Fabrizio Favata è stato condannato, con giudizio abbreviato, a 2 anni e 4 mesi nell’ambito del caso dell’intercettazione telefonica sottratta alla segretezza delle indagini, passata alla famiglia Berlusconi per fare un “favore” al premier e poi pubblicata su Il Giornale di famiglia.
Il “favore” era quello di gettare discredito sull’allora segretario dei Ds Piero Fassino che parlava con il numero uno di Unipol Giovanni Consorte. La conversazione venne pubblicata nel corso degli accertamenti su ‘Il Giornale’. Il pm Maurizio Romanelli per Favata aveva chiesto la condanna a 2 anni e 8 mesi.
Il gup di Milano, Stefania Donadeo, ha anche ratificato i patteggiamenti per gli imprenditori Eugenio Petessi (1 anno e 4 mesi) e Roberto Raffaelli (1 anno e 8 mesi). Petessi e Raffaelli sono i titolari della società che effettuò le intercettazioni, pubblicate dal quotidiano.
Gli imputati rispondevano a vario titolo di concorso in rivelazione del segreto d’ufficio, estorsione e tentata estorsione, ricettazione, frode fiscale e appropriazione indebita. Anche l’editore de ‘Il Gionale’, Paolo Berlusconi, è stato rinviato a giudizio. Il processo, con rito ordinario, prenderà il via il 4 ottobre.
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