Nel 1977, parlando ad un’assemblea di intellettuali al Teatro Eliseo di
Roma, Enrico Berlinguer – ieri il suo anniversario – sorprese l’Italia ed il mondo della cultura parlando di “austerità”. Disse « ….La politica di austerità può invece condurre verso un assetto economico e sociale ispirato a principi di produttività, razionalità, rigore, giustizia sociale e del godimento di beni autentici tra cui un libero e sano rapporto con la
natura…”. Quelle parole non ebbero grande fortuna nel dibattito politico e forse neanche nel movimento operaio di allora. Era d’altra parte passato il momento peggiore delle crisi petrolifere del 1973-75 e la società italiana si avviava verso gli anni 80 che furono l’estremo trionfo di quella dissipazione e di quello spreco di energie materiali e morali che Berlinguer aveva lucidamente percepito.
Pensavo a questo ieri recandomi a rendere omaggio, con altri parlamentari del Pd alla sua tomba presso Prima Porta. Pensavo come, alla vigilia del voto sui referendum – ed in particolare al quesito sul nucleare –, le parole di Berlinguer siano di una modernità incredibile.
Esse si stagliano come rocce sulla sabbia delle dichiarazioni quotidiane di tanta politica contemporanea senza idee e senza fiato. Votare “SÌ” al referendum sul nucleare ha infatti più di unsignificato. Vuol dire prendere atto che il rapporto tra i rischi probabili – in termini di inquinamento e danni per la salute – ed i benefici – in termini di approvvigionamento energetico – è troppo elevato, che la trasparenza nella gestione e nel funzionamento degli impianti e le garanzie della loro effettiva adeguatezza agli standard di sicurezza non sono ancora accettabili e forse non lo saranno nel futuro .Ci si deve domandare se l’energia nucleare serve davvero allo sviluppo e ci si deve interrogare sulla parola sviluppo. Votare “SÌ” ha infatti anche
il senso di spingere la ricerca, la politica, lo Stato, la sensibilità popolare proprio nella direzione evocata da Enrico Berlinguer: riconoscere le priorità della crescita e dello sviluppo, ridurre gli sprechi, risparmiare energia, puntare a rendimenti energetici compatibili e sicuri e non solo quantitativamente elevati. Molti sostengono che i rendimenti del nucleare e del petrolio non potranno mai essere raggiunti dalle energie rinnovabili. Oggi è senz’altro così ma virando la direzione della società e passando attraverso una condotta austera e responsabile questa realtà può cambiare. «L’austerità non è una politica di indigenza – disse Berlinguer – ….ma una politica di efficienza, di ordine e di una nuova moralità…». Andiamo a votare anche ricordando Berlinguer e i suoi pensieri lunghi.
L’Unità 12.06.11