Ordini, consigli e indicazioni di voto: l’atteggiamento di Luigi Bisignani, nelle telefonate intercettate, è quello di un ministro, un sottosegretario o un leader di partito. Così, ad esempio, in una telefonata a Italo Bocchino e poi a Cirino Pomicino sollecita il passaggio di un emendamento per il finanziamento dei parchi che interessava al ministro Stefania Prestigiacomo. «Mi raccomando in commissione…» , quasi intima Bisignani ai suoi interlocutori.
Si comporta come un ministro o un sottosegretario, un capogruppo parlamentare, un leader di partito. Invece non è niente di tutto questo, né riveste alcun incarico. Ma dà tanti e tali ordini, consigli e indicazioni di voto che per i pubblici ministeri di Napoli è al centro di un’associazione segreta «diretta a interferire sulle funzioni di organi costituzionali, amministrazioni pubbliche, enti pubblici» e altro ancora. Come? Gestendo informazioni e conoscenze. Spiega ai magistrati il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta: «Luigi Bisignani è persona estroversa, brillante, e ben informata… È amico di tutti, è l’uomo più conosciuto che io conosca. Bisignani è un uomo di relazione» . Niente di strano se non ci fosse quel principio— ricordato dagli inquirenti nella loro richiesta d’arresto per il manager dai mille legami— secondo cui «conoscere ed avere informazioni che altri non hanno è la premessa indispensabile per esercitare il potere» . Anche quello occulto gestito dall’uomo d’affari che quasi ogni giorno interferiva sulla politica di istituzioni e partiti, secondo la prospettazione dell’accusa. Le informazioni riservate di Bisignani riguardano anche il presidente del Consiglio, come si evince dalla telefonata tra lui e la deputata del Pdl Michaela Biancofiore la sera di domenica 16 gennaio 2011. Lui, tifoso laziale, comincia a parlare di calcio, e subito dopo lei accenna a «una cosa importante» che riguarda il figlio di Ilda Boccassini, il procuratore aggiunto di Milano, titolare dell’inchiesta per concussione e prostituzione minorile a carico del premier. Sembra l’anticipazione di una notizia che pochi giorni dopo uscirà su Il Giornale, tanto che i pm chiosano: «Bisignani è riconosciuto come un punto di riferimento al quale riconnettersi affinché determinate informazioni, per così dire infanganti, possano trovare un canale attraverso cui essere propalate» . Ma in quella telefonata c’è dell’altro. Berlusconi è appena apparso in tv per dire che nelle sue feste ad Arcore non accadeva niente di male, annunciando di avere «uno stabile rapporto di affetto» con una donna dopo la separazione dalla moglie. Commenta Bisignani: «Adesso io spero che su questa fidanzata, così come abbiamo detto stasera, cada proprio il silenzio assoluto, che non si deve sapere mai chi è la fidanzata… Noi dobbiamo assolutamente preservare la privacy di questa signora» . La Biancofiore avverte che la caccia è già cominciata, e mostra di conoscere l’interessata. Ancora Bisignani, riferito al videomessaggio di Berlusconi: «Se non ci fosse stata ’ sta cosa della fidanzata era perfetto» . Poi di nuovo un accenno — secondo chi intercetta— alla vecchia storia del figlio della Boccassini, utile a screditare il magistrato. La Biancofiore dice: «Poi domani ti dico quell’altra cosa che vabbè… me ne sono pentita, però… Sai com’è. Come dire (ride)… Uffa (ride)… Ciao» . Con il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, Luigi Bisignani mostra confidenza e «una notevole capacità di influenza sulle stesse modalità di esercizio delle sue funzioni ministeriali» , accusano gli inquirenti. A lei, nel dicembre scorso, l’uomo d’affari rivela che il pm napoletano Woodcock lo controlla. Lei domanda perché, e lui: «Non saprei» . Reazione della Prestigiacomo: «Se ti controlla ti segue, ti da… Mamma mia!! Ma come si può vivere così? Se escono le intercettazioni con me mi rovini!» . Bisignani prova a rassicurarla: «Io cerco di stare sempre attentissimo al telefono» . Nonostante la prudenza, però, alcune sue conversazioni ritenute interessanti dai pm restano incise, sia con il ministro — per la quale ha segnalato al prefetto di Roma «la presenza di cinghiali all’interno di una scuola frequentata dalla figlia» , ma il prefetto l’ha dirottato sulla Guardia forestale — sia con alcuni suoi amici. Come l’onorevole Italo Bocchino, al quale in un messaggio telefonico del 4 novembre scorso Bisignani diceva: «Sui parchi mi raccomando in commissione, ora» . E Bocchino: «Tranquillo» . C’era il problema di votare un emendamento per il finanziamento dei parchi, che interessava la Prestigiacomo, alla commissione Bilancio della Camera, e Bisignani chiama anche l’ex ministro Paolo Cirino Pomicino il quale— spiega alla persona che ha davanti a sé — «governa quelli dell’Udc in commissione» . E quando l’ex potente democristiano risponde, Bisignani quasi ordina: «C’è l’emendamento Fallica… sui parchi. Perciò parla con quello perché è una cosa importante… che deve passare» . Cirino Pomicino: «Eh… Mò chiamo» . In una conversazione dell’ 11 novembre, Bocchino dice a Bisignani che Berlusconi «si deve dimettere… mò deve decidere lui, come e quando» , ma poi promette: «Risolvo Tremonti e Prestigiacomo» . Con i pubblici ministeri lo stesso Bocchino ha ammesso di aver assecondato le richieste del manager: «Non ebbi difficoltà ad accogliere le sue indicazioni poiché coincidevano con l’interesse politico del gruppo Futuro e libertà, e cioè mettere in difficoltà il Pdl facendone venire a galla i contrasti interni. Bisignani caldeggiava gli interessi di alcuni ministri non “tremontiani”, cioè la Gelmini, la Prestigiacomo e Frattini» . Proprio a Bocchino, Bisignani attribuisce la prima fuga di notizie che lo mise in guardia sull’inchiesta napoletana a suo carico. Su questa vicenda, che per i magistrati è centrale, tutti gli interessati negano. Almeno finché possono. Nell’interrogatorio del 14 febbraio, Stefania Prestigiacomo ha detto: «Escludo che il Bisignani mi abbia mai potuto riferire di aver appreso di essere intercettato da parte del dottor Woodcock» , ma appena lette le trascrizioni delle conversazione intercettate s’è dovuta correggere: «Ricordo che il Bisignani mi disse di aver appreso di essere intercettato…» . E il sottosegretario Letta, dopo aver garantito che «con Bisignani intrattengo rapporti di amicizia, che io gestisco in modo istituzionale e corretto, come con ogni altro» , informato delle intercettazioni ha messo a verbale: «Non escludo che mi abbia potuto dire che era oggetto di attenzioni da parte dell’autorità giudiziaria; sicuramente non mi ha detto che era intercettato, e che era Woodcock che lo intercettava. Posso aver detto al Bisignani di non parlare troppo al telefono, visto che lui è piuttosto facondo» . Dal governo nazionale, a quello locale. Interrogato come testimone, l’ex capo di gabinetto del sindaco di Roma Alemanno, Maurizio Basile— oggi amministratore delegato dell’Atac, l’azienda dei trasporti pubblici — ha dichiarato: «Non c’è dubbio che Alemanno ascoltasse le indicazioni del Bisignani, compresa la mia nomina, tuttavia non so spiegare come mai il Bisignani potesse vantare tale indubbio “potere contrattuale”sul suddetto Alemanno» . L’ex braccio destro del sindaco del centrodestra ricorda che durante una cena «Bisignani fece parlare al telefono Alemanno e Briatore, e ho potuto apprendere da tale conversazione che il Briatore spiegò ad Alemanno che non c’era alcun interesse reale delle società costruttrici di auto a fare il Gran premio di Roma… In un’altra occasione il Bisignani mi chiese di dare il numero di Briatore ad Alemanno, e si parlò della valorizzazione delle aree dell’Eur che doveva conseguire a tale Gran Premio» . Ma tra tanti affari gestiti su scala nazionale e locale, il chiodo fisso degli interessi dell’uomo d’affari sembrano sempre le notizie sulle inchieste giudiziarie. Quelle che riguardano lui e quelle sulle persone con cui si «relaziona» . In un’intercettazione con l’ex magistrato oggi deputato del Pdl Alfonso Papa, Bisignani parla del «toscano» , e ai pubblici ministeri ha spiegato: «È sicuramente l’onorevole Verdini… Ripeto che il Papa si era impegnato a interessarsi e a prendere informazioni sulle vicende giudiziarie riguardanti il Verdini medesimo» . Così tanto impegnato che in un colloquio del settembre scorso col carabiniere Enrico La Monica oggi latitante, Papa lo striglia: «Mettiti insomma,
questo ramo napoletano della P3 così… tiriamo in ballo pesantemente anche Caliendo (sottosegretario alla Giustizia, indagato nell’indagine romana chiamata P3, ndr)… Noi dobbiamo cercare di sapere quanto più è possibile… Tu questa settimana ti devi proprio concentrare al massimo su questa storia… È importantissimo, hai capito?» . La Monica ripete più volte: «Va bene» ; ma Papa insiste: «Mi raccomando, Benevento e questa cosa napoletana» .
Il Corriere della Sera 21.06.11
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«Ho un gossip su Vietti» Le assunzioni e i ricatti Le informazioni garantite dagli uomini dei Servizi
In cambio di nomine e assunzioni, Luigi Bisignani poteva contare sulla fedeltà di uomini dei servizi segreti e delle forze dell’ordine. Ottenendone informazioni che, secondo l’accusa, lui e il deputato del Pdl Alfonso Papa hanno usato per mettere in piedi una formidabile rete «informativa» per condizionare, anche con il ricatto, imprenditori e rappresentanti delle istituzioni. Scrivono i magistrati, a mo’ di esempio: «Risulta che il generale Poletti, vicedirettore dell’Aise (il servizio segreto militare, ndr), abbia legami e consuetudine di frequentazione consolidata con Papa con il quale è solito incontrarsi e “appartarsi”nei locali della libreria Feltrinelli di Roma con sistematica cadenza settimanale. Papa utilizza, ma sarebbe meglio dire ostenta, tali suoi legami o meglio la prospettazione di tali suoi effettivi legami come strumento di pressione nei confronti delle vittime» . I vertici degli 007 e il Copasir A proposito dell’ormai nota visita del direttore dell’Aise Adriano Santini a Massimo D’Alema, presidente del Comitato di controllo sui Servizi, accompagnato proprio da Bisignani, i pubblici ministeri hanno raccolto informazioni diverse e in alcuni punti contrastanti. Santini diceva che Bisignani gli aveva riferito che D’Alema «aveva piacere» di conoscerlo, D’Alema che Bisignani chiamò il suo ufficio per chiedere l’incontro, Bisignani che l’interessamento gli fu proposto da Italo Bocchino, circostanza negata fermamente da Bocchino. Divergenze anche sulla data: Santini sosteneva che l’incontro avvenne prima della sua nomina, mentre secondo D’Alema i due si videro a designazione già avvenuta. Alla fine il generale Santini ha ammesso: «Può darsi che io ci sia andato dopo la nomina ma prima della formale investitura» . Ciò che più interessa i pubblici ministeri, però, è la parte di deposizione in cui il capo del servizio segreto militare dice: «Mi si chiede come mai accettai di andare al primo appuntamento a casa del Bisignani; vi rispondo che non lo conoscevo e che decisi di andarci perché “avevo letto il suo nome sui giornali”e sapevo che era un uomo influente» . In una telefonata con il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro dell’ 8 ottobre scorso, Bisignani parla dei lavori del Copasir, il Comitato guidato da D’Alema. Dice Pecoraro: «Ho saputo che il Copasir vorrebbe parlare di quella cosa che… niente… il nostro (sembra dire) amico… non l’amico mio… ecco perché ci sta quel casotto al Copasir… Cioè praticamente… il presidente del Consiglio…» . E Bisignani: «Sì, sì, ho capito perfettamente» . Secondo i magistrati «appare inquietante che i due parlino dell’ordine del giorno del Copasir, se si pensa che il Bisignani è soggetto assolutamente estraneo alle istituzioni dello Stato» . Chiamato a spiegare quella conversazione, il prefetto Pecoraro ha dichiarato che lui e l’uomo d’affari si riferivano «alla vicenda inerente alle dichiarazioni del figlio di Ciancimino su De Gennaro e Narracci, e cioè al fatto che il Ciancimino avesse detto che il “signor Franco”(presunto anello di congiunzione tra servizi segreti e mafia, ndr) era il mio amico Gianni De Gennaro» . Notizia, questa, divenuta pubblica a dicembre con l’inchiesta per calunnia a carico del figlio dell’ex sindaco mafioso, mentre la telefonata è di ottobre. Il ricatto a Vietti del Csm È l’ 11 settembre 2010 quando viene intercettata una telefonata tra Papa e Bisignani. Papa: «Martedì sarò pronto, ho fatto tutto e tutto a posto, c’avevo un pettegolezzo su Vietti enorme… ti ho mandato pure il messaggio per Dagospia» . Bisignani: «Non l’ho visto, quando me l’hai mandato? » . Papa: «Ieri mattina, tanto ti frego perché nonostante le tue tecniche sappi che quando accendi il telefono lo so in tempo reale… Allora praticamente giovedì sera al ristorante “I Pazzi”Michele Vietti ha offerto una serata a quattro avvenenti ragazze che risultano lavorare all’ufficio legale delle Poste… la serata è stata organizzata dal suo segretario Enrico Caratozzolo» . Bisignani: «Ahhh…» Papa: «Hanno organizzato per la settimana prossima una festa privata in casa Vietti dove ogni ragazza dovrà cucinare una pietanza» Bisignani: «Fantastico… ufficio legale eh?» . (…) Papa: «Va bene però non scopriamo poi troppo la fonte sennò… eh ehe hai capito…» . (…) Bisignani: «Bravo… fantastica» . Papa: «I dettagli della serata possono essere pure quelli interessanti?… Che cosa si sono detti, però ah no…» . Bisignani: «Con la scollacciata insomma» . Papa: «Sì, sì, scollacciata con le avance… promesse… Promesse di interessamento e per qualcuna uscirà pure una promessa di inserimento nel suo staff al Csm» . I magistrati accertano che la «fonte» è Maria Roberta Darsena, amica di Papa. E sottolineano il tentativo «di carpire notizie e informazioni in grado di vulnerare la reputazione di Vietti, sia in ambito privato che pubblico» , in modo da «condizionare il buon andamento di un’istituzione di rilievo costituzionale qual è la vicepresidenza del Csm» . Anche perché nel suo interrogatorio è lo stesso Vietti a chiarire come si trattasse di una cena tra amici, «credo fossimo otto, ed escludo che con la Darsena si sia mai parlato di un inserimento della stessa presso il Csm, così come escludo che con la stessa si sia svolta una cena privata presso casa mia. Escludo che la cena abbia mai assunto toni che non fossero assolutamente corretti» . Del resto la stessa Darsena, interrogata dai magistrati, ha definito «insistenza morbosa» l’interesse di Papa per l’incontro con Vietti. Eni, Finmeccanica e altre nomine Il colonnello dei carabinieri Antonio Ragusa per un periodo è stato nei servizi segreti, attualmente lavora al dipartimento per la gestione degli Immobili di Palazzo Chigi e s’è interessato del contratto con la Italgo per l’informatizzazione di Palazzo Chigi, sul quale sono in corso accertamenti. Durante l’interrogatorio i magistrati gli contestano alcune conversazioni con Bisignani e lui afferma: «Parlavamo del commissario straordinario della Laguna, carica alla quale io ambivo. La signora cui facciamo riferimento è il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo, facciamo riferimento alla mia nomina e all’interessamento che avevo chiesto a Bisignani presso la Prestigiacomo… Bisignani si è adoperato per far avere vantaggi professionali a mio nipote Aurelio che lavora in Eni. Incontrando il mio amico generale Savino, consulente di Finmeccanica, il predetto si è prestato a intercedere per far assumere mio figlio in Finmeccanica. Non escludo che abbia chiesto a Bisignani di intercedere e di intervenire su Scaroni— a quel tempo ad di Enel — per far assumere mio figlio in Enel» . Dichiara Lorenzo Borgogni, responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica: «Ho conosciuto Bisignani nel 2002 subito dopo essere arrivato in Finmeccanica con l’ingegner Guarguaglini, lui era una sorta di tutor dell’allora direttore generale e amministratore delegato Roberto Testore che era molto legato agli Agnelli e veniva dalla Fiat… Bisignani si muoveva e veniva individuato come l’uomo di Letta… So che ha le “mani in pasta”in tante cose e credo che il suo grande potere scaturisca proprio dal forte legame con Letta» . Persino per le nomine nel settore degli Spettacoli si rivolgevano a lui. Racconta a verbale l’attore Luca Barbareschi, poi eletto nel Pdl: «Effettivamente fra gli altri mi sono anche rivolto a Bisignani per chiedere un suo interessamento in merito a una mia nomina a direttore artistico del Teatro Stabile di Roma. Lui mi propose un interessamento, ma di fatto non è riuscito a ottenere nulla. Alla fine quel posto è stato assegnato a Gabriele Lavia che non è certo riconducibile al centrodestra» .
Il Corriere della Sera 21.06.11