"Ecco gli scienziati che mettono il Sole in bottiglia", di Elena Dusi
Una scintilla di Sole. Si preparano ad accenderla i 500 scienziati da 34 paesi che in Provenza hanno appena iniziato a lavorare all’International thermonuclear experimental reactor, o Iter: un reattore che sfrutterà la fusione nucleare. «È l’energia delle stelle» spiega il direttore, il giapponese Osamu Motojima. «Quando ho iniziato a occuparmene, 35 anni fa, aveva il fascino dell’impossibile. Oggi siamo partiti con il cantiere. Mio figlio, che ha 30 anni e fa il mio stesso mestiere, vedrà i frutti di questo lavoro». Come avvenne per il fuoco, anche la fusione nucleare – la reazione che permette alle stelle di risplendere per miliardi di anni – una volta domata promette all’umanità un salto epocale, con energia illimitata, non inquinante e priva della pericolosa tendenza a sfuggire di mano della fissione. «Un incidente come Cernobyl o Fukushima è inconcepibile qui. La nostra reazione è difficile da innescare e mantenere, non da contenere» spiega Motojima. Il problema di Iter è che nessuno ha trovato l’equivalente del bastone cavo di Prometeo per riprodurre sulla Terra un processo che ha …