Tanto rumore per nulla. Viale Trastevere prova a stemperare le tensioni che ha sortito la recente circolare sugli esami di terza media. Si tratta della nota n. 46, con la quale il ministero dell’istruzione, in merito agli esami che inizieranno la prossima settimana, ha sottolineato «l’opportunità» di prevedere una prova scritta anche per la seconda lingua straniera. Un coro di polemiche si è levato dalle scuole che hanno lamentato l’eccesso di prove per gli studenti e soprattutto i tempi troppo stretti della comunicazione, tanto che l’associazione nazionale presidi ha chiesto che la circolare venga ritirata. «Ma oggi il 90% delle scuole medie già fa di propria sponte uno scritto per valutare la seconda lingua straniera», precisa Carmela Palumbo, direttore agli ordinamenti, firmataria della nota ministeriale finita nel polverone, «con la circolare si sottolinea solo l’opportunità di uniformare i comportamenti valutativi delle scuole, non c’è nulla di prescrittivo». Del resto, aggiunge il capo dipartimento Giovanni Biondi, «la seconda lingua comunque già fa media al pari di tutte le altre discipline, quello che può cambiare è la modalità di valutazione: solo l’orale oppure orale e scritto».
A decidere se adottare o meno il secondo scritto è il collegio dei docenti. «E se ci sono scuole in difficoltà dal punto di vista organizzativo, possono tranquillamente rinviare la nuova modalità al prossimo anno, noi abbiamo solo voluto dare indicazioni sull’opportunità di una verifica uniforme sul territorio», aggiunge la Palumbo. Le scuole che hanno l’inglese potenziato, ovvero l’italiano potenziato, non devono ovviamente prevedere alcuna prova di seconda lingua. Precisazioni sono giunte, sempre con la circolare, anche in merito alla media dei voti che danno il voto finale della licenza: «Per media dei voti deve intendersi la media aritmetica in quanto la volontà del legislatore è stata quella di attribuire a tutte le prove d’esame uguale peso. Si esclude pertanto ogni possibilità di ricorrere alla media ponderata». Questo però non significa che la commissione giudicante non debba tenere conto del percorso complessivo fatto dal ragazzo. Il ministero infatti sottolinea la necessità che «il voto conclusivo sia il frutto meditato di una valutazione collegiale delle diverse prove e del complessivo percorso scolastico dei giovani candidati. Si cercherà così di evitare possibili appiattimenti, che rischierebbero di penalizzare potenziali eccellenze». Per la certificazione finale delle competenze, in assenza di un modello nazionale, la circolare dispone che le scuole facciano riferimento alle vecchie indicazioni nazionali per il primo ciclo, attualmente oggetto di revisione. Come avvenuto già lo scorso anno.
da ItaliaOggi 07.06.11