelli che arriveranno visto chei Comuni, primi distributori di servizi sociali, dopo essere stati massacrati con la finanziaria dello scorso anno, con questa manovra sono chiamati a contribuire per altri 3 miliardi. In pratica piovono tagli, sforbiciate che fanno a pezzi l’Italia delle favole, quel paese in cui tutto va meravigliosamente bene su cui si è molto soffermato il premier Berlusconi nei giorni scorsi parlando al Parlamento. Il varo del decreto è atteso per il 28-29 giugno, data della prossima riunione del governo. Entro il 5 agosto le Camere dovranno licenziarlo.
UN’ALTRA RIFORMA Nella lista degli interventi in cantiere spicca quello sulle pensioni. In sintesi si va verso l’aumento dell’età di vecchiaia per le donne nel settore privato e verso l’ anticipo dal 2015 al 2013 della riforma che lega l’età di pensionamento all’aspettativa di vita. Ancora: aumento dei contributi dei collaboratori, formalizzazione dell’aumento dell’età per il pensionamentodi anzianità nel 2013(e possibile anticipo a metà del 2012). È un’altra riforma, dopo quelle già fatte, che scarica sui lavoratori una bella quota del prezzo da pagare. E le donne pagheranno di più: si sta lavorando a una norma perché anche per loro l’età per la pensione salga a 65 anni, come gli uomini, anche nel privato. Le donne che lavorano nella pubblica amministrazione adesso vanno a 61 annimadal 2012 è previsto uno “scalone” che le porterà direttamente a 65. La riforma dell’anno scorso, inoltre, prevede che dal 2015 si possa aumentare l’età per l’accesso al pensionamento legandola all’aspettativa di vita. Il primo scalino non potrà superare i tre mesi ma gli scalini successivi (triennali a partire dal 2019) potrebbero essere anche di quattro mesi. La riforma all’ inizio non porta risparmi consistenti (1,2 miliardi nel complesso nei primi due anni, quindi se si anticipasse si otterrebbero tra il 2013 e il 2015) ma a regime (nel 2020 o nel 2018 a seconda di quando la si fa partire) varrebbe circa 1,6 miliardi l’anno. I sindacati non ci stanno, «già dato », dicono. La leader della Cgil Susanna Camusso afferma: «È un’idea del tutto recessiva e non utile per il paese, con un accanimento contro le donne». Prima Tremonti deve tagliare i costi della politica, dice il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni. E per il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, l’ipotesi è «sbagliata». Anche il segretario dell’ Ugl, Giovanni Centrella, spiega: «così si perseguitano gli onesti». Semplicemente «vergogna» è il messaggio dello Spi, il sindacato dei pensionati dela Cgil. Invece secondo la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, l’ipotesi «è unpunto importante che da credibilità alla manovra ». «Per fare cassa il governo si appresta ancora una volta a colpire il sistema pensionistico producendo nuove iniquità sociali», afferma il capogruppo Pd nella commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano. E ricorda che governo lo aveva già fatto innalzando a 65 anni l’età pensionabile delle donne del pubblico impiego, «senza peraltro utilizzare le risorse risparmiate a vantaggio dell`occupazione femminile e della conciliazione tra tempi di lavoro e di vita».
L’Unità 24.06.11