Pier Luigi Bersani intervistato in videochat da Repubblica TV risponde alle domande degli italiani e spiega a cosa punta il PD: riforme, tutela del lavoro, nuova legge elettorale, riduzione del numero dei parlamentari
“La maggioranza di oggi non è più quella uscita dalle urne alle politiche del 2008. Quindi alla verifica richiesta anche dal Presidente della Repubblica, sull’effettiva tenuta di questa maggioranza di governo, Berlusconi si dovrebbe presentare dimissionario. Perché l’Italia non può girare attorno ai problemi di una persona sola, il governo è paralizzato e non è in grado di mandare avanti il Paese”.
Parte da un dato ovvio il Segretario del PD, Pier Luigi Bersani, intervistato durante la videochat di Repubblica.tv, il giorno dopo i ballottaggi per le elezioni amministrative, che hanno decretato la vittoria del Partito democratico e del centrosinistra in tutto il Paese. “Ormai andiamo avanti da mesi col pilota automatico, mentre abbiamo bisogno di riprendere la strada. Andiamo a votare se non si può fare altro, perché non possiamo continuare a stare in una palude. Se Berlusconi è uno statista, come si vanta di essere – ha ribadito il segretario – deve avere senso di responsabilità e capirlo”.
Il leader democratico ha poi risposto alle numerosissime domande fatte dagli ascoltatori, tutti entusiasti della riscossa democratica in atto, ma desiderosi di capire quali saranno i successivi passi per il cambiamento. Bersani ha così commentato che “anche la scelta politica del premier di aver acquisito i responsabili è stata un errore, perché si è trattato di pratiche di sopravvivenza come si è visto dal risultato del voto alle amministrative. Mentre al momento – ha aggiunto – l’unica e urgente cosa da fare per il centrosinistra è intavolare un dialogo per fare un governo di emergenza per una nuova legge elettorale. Sarebbe solo un meccanismo di restituzione dello scettro ai cittadini, basta parlamentari nominati”.
Esprimendo poi, a richiesta di un elettore una valutazione politica sulla Lega, Bersani ha detto che “nonostante il Carroccio abbia perso pesantemente in tutto il nord, Bossi sembra continuare a tenere il patto con Berlusconi. Invece il grande elettorato della Lega ha visto che il gioco del piede in due scarpe non ha portato a nulla. Non metto il cronometro ma credo che al nord se non c’è un ripensamento politico non è possibile per la Lega rimontare. Io li ho sempre visti come un partito abbastanza radicato e i glielo avevo detto, ma ora non è più così e incoerente, una volta la Lega voleva chiudere i ministeri mentre ora fa accattonaggio. Il nostro paese vive di autonomie e si vuole parlare seriamente di federalismo noi siamo pronti correggendo il tiro, ma deve essere un vero federalismo”.
Riguardo poi al risultato non confortante in questa tornata elettorale del Terzo Polo, il leader democratico ha fatto una analisi molto ampia. “Se gli elettori del terzo polo hanno votato per i candidati del centrosinistra –ha spiegato – è perché Pd e centrosinistra si sono aperti in modo aperto e costituzionale a fronte del populismo del centrodestra”. Bersani ha poi aggiunto che per questo, in questo momento storico il Pd non mette limiti ai propri interlocutori, perché “se si ha una vera esigenza di riscossa civica, oltre Berlusconi, dobbiamo anche liberarci dalla malattia personalistica del berlusconismo. Per questo noi ci rivolgiamo a tutte le forze interessate, anche perché è emerso dalle urne che dove non arrivano le forze politiche arrivano i cittadini. Non mettiamo barriere ad una proposta che deve restare larga, in quanto quando si parla di riforme e il progetto è credibile, tira da entrambe le parti, se non lo è no, lascia scoperto qualche pezzo”.
Sul fenomeno dei grillini Bersani ribadisce che “è importante percepire che ci sono esigenze nuove nel Paese, che vanno anche al di là di Grillo, che pongono delle domande. Ma le parole qualunquiste di Grillo sono già sentite. Mentre il tema della sobrietà della politica è importante ad esempio, in quanto il nullismo non porta da nessuna parte. Per questo si chiede al PD e centrosinistra di portare al governo esigenze ampie”.
Sempre restando su questo argomento, il Segretario ha meglio espresso il ruolo che deve ricoprire il Partito democratico in questo momento, proprio per essere al servizio del Paese. “Il Pd deve sforzarsi di aggregare forze positive esprime una funzione per il Paese. Bisogna mettersi al servizio di una alternativa che và costruita a partire dal centrosinistra. Ci dovrà però essere garanzia e compattezza della forza di governo -ha ribadito -. C’è un lavoro da fare in questo senso e lo stiamo facendo e il centrosinistra ha il dovere di condividere con noi questa esigenza di ricostruzione isolando l’estremismo e il populismo di Berlusconi. È importante il percorso, l’idea e la proposta per il Paese”.
Il giornalista ha poi voluto ricordare l’apparizione a sorpresa di Romano Prodi a Roma sul palchetto allestito al Pantheon per festeggiare i risultati elettorali, ed ha chiesto se la strada per il Pd sarà quella di ripercorrere l’esperienza dell’Ulivo. Bersani ha quindi chiarito che quasi un anno fa in una lunga lettera a Repubblica aveva parlato del nuovo Ulivo solo per esprimere l’importanza di riprendere da quella esperienza due concetti importanti: l’esigenza di riscossa del senso civico e la coesione delle forze riformiste. “Questo era il senso -ha detto -. Ancora è da consolidare una maturazione in questo senso, stiamo ad un ottimo punto ma ci lavoreremo ancora”. Il Segretario ha così chiarito che i punti irrinunciabili del programma sui quali costruire le alleanza sono le riforme: istituzionale, elettorale, dei sistemi di comunicazione, riforma della giustizia per i cittadini, dei costi della politica, riforma fiscale, liberalizzazione, del lavoro per risolvere il problema della precarietà”.
“Bisogna cambiare i rapporti di convenienza –ha ribadito -. Il tema è rendere meno costoso il lavoro non precario, per agevolarlo”.
Anche la crisi economica è stata al centro del dibattito, soprattutto in riferimento alle odierne dichiarazioni di Mario Draghi, che questa mattina ha rivolto un appello alla politica per uscire dalla crisi e favorire una crescita economica. “Appena si abbassa il sipario sul berlusconismo –ha dichiarato Bersani – arriveranno una enormità di problemi economici e anche chi ha detto che non c’erano e li ha negati per anni dirà che sono molto gravi. La storia del centrosinistra è sempre stata così. Bisogna portare il Paese alla Maastricht della fedeltà fiscale e caricare un po’ sulle rendite finanziarie. E puntare sulla politica industriale, scegliendo le nuove energie ad esempio e mettendo in giro un pò di economia. I miracoli non li fa nessuno, non mi aspetto un momento facile non dobbiamo raccontarci le favole. Lo sforzo è chiedere a chi ha di più per dare lavoro ai giovani”.
Parlando poi del referendum sul nucleare, sul quale domani la Cassazione deciderà sull’opportunità o meno del quesito dopo il voto sul decreto omnibus, Bersani ha assicurato che nei prossimi giorni ci sarà una campagna elettorale fitta, ad opera del Partito democratico “perché in questi giorni si è assistito ad un tentativo di scippo da parte del governo della sovranità popolare per modificare la norma sulle centrali nucleari”.
Il leader del Pd, su sollecitazione di uno spettatore ha parlato poi di quanto il PD è contrario ai privilegi della casta. “Non accetto l’idea generica dell’antipolitica voglio un mondo dove anche il ferroviere possa fare politica, dove ci sono privilegi particolari rispetto all’Europa noi agiremo, infatti c’è già una proposta in Parlamento del PD di riduzione del numero di parlamentari. L’Emilia Romagna ad esempio ha tolto i vitalizi ai consiglieri regionali anche se non è stato divulgato è così. E nel contempo risulta anche che ci sono dei sindaci che non riescono a sbarcare il lunario, ci vuole un riequilibrio e noi lo attueremo”.
A termine della trasmissione Pier Luigi Bersani ha parlato del tanto dibattuto tema delle primarie, discusso all’interno del Pd e del centrosinistra. “Io sono l’unico Segretario di Partito in tutta Europa ad essere stato eletto con le primarie, come posso esserne contrario – ha sottolineato – Le primarie sono state positive in tante realtà come Torino o Cattolica, mentre in altri casi non c’erano le condizioni per attuarle. Le primarie quindi vanno considerate non come automatismo ma sono da valutare caso per caso. Chi ci sta decide il percorso. Poi la gente che va a votare alle primarie darà una valutazione. Qualche volta un commissariamento può fare più rinnovamento delle primarie stesse –ha notato il Segretario. Anche un Partito che preservi per se una certa forza centrale è un punto rilevante per il rinnovamento e non per la conservazione”.
L’ultima domanda del giornalista ha dato lo spunto a Bersani per chiarire cosa pensa su una sua probabile candidatura come premier del centrosinistra. “Ora mi sento più forte lo ammetto –ha detto sorridendo –ma io non ci credo ad uno che risolve, c’è bisogno di una squadra fatta per bene e di un collettivo che lavora. Io ci sono e non mi metto davanti al progetto. Se vogliamo uscire dal berlusconismo non possiamo che non percorrere questa strada comune”.
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