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Rapporto Istat: Italia alla paralisi

Il 24% delle famiglie italiane è a rischio povertà. Una donna su due non lavora e il governo si preoccupa di moltiplicare sottosegretari e spostare ministeri. “L’Istat oggi fotografa una situazione a dir poco allarmante circa la condizione economica e sociale del Paese. Non si tratta in questo caso di una ‘inattendibile’ -a detta del governo- agenzia di rating, ma dell’istituto di statistica che materializza in numeri ciò che gli italiani vivono nel quotidiano”. A lanciare l’allarme sulla annuale analisi dell’Istat è Rosy Bindi Presidente dell’Assemblea nazionale PD.

“Purtroppo, non abbiamo nessun piacere a commentare questi dati –ha detto l’esponente del Pd -. Ma i numeri ci dicono che l’Italia sta peggio, altro che la crisi è alle spalle e che reggiamo meglio degli altri Paesi. Il rapporto consegnateci dall’istituto di ricerca è la prova che l’Italia è alla paralisi e che il governo è concentrato solo sui problemi del presidente del consiglio, a moltiplicare sottosegretari e spostare ministeri”.

Le preoccupanti cifre, specchio della difficile situazione del nostro Paese sono davvero raccapriccianti. Addirittura il 24% delle famiglie italiane è a rischio povertà ed esclusione sociale. L’occupazione femminile in particolare ha risentito della precarietà e della mancanza di misure a sostegno della crescita per il riassorbimento della disoccupazione, tanto che addirittura la metà delle donne italiane risulta inoccupata, e 800 mila donne lavoratrici sono state licenziate perché incinta. Oltre 500000 giovani hanno perso il lavoro nel biennio 2099 – 2010, la dispersione scolastica ha raggiunto la percentuale record del 19%.

“L’Istat torna a dirci qualcosa che chi vive davvero in questo Paese e non nelle ville isolate, dovrebbe sapere benissimo. Un italiano su quattro ha difficoltà a tirare avanti, i giovani abbandonano la scuola alla ricerca di un lavoro che non troveranno, la crescita è insoddisfacente e soltanto famiglia e la cassa integrazione impediscono che la situazione precipiti”. Questo il commento del vicepresidente vicario dei deputati del Pd Michele Ventura.

“Eppure, dopo i dati di Standard & Poor’s che già sabato lanciavano l’allarme –ha evidenziato Ventura – non abbiamo sentito da parte del governo e degli amministratori una parola di ripensamento sulle politiche fin qui seguite”. Ventura ha poi ribadito come il governo in realtà si preoccupi solo delle proprie problematiche interne, piuttosto che dell’Italia. “Chi si sfida alle elezioni Moratti in testa e chi sta a palazzo Chigi, Bossi-Berlusconi, promette sanatorie e spostamenti di ministeri e/o dipartimenti senza dire una parola sull’economia e gli investimenti nel sapere e a favore dei giovani e delle donne” .

E sulla necessità invece che ”il governo si concentri su riforme coraggiose indirizzate a favorire le giovani generazioni”, per uscire dalla situazione di stallo del Paese è Pierpaolo Baretta, capogruppo Pd della commissione Bilancio della Camera. “Il rapporto Istat, prezioso di indicazioni, conferma l’urgenza di avere una nuova classe politica dotata di una visione di lungo periodo e di alto senso civico. Solo in questo modo sarà possibile trasformare le difficoltà che emergono dai dati, in una opportunità per un Paese che è ancora pieno di potenzialità”.

Francesca Puglisi Responsabile Scuola Segreteria Pd si è soffermata in particolare sui dati drammatici della dispersione scolastica nel nostro Paese. “Quei ragazzi e ragazze che ogni anno abbandonano la scuola rappresentano un costo economico e sociale enorme per il futuro del nostro Paese”. Puglisi ha però aggiunto che per invertire questo trend, “non bisogna legare ai banchi i ragazzi con le pesanti catene dell’ordine e disciplina imposte dalla Gelmini, nè mandare a lavorare in apprendistato i ragazzini di 15 anni. Occorre piuttosto investire sull’innovazione didattica delle scuole secondarie di primo e secondo grado, investire risorse nella didattica laboratoriale, far diventare istituti tecnici e professionali le “scuole dell’innovazione” di cui ha bisogno il nostro Paese per rilanciare il made in Italy nel mondo”.

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