"Saper perdere", di Nadia Urbinati
Uno degli obiettivi messi a segno dalle democrazie costituzionali moderne è stato quello di consentire di perdere. Perdere è stato per secoli un problema maledettamente serio, anche perché si traduceva quasi sempre con la soppressione del perdente o il suo assoggettamento servile al volere del vincitore. Le città e gli Stati erano turbolenti proprio perché il potere non si adattava alla mortalità, non solo per l´ovvia ed eterna regola per cui chi ce l´aveva non lo voleva cedere, ma anche perché perderlo era decisamente molto pericoloso. Nelle repubbliche classiche, per esempio quella romana, le cariche circolavano tra una ristretta élite di senatori ed erano annuali così da consentire a tutti loro di coprirle prima o poi. La rotazione è stata una strategia molto lungimirante ma poté funzionare fino a quando la classe politica era molto ristretta per numero. L´inclusione di un più largo popolo nelle repubbliche umanistiche è stato un fattore tragico di conflitti violenti anche perché il “volgo” veniva usato dai potenti per distruggersi l´un l´altro fino a quando non si ergeva un signorotto …