Un po’ tutti i neosindaci ora si affannano a eleggere un vicesindaco donna o perlomeno fanno sapere che l’avrebbero tanto voluta, se non ci sono riusciti. Spiriti rosa volano sulle nuove giunte uscite dalle urne. Molti candidati-sindaci lo avevano promesso in campagna elettorale, sollecitati anche dal vento di nuovo impegno femminile nato nelle piazze del 13 febbraio, e ora un po’ tutti si affannano a eleggere un vice-sindaco donna o perlomeno fanno sapere che l’avrebbero tanto voluta, se non ci sono riusciti. Primo arrivato ad assicurarsi la mascotte al femminile è stato il neosindaco di Bologna, Virginio Merola, anche perché ne ha avuto il tempo, in quanto eletto al primo turno: ha chiamato con sé a guidare il suo «equipaggio fantastico» (giovane e fatto al 50 per cento di uomini e donne) Silvia Giannini, studi a Cambridge, ordinario di scienza delle Finanze all’università di Bologna, collaboratrice del ministro delle Finanze ai tempi di Vincenzo Visco, presentata da Merola come «un numero due non iscritto a un partito» , con delega al Bilancio. Curriculum valido e peso politico sulla carta, vedremo se Giannini avrà voglia di spenderlo per una carica prestigiosa come quella di vice sindaco ma che va riempita di significato. Perché, se è vero che non si va con il bilancino, siamo qui a parlare di vicesindaci donne perché tutti i sindaci eletti perlomeno nelle grandi città (bisogna arrivare ad Arcore e a Fermo per trovare due sindachesse) sono uomini, mentre le donne sarebbero più del 50 per cento della popolazione: ma accontentiamoci. Niente vice sindaco ma cinque donne su undici assessori per Piero Fassino a Torino (fra cui una di provenienza Pd Ilda Curti): anche lui ha «quasi» mantenuto le promesse di avere una giunta rosa per metà. Ma la caccia alla donna-portafortuna per i nuovi Comuni imperversa anche a Milano e a Napoli dove a causa dei ballottaggi le decisioni sono ancora in corso. Luigi de Magistris, neo primo cittadino partenopeo, e Giuliano Pisapia, suo omologo milanese, sul tema si esprimono come fratelli siamesi: vogliono un vicesindaco «donna e giovane» . A Napoli si parla di Paola De Vivo, professore di Sociologia Economica all’Università Federico II, chiamata nel 2005 da Romano Prodi a metter su la Fabbrica del programma dell’Ulivo. A Milano il nome più gettonato è quello di Marilena Adamo, senatrice del Pd e veterana di Palazzo Marino: la sua sarebbe considerata scelta più tecnica e meno legata al partito di quelle di Patrizia Toia e Barbara Pollastrini. Ma la ricerca non deve fermarsi al toto-nome, va riempita di contenuto strategico e di capacità di governare, proprio per non bruciare le scelte al femminile: e difatti il giovane sindaco di Cagliari Massimo Zedda (35 anni) vuole onorare le sue promesse preelettorali, quando un po’ sul serio e un po’ per scherzo aveva risposto a chi gli chiedeva se intendeva rispettare le quote rosa: «Sì, al 40 per cento» . Soltanto? «Intendevo di uomini» . Adesso chissà se ridimensionerà le sue ambizioni, di sicuro va a caccia di «professionalità fresche e documentate» . Tanta attenzione alle scelte rosa nelle nuove giunte sarà forse dovuta al fatto che le donne questa volta sono state grandi elettrici a sinistra? Probabile che nel voto rinnovato ci sia anche una forte componente femminile, ma non ancora registrata statisticamente per ora: «Di sicuro però — spiega il sociologo Renato Mannheimer — le donne mai come questa volta si sono impegnate nelle campagne elettorali prima, e sono state presenti poi in piazza con i loro abiti e accessori arancione, bene se verranno ricompensate» . Importante ora però è che i neosindaci nel loro entusiasmo femminista guardino non solo ai nomi ma leggano bene i Curricula, anche perché lo chiedono per prime le varie Associazioni che si sono battute perché fossero inserite le quote di genere nei Cda: che in politica come nelle aziende venga scelta e salvaguardata l’eccellenza. Anche se la regola in politica va applicata cum grano salis e il curriculum va talvolta interpretato e non solo letto. Prendiamo per esempio i due grandi talenti al femminile che dominano la scena internazionale in questo momento, Angela Merkel (“Wunder Woman”sulla copertina di Newsweek) e Hillary Clinton: forte di un percorso da tecnica della politica e dell’amministrazione e più interna al partito la prima, outsider e con un pedigree anomalo rispetto a una carriera tutta politica la seconda. Ma, per quanto partite da background diversi, entrambe stanno dando segnali di capacità ed eccellenza imponendo, ciascuna a suo modo, un’impronta forte sulle scelte mondiali.
Il Corriere della Sera 02.06.11