"Discorso sul merito, un tentativo", di Antonio Valentino
Eppur si muove. Merito è una parola che a sinistra, almeno fino a qualche tempo fa, non ha mai goduto grande fortuna. È stata soprattutto la sinistra europea – e soprattutto del Nord Europa, nel Regno Unito in particolare – che da più di un decennio ha saputo coniugare il termine con altri della sua cultura politica. Oggi, anche da noi, non è più un tabù associare l’idea di merito a quello di equità. D’altra parte, nel sentire comune – al di là di certi ideologismi (in questi giorni, a proposito delle prove INVALSI, i COBAS parlano di “valutazione e gerarchizzazione retributiva dei docenti”: nientemeno!) – non gode della stessa considerazione chi, nell’assolvimento dei propri compiti e delle proprie funzioni, non fa la sua parte – o la fa male o appena appena –, rispetto a chi la sua parte la fa bene e tende a farla al meglio. E sono sempre meno quelli che pensano che i primi debbano avere gli stessi riconoscimenti (economici o di carriera) dei secondi. Finalmente, anzi, si tende a …