L’avvocato Guercio di Livorno, che ha recentemente ottenuto parere favorevole per l’assunzione di 13 precari, in uno degli infiniti contenziosi che il Miur si trova ad affrontare, ha dimostrato come il precariato sia in contraddizione con l’art. 1 della Costituzione: on. Ceroni permettendo, naturalmente. Sarebbe il caso di riflettere. Invece continuano incessanti le proposte dei luogotenenti di Berlusconi, categoria antropologicamente davvero curiosa. Incuranti di aver ridotto la scuola pubblica a brandelli e tentato in ogni modo di spuntare le armi che essa aveva (e, nonostante la loro solerzia, ancora ha) per creare cittadinanza consapevole , continuano ad infliggerle colpi seguendo pedissequamente la pseudo-cultura del Capo. Trasformisti etici, manipolatori morali. Gareggiano a chi la dice più grossa, a chi viola con più cinismo il patto sociale e istituzionale che fonda la scuola pubblica e le nostre prerogative: di insegnanti, lavoratori e cittadini. Difendono – fino a coprirsi di ridicolo – il diritto di un uomo pubblico (presidente del Consiglio, per giunta) di fare ciò che vuole tra le mura domestiche (persino il pio Buttiglione si è reso protagonista di vibranti esternazioni in tal senso), irridendo alle ragionevoli affermazioni di chi solleva dubbi su tale libertà illimitata.
CONTEMPORANEAMENTE , però, negano un diritto costituzionale come la libertà di insegnamento. Il curriculum di Garagnani era già lungo e glorioso; balzò alle cronache nel 2001 per un 1-2 di tutto rispetto: presepe obbligatorio nelle scuole e telefoni-spia per i casi di “estrema politicizzazione, snaturamento dei fatti storici e di attacchi all’attuale governo”, contro i prof “comunisti”, vetero-pifferai inesausti, in cerca di prede indifese: “Segnalare esperienze di metodica e faziosa propaganda politica attuata da certi insegnanti nelle ore di lezione rientra nell’ambito della normale attività di un parlamentare”. Quanto zelo! Da questa merito-ria attività da Kgb post-moderno non lo ha distratto nemmeno la transumanza dalla commissione Istruzione, a quella Bilancio e a quella Giustizia , di cui oggi fa parte. La caccia al dissenso continua a essere all’apice dei suoi interessi; estirparlo la sua mission. Ed ecco la recente proposta di sospendere fino a 3 mesi chi fa propaganda politica a scuola. Una definizione in positivo non serve al nostro aspirante Inquisitore: essa “non può trovare tutela nell’articolo 33 della Costituzione. Un conto è infatti tutelare la libertà di espressione del docente, un altro è consentire che nella scuola si continui a fare impunemente propaganda politica”. Voltiamo pagina. In una delle innumerevoli proposte di legge di cui è prima firmataria, Gabriella Carlucci prende di mira, dopo i libri di sinistra, i prof fannulloni: binomio ormai automatico. Evidentemente ignorando le ragioni (estensione dell’obbligo, unificazione della scuola media e così via) della crescita – da lei stigmatizzata – del numero di insegnanti dai 261.000 del 1957 al milione circa attuale, la novella Montessori lamenta l’attuale “impiegatizzazione dei docenti”, che vuole trasformare in “professionalismo”, mediante “ridefinizione del ruolo e delle competenze in rapporto ai nuovi compiti della scuola di massa in una società della conoscenza”. Ingredienti della formula, che novità!, meritocrazia e premi. E quindi punta ad “una figura di insegnante altamente professionale”, introducendo l’albo nazionale dei docenti, con tre diversi inquadramenti: docente iniziale, ordinario ed esperto, nella direzione di un “riconoscimento giuridico ed economico della professionalità maturata” dai singoli. Anche se è esclusa “sovraordinazione gerarchica” tra i livelli dei docenti, solo gli esperti potrebbero occuparsi di formare, aggiornare e valutare colleghi. Per gli iniziali e gli ordinari, si prevedono invece valutazioni periodiche da parte di apposite commissioni (preside ed esperti) di risultati didattici, progetti, apporto alla scuola e titoli professionali acquisiti: chi non raggiungesse gli obiettivi prefissati può essere vittima di sospensione temporanea della “progressione economica per anzianità”. A definire i criteri e gli obiettivi esclusivamente il ministero, in un pericoloso meccanismo non solo autoreferenziale, ma antidemocratico. Chi vuol fare propaganda politica a scuola? È solo l’art. 1 a essere contraddetto da queste muscolari esibizioni di impraticabile rigore a senso unico?
Il Fatto Quotidiano 22.05.11