"Così la Gelmini ha indebolito l’Università" di Alessandro Figà Talamanca
La “riforma Gelmini” dell’università ha acquistato una valenza politica che va ben oltre i suoi modesti contenuti. È vantata dal centro destra come prova della capacità di riforma del governo, della maggioranza e della minoranza di destra, mentre, a sinistra, è stata oggetto di proteste e critiche che sembravano ignorarne i contenuti specifici. A oltre due mesi dalla entrata in vigore della “riforma”, è forse il momento di esaminarne le conseguenze immediate, visto che gli effetti sul lungo periodo, sembrano incerti. Osserviamo prima di tutto che la nuova legge, come quasi tutti gli interventi legislativi sull’università degli ultimi quarant’anni, riguarda quasi solo il personale docente e non affronta i problemi del sistema universitario nei suoi rapporti con gli studenti e la società. È ignorato, in particolare, il problema degli abbandoni (in parte fisiologici) ed il più grave problema dei ritardi negli studi universitari. Non è una sorpresa. Negli anni settanta e ottanta erano i sindacati a promuovere “riforme” che, ovviamente, riguardavano le “categorie” da essi rappresentate. Oggi la “riforma” è stata promossa da alcuni professori-opinionisti, …