Sine die: rinvio a data da destinarsi. L’immagine plastica dell’indietro tutta sul testamento biologico è quella dell’onorevole Cicchitto che si alza in Aula per rispondere all’appello bipartisan di Walter Veltroni. Un lungo giro di parole, un «non abbiamo mai voluto accelerare i tempi », e il «meno peggio è meglio del peggio» però «ora i tempi sono totalmente intrecciati con i ballottaggi» e allora meglio «spostare nel mese di giugno». A questo punto, persino a Fabrizio Cicchitto, professionista di lungo corso della politica, si inceppa la lingua. Chiede al presidente Fini di cambiare l’ordine del giorno, di mettere «il decreto». «No, non il decreto », «i trattati», no. Comesi dice? «La ratifica». La fibrillazione è iniziata martedì sera, si è aggravata quando il governo è andato sotto, ieri mattina, ma intanto il senatore Calabrò, padre del testo sulla «Dat» votato a palazzo Madama, si faceva vedere in Transatlantico per raccomandare: «Non cambiate troppo, altrimenti ci fermiamo di nuovo al senato». E quando Cicchitto, alle 16 e 30, finalmente dice «opportuno rinviare», l’imbarazzo è palpabile. «Sono impallati », «non sanno che pesci pigliare », «confusi, in tutt’altre faccende affaccendati», si sente commentare dall’opposizione. Walter Veltroni si alza per primo, nella ripresa d’Aula del pomeriggio. Fa un discorso alto, un «appello a tutte le parti, anche se ciò non collima con lo spirito del tempo». Riceverà per questo, i complimenti del relatore di maggioranza del ddl, Di Virgilio. «Alla politicizzazione estrema – dice l’ex segretario del Pd – non è sfuggita una materia delicata come l’omofobia, che dire allora di questa che investe l’incontro con la morte, su cui la mano pubblica deve intervenire con discrezione, rispetto, delicatezza? ». Veltroni cita la scrittrice Paola Nepi, paralizzata dalla distrofia muscolare progressiva: «Brutta legge, speriamo tutto questo finisca presto». E cita Giorgio La Pira nel dibattito alla Costituente, quando il cattolico fiorentino ritirò la proposta sull’articolo primo della Costituzione: «In nome di Dio e del popolo italiano», perché «le nostre contese sono troppo piccole da farsi nel nome di Dio». Ricorda che quel «senza vincolo di mandato» dettato dalla Costituzione «non era pensato per le trasmigrazioni da un gruppo parlamentare all’altro ma per questioni come queste che interpellano «il principio della vita e quello della libertà e che vanno sottratte al fuoco politico elettorale». È rinvio e Veltroni spera che, dopo il 29 maggio, in una situazione politica cambiata,«potremmo esserci liberati di una brutta legge». Livia Turco è basita dal comportamento della maggioranza, «avevano tirato fuori il Dat in campagna elettorale per dividere l’opposizione, ieri (martedì) nel comitato dei 9 non si capiva più niente». De Virgili ha accettato un emendamento di Barani (maggioranza) che restringe la Dat al divieto di accanimento terapeutico, «ma questo problema non esiste, i medici italiani rispettano il codice deontologico». Evidentemente la maionese è impazzita e le divisioni, ieri, erano palpabili nella maggioranza. La parlamentare Pd, martedì sera, aveva annunciato la richiesta di voto segreto, goccia che ha fatto traboccare il vaso del rinvio: comemilitarizzi il voto con i parlamentari in giro per ballottaggi? Eppure era cominciata proprio così, un mese fa, con una lettera di Berlusconi ai «suoi» perché non facessero mancare il loro voto a una legge importante. In piazza Montecitorio, intanto, i medici Cgil, il camice bianco con la scritta «Io non costringo, curo» hanno portato 11.000 firme di operatori sanitari più 10.000 di cittadini comuni. Con loro c’è il Tribunale del malato. «Ciò che questa legge rischia di distruggere – dice Massimo Cozza, Fp Cgil – è la relazione di fiducia medico paziente».
L’Unità 19.05.11