Le magistrate arriveranno per ultime. Le società italiane con un top management al femminile almeno per il 20 per cento possono vantare risultati migliori. È un calcolo statistico. Una proiezione. Sembra un paradosso. La neutralità dei numeri viene usata per capire quanto tempo le donne dovranno aspettare per raggiungere i vertici delle professioni. Il risultato? Sconfortante. Decine di anni, in alcuni ambiti secoli. «È il caso della magistratura, se le donne crescono a questo ritmo la parità si avrà nel 2601». Lo sostiene, grafici alla mano, la demografa Rossella Palomba, ricercatrice del Cnr, che ha provato a vedere quando le donne avranno i ruoli degli uomini. E il calcolo che ne viene fuori appare un miraggio.
«Ovviamente se le donne e gli uomini continuassero a crescere nei posti al vertice ai ritmi attuali la parità non verrebbe mai raggiunta poiché si manterrebbe sempre lo stesso divario», spiega Rossella Palomba che porterà queste ed altre cifre al festival di antropologia contemporanea “Dialoghi sull´uomo” che si terrà dal 27 al 29 maggio a Pistoia. «Quindi bisogna fare delle ipotesi. Nel mondo scientifico accademico, ipotizzando che vengano promosse solo le donne, si dovrebbero attendere 63 anni. Invece se diamo agli uomini la possibilità di accedere alle posizioni di vertice della scala gerarchica ma con l´inversione del tasso di crescita tra uomini e donne, data la disparità esistente, bisogna attendere l´anno 2183». Va peggio nella magistratura, «le donne sono entrate in magistratura solo nel 1963, in cinquant´anni solo poche hanno raggiunto i vertici direttivi, se crescono a questo ritmo la parità si raggiungerà nel 2601». Per le altre carriere le scadenze non sono dietro l´angolo: i professori ordinari nel 2063, i primari medici nel 2095, gli ingegneri professori ordinari nel 2094.
Certo la demografa è consapevole di fare un esperimento “in vitro”, un´ipotesi provocatoria, nella realtà le cose cambiano in continuazione ma i numeri estremizzano il divario, svelano l´inganno. «Dicono alle donne di aspettare, che è solo questione di tempo ma le proiezioni rivelano che non è così». E a volte le cifre sono più efficaci di tante analisi. «Anche il mondo obiettivo dei numeri presenta pregiudizi, le misure sono neutre e perciò inadeguate a rappresentare la realtà», spiega Rossella Palomba che al festival di Pistoia mostra le carriere nella Pubblica amministrazione, in magistratura, nella ricerca scientifica.
«La questione dell´uguaglianza implica molto fattori non solo oggettivi ma anche soggettivi. Però gli ostacoli esterni continuano a bloccare i percorsi delle donne. Basti pensare che il recente provvedimento voluto a livello europeo che prevede il 20% di donne nei Cda dal 2012 e 33% dal 2015 non è stato accolto con soddisfazione ma se ne sono messe subito in luce le difficoltà. Eppure è dimostrato che le società italiane quotate e non quotate, con almeno il 20% di donne nel top management hanno ottenuto nel triennio 2007-2009 una redditività superiore a quelle che hanno meno del 20% di presenza femminile». Quindi? «Le soluzioni sono politiche, non sono compito della statistica».
La Repubblica 21.05.11