"È ancora una festa ribelle da vivere gioiosamente", di Vittorio Emiliani
Chi chiede di rispettare il Primo maggio si prende del retrogrado, oggi non si è moderni se non si rottama qualcosa. Tante lotte e vicende simboliche sono legate a questa data. Roba vecchia? Certo per chi non vuole ricordare chi eravamo e dove vogliamo dirigerci. Ma come? Si continua a scuotere la testa sulla crisi rovinosa dei Valori, ci si mette addirittura a piangere sulla ineluttabile scomparsa dei Valori, ci si conduole pubblicamente ad ogni passo con quanti ancora credono, ingenui, alla esistenza dei Valori, e poi, appena qualcuno pretende di affermare che il lavoro «è un valore», che la sua giornata- simbolo – il 1° Maggio – va rispettata con qualche concessione al consumismo, al turismo, al consumerismo, si prende del «retrogrado», anzi del «regredito» al passato, al primo Novecento, magari all’Ottocento? Non a caso non piace più nemmeno che l’Italia sia, costituzionalmente, una «repubblica fondata sul lavoro» e la si vorrebbe rifondare su altri «valori». Non ha forse detto Silvio Berlusconi che la nostra Costituzione è nata «sovietica»? Del resto l’espressione «fondata sul …