Con i risultati del secondo turno delle elezioni amministrative è possibile fare un bilancio di questa decisiva competizione elettorale. Essa ci consegna un esito straordinario che premia le forze di opposizione e punisce severamente il centrodestra.
La vittoria a Torino, Bologna, Napoli e soprattutto Milano è merito certamente degli ottimi candidati messi in campo dal Partito Democratico e dalle altre forze del centrosinistra, e dimostra al contempo che le primarie rappresentano uno strumento straordinario per promuovere la partecipazione del popolo del centrosinistra e condividere la scelta dei candidati migliori. Ma a nessuno sfugge che queste elezioni hanno un chiaro significato politico e costituiscono un vero e proprio giro di boa della politica italiana.
Tramonta un’era, quella segnata dalla presenza di Berlusconi (ormai ingombrante anche per il centrodestra) e comincia una nuova fase; che duri un giorno o un anno l’agonia dell’alleanza tra Lega e Pdl poco importa dal punto di vista politico (anche se, dal punto di vista sociale ed economico, l’accanimento terapeutico con cui si tiene in vita un assetto di potere ormai imploso è un danno micidiale per l’Italia). Berlusconi ha voluto un referendum su sé stesso e l’ha perso sonoramente. Politicamente, il risultato delle amministrative ci riconsegna un Paese diverso da quello che ha segnato le fortune elettorali del centrodestra.
Dopo un sostanziale decennio di governo il centrodestra non ha risolto nemmeno uno dei problemi dei 60 milioni di italiani, in primo luogo perché ha pensato solo a risolvere i 60 milioni di problemi di un italiano.
Questa era la tara originaria di quell’alleanza, ma non è l’unica ragione di un fallimento completo. La responsabilità della sconfitta del centrodestra non appartiene solo al suo (ex?) padrone ed al suo colossale conflitto d’interessi. Lui ha umiliato il Paese e rappresenta l’emblema di un modo di fare politica degradante, ma la crisi dell’assetto di potere appartiene anche al fedele alleato leghista, che è stato trascinato a sua volta nella sconfitta.
Il centrodestra ha costruito le sue fortune elettorali cavalcando le paure e le inquietudini della gente, ma non ha saputo risolvere nemmeno uno dei problemi all’origine di queste inquietudini e non è andata mai oltre alla propaganda. Anche per queste ragioni con queste elezioni la Lega ha smesso definitivamente di crescere elettoralmente.
Ora tocca a noi, al centrosinistra, dimostrare di avere un progetto per l’Italia in grado di affrontare i problemi del Paese, che non sono quelli con la giustizia del Premier (o le sue bizzarre abitudini serali e le sue ambigue frequentazioni), ma che riguardano la drammatica condizione giovanile, il lavoro, l’economia, la scuola, la sanità, l’integrazione e l’immigrazione, la sicurezza.
Con le elezioni amministrative abbiamo dimostrato di essere in grado di mettere in campo una classe dirigente credibile nelle città, di saper dar vita a coalizioni coese e programmi condivisi.
Nonostante l’enorme sproporzione di mezzi (Milano rappresenta indubbiamente la realtà più significativa da questo punto di vista), la nostra credibilità ha sconfitto la loro inadeguatezza.
Allo stesso modo, nonostante la potenza mediatica del Premier, sconfiggeremo con la forza delle nostre idee la sua incapacità di governare. La polvere non si può nascondere sempre sotto il tappeto con telegiornali di regime e i nodi del Paese sono ormai venuti tutti al pettine.
Anche appellandoci al senso di responsabilità di tutte le opposizioni ed alla necessità di garantire l’interesse nazionale, quel giro di boa deve diventare una svolta per l’Italia intera.
Manuela Ghizzoni
1 Commento