Lunedì l’Istat, con la fotografia di un paese fermo dove avanza solo la povertà; martedì la Corte dei Conti, con uno scenario da incubo dove l’unico modo per tenere i conti in ordine sarà pagare tante tasse per tanti anni; ieri, a pioggia, le pensioni sempre più misere, i dati sui consumi, le previsioni Ocse…, in una settimana davvero orribile per quel che riguarda presente e futuro dell’economia italiana. Cominciamo dall’Inps, che ha messo nero su bianco quel che si percepisce sempre più nella vita di tutti giorni, ovvero gli enormi disagi materiali che devono affrontare milioni di persone anziane. Numeri che comunicano angoscia ancor più che preoccupazione, con oltre la metà delle pensioni erogate dall’Istituto di previdenza, precisamente il 50,8%, che non arriva a 500 euro al mese. Se poi si ragiona considerando il limite, mille euro, al di sopra si dovrebbe riuscire a condurre un’esistenza dignitosa, ben il79%dei trattamenti erogati dall’Inps si trova al di sotto. Il Rapporto annuale dell’ istituto parla poi diun11,1% di pensioni con importi compresi tra i 1.000 e i 1.500 euro mensili, mentre il residuale 9,9% è relativo a trattamenti previdenziali superiori ai 1.500 euro. SEMPRE MENO ACQUISTI Un altro dato forte che emerge dalle cifre fornite dall’Inps è l’inaccettabile squilibrio fra uomini e donne. In generale, pur essendo il 54% del totale (7,5 milioni a fronte dei 6,3 milioni di pensionati uomini), le donne possono contare solo sul45%della spesa complessiva. ma colpisce ancor più constatare come addirittura il 91% delle pensioni Inps erogate alle donne risulta al di sotto della soglia dei 1.000 euro. Ed ancora, se per gli uomini la pensione media è di 1.311 euro al mese, le donne hanno un reddito pensionistico medio di 893 euro. E mentre per il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, importa che «l’equilibrio e la stabilità raggiunti dal sistema previdenziale non sono stati conseguiti a scapito delle nuove generazioni», per le associazioni dei consumatori quella delle pensioni è una situazione «vergognosa ». Il Codacons sottolinea come «è impossibile riuscire a campare con meno di 800 euro al mese. Per questo chiediamo che la pensione minima sia innalzata almeno a quella soglia, sempre che non ci siano altri redditi familiari». La drammatica situazione di tanti pensionati non è naturalmente estranea ad una tendenza preoccupante, anch’essa fotografata da numeri recenti, quella della flessione dei consumi “primari”, nel caso in questione quelli alimentari. Infatti, le famiglie italiane comprano sempre di meno, anche nei discount, e crollano gli acquisti di frutta, pane, pesce e carne rossa. Secondo le stime della Cia-Confederazione italiana agricoltori, nel corso del 2011 è destinata a crescere soltanto la quota di coloro che acquistano solo promozioni commerciali: dal 30 al 40 per cento in un anno. L’analisi della Cia parte dai dati forniti dall’Istat che «confermano il crollo preoccupante degli acquisti a tavola, a marzo diminuiti del 2,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2010 e dello 0,3 sul mese precedente ». E il calo non riguarda più solo le botteghe di quartiere e i piccoli negozi al dettaglio, che perdono a marzo l’1,9 per cento. Va male anche la grande distribuzione organizzata: ipermercati e supermercati chiudono il mese con una flessione rispettivamente del 3,9 e del 2,2 per cento, mentre anche i discount perdono l’1,3%. «L’Italia non riesce a venire fuori dalla fase di stagnazione dei consumi – si legge in una nota della Confederazione -, anzi nel 2011 sembra profilarsi un’accelerazione della perdita di peso degli acquisti alimentari. Le famiglie continuano a tirare la cinghia e risparmiano prima di tutto sulla tavola, con conseguenze negative sui redditi degli agricoltori che già scontano un aumento dei costi di produzione». Infine l’Ocse, che nel suo ultimo rapporto annuale sull’economia globale, parla per l’Italia di un percorso di «ripresa debole», che dovrebbe «rafforzarsi in qualche modo» il prossimo anno. In particolare lo studio stima una crescita del Pil all’1,1% quest’anno, con un dato che è stato ritoccato al ribasso di due decimali rispetto alle stime di sei mesi fa, e all’1,6% per il 2012
L’Unità 26.05.11