«Tornare in Italia? Mai dire mai», di Paolo Fallai
Raggiungere l’ufficio di Paola Antonelli, al Moma di New York, è facile. Basta seguire una pattuglia di bambini di sei anni e una brigata di liceali nel Cullman Education Building sulla 54 ª strada. L’ingresso principale del Moma, assediato ogni anno da 2 milioni e mezzo di visitatori, per fortuna è dall’altra parte dell’edificio, sulla 53 ª . Bambini e liceali si disperdono verso i laboratori, tra la grande parete a vetri sul «Giardino delle sculture» e una Ferrari da Formula uno appesa a muso in giù. Arrivare agli uffici, al terzo piano, significa conquistare una merce rara: il silenzio. Paola Antonelli è la curatrice del dipartimento architettura e design del Moma: è un intero piano di questo straordinario museo della creatività dedicato a definire, rappresentare e difendere il concetto di modernità. È quasi superfluo citare la rivista «Art Review» , che l’ha inserita tra le cento persone più potenti nel mondo dell’arte. Basta ricordare che un altro italiano con un incarico di tale prestigio, nel mondo culturale, non c’è. E che lei, nata a …